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di Frank Cimini

L’Unità, 17 gennaio 2024

Ancora nessuna risposta sulle condizioni di detenzione della maestra milanese, attivista antifascista, reclusa in Ungheria da quasi un anno in attesa di processo. Gli avvocati chiedono i domiciliari in Italia. Il Guardasigilli: “Dopo il caso Baraldini non abbiamo una buona reputazione”. I giudici ungheresi prendono tempo e la decisione sull’estradizione a Budapest dell’anarchico Gabriele Merchesi da parte della corte di appello di Milano slitta quantomeno al 13 febbraio. A quella data è stata rinviata l’udienza di oggi.

I giudici di Budapest avrebbero dovuto rispondere entro l’11 gennaio scorso alle richieste di accertamenti provenienti da Milano sulle condizioni di detenzione nelle carceri ungheresi dove tra l’altro è detenuta in attesa del processo Ilaria Salis imputata al pari di Marchesi per gli incidenti e la presunta aggressione a militanti fascisti dell’11 febbraio scorso durante una manifestazione. I giudici magiari sostengono di essere stati bloccati nella loro attività dalle vacanze di Natale e di non aver potuto rispettare il termine indicato dai colleghi del capoluogo lombardo.

La corte di appello di Milano chiede di essere rassicurata sul rispetto dei diritti nelle prigioni ungheresi soprattutto dopo che è emerso il caso di Ilaria Salis la maestra milanese attivista antifascista che ha denunciato attraverso il padre e i suoi avvocati di stare dall’11 febbraio in una cella di alta sicurezza tra topi, cimici, cibo scarso e condizioni di grande degrado.

Al punto che il sostituto procuratore generale di Milano Cuneo Jacob Trafusser, lo stesso che aveva riaperto il caso della strage di Erba, si dichiarava contrario alla consegna all’Ungheria di Gabriele Marchesi. Sia Marchesi sia Salis sono accusati di aver partecipato all’aggressione di due fascisti durante l’Honor Day (celebrazione delle SS) provocando ferite guaribili in 5 e 8 giorni, che in Italia sarebbero perseguibili solo su querela di parte, i magistrati ungheresi invece l’hanno messa giù dura formulando una imputazione molto pesante a carico dei due italiani e di un ragazzo tedesco: lesioni pluriaggravate, associazione per delinquere. Il rischio sarebbe di una condanna a 16 anni di carcere. A Ilaria Salis era stato prospettato un patteggiamento a 11 anni di reclusione. Ilaria Salis in una nuova lettera diffusa attraverso i suoi legali Eugenio Losco e Mauro Straini fa sapere che dovrà affrontare il processo dal 29 gennaio in una “cella di transito grande come un armadio, i piedi legati con una cavigliera oltre a una manetta con un guinzaglio attaccato”.

Salis ha chiesto senza ancora ottenerla la traduzione in italiano di tutti gli atti di indagine. Il padre di Ilaria Salis si era rivolto al governo italiano. Il ministro Carlo Nordio se la cavava spiegando che l’Italia non ha una buona reputazione ricordando il caso di Silvia Baraldini consegnata dagli USA e poi scarcerata applicando l’indulto. Per Nordio non si può fare nulla prima del processo. Secondo gli avvocati difensori invece è possibile a causa del reciproco riconoscimento tra stati dell’Unione Europea ottenere la misura degli arresti domiciliari in Italia. È quello che chiede la famiglia della ragazza. Nel caso la corte di appello di Milano dovesse negare l’estradizione di Gabriele Marchesi a quel punto si aprirebbe quantomeno uno spiraglio anche per la sorte di Ilaria Salis che diventerebbe quello che dovrebbe già essere: un caso politico diplomatico.