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di Elena Stancanelli

La Stampa, 3 giugno 2023

Le donne hanno torto quanto gli uomini, sono cattive quanto gli uomini, violente, rabbiose, noiose tanto quanto gli uomini, ma non fanno paura. La paura è un’altra cosa. Sono cresciuta pensando che gli uomini avessero paura delle donne, perché questo loro dicevano.

Serviva a spiegare tutto: l’apatia, l’impotenza, il tradimento, le fughe. Gli uomini avevano paura e quindi lasciavano le mogli per fidanzarsi con adolescenti, o smettevano di rispondere al telefono, o si imbottivano di pillole blu per fare sesso. A me in particolare è stato detto decine e decine di volte: tu fai paura agli uomini.

Per quello che dico e per il modo in cui lo dico, per le scelte che ho fatto, persino per come sono fisicamente. Tu fai paura agli uomini, mi dicevano, e intendevano, immagino, un misto di indipendenza, libertà, disinvoltura, tutto quello che io potevo fare e mia madre non aveva potuto fare. Che era finalmente a disposizione e dunque io me lo prendevo. Cosa avrei dovuto fare? Mi arrabbiavo, certo, mi ribellavo a quell’idea demenziale ma una parte di me, che conservava il ricordo di certe donne rassegnate, ogni tanto, piano piano, cedeva e provava a fare “meno paura”. Ma non sapevo bene come e quindi mettevo in atto strategie demenziali e spesso non solo inefficaci ma ottime per produrre l’effetto contrario. Perché l’irrazionalità è un’altra delle questioni, in generale delle donne. Mi comportavo in un modo così bizzarro da convalidare il loro timore, facevo, insomma, ancora più paura.

Noi che siamo nate negli anni Sessanta siamo cresciute così. E un po’ ci faceva rabbia e un po’ ci faceva ridere. Ma adesso mi chiedo: ma gli uomini, lo sanno cosa significa davvero avere paura di qualcuno per il solo fatto che non appartiene al tuo stesso sesso? Chissà perché non me lo sono chiesto per tanti anni. Forse perché mi sembrava normale accelerare il passo tornando a casa da sola la sera, o tremare se in uno scompartimento di treno vuoto un maschio mi si sedeva accanto. Lo sanno i maschi cosa vuol dire quando giri l’angolo, la sera, e per un lungo tratto di strada sei solo tu con quel tizio che, forse, ti sta seguendo? Cosa vuol dire tastare in borsa lo spray al peperoncino perché senti dei passi alle tue spalle?

La sensazione di quando con incoscienza e allegria entri in un parco dopo il tramonto per una passeggiata, perché è bello passeggiare nei parchi dopo il tramonto, e dopo un po’ inizi a pensare che l’uscita è lontanissima e c’è un gruppo di maschi che forse si sta dirigendo verso di te? Lo sanno cosa vuol dire quando chiedi aiuto e a volte è pure peggio, e quell’uomo a cui ti sei rivolta, magari un poliziotto, inizia a fare cose strane? Noi donne lo sappiamo. Tutte. Fin da quando siamo bambine. E mi pesa molto dividere il mondo in due con tanta semplicità, ma a qualsiasi donna è successo milioni di volte di avere paura. Una paura vera. La paura di essere stuprata, picchiata, ammazzata. Da un tizio qualsiasi per strada, strafatto di cocaina o di rabbia, o peggio ancora da una persona conosciuta.

Le donne, e mi pesa tantissimo doverlo scrivere, hanno diritto di dire che hanno paura degli uomini. Gli uomini non hanno diritto di dire che hanno paura delle donne. Mai, in nessuna circostanza. Né quando vengono lasciati, né quando non riescono ad avere un’erezione, né quando le donne urlano loro in faccia. Le donne hanno torto quanto gli uomini, sono cattive quanto gli uomini, violente, rabbiose, noiose tanto quanto gli uomini, ma non fanno paura. La paura è un’altra cosa. La paura è quando pensi che se fai un gesto sbagliato sei morta. Tutto il resto è ansia, debolezza, lagna, scuse, ma soprattutto difficoltà a fare i conti col proprio tempo.