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di Massimo Basile

La Repubblica, 13 dicembre 2022

Per motivi burocratici, nello Stato americano ogni anno tra le 2mila e le 2.500 persone vengono tenute in cella oltre il termine stabilito, per un “tempo supplementare” in media di di 44 giorni. Un “soggiorno” extra ingiusto e anche costosissimo, soprattutto se le istituzioni venissero costrette ai risarcimenti.

Come chiamare il tempo passato ingiustamente in carcere anche se il giudice ha deciso la scarcerazione? In Louisiana non gli hanno dato un nome, ma ne hanno fatto un modello. E si può contare in giorni, settimane, mesi. Johnny Traweek era stato condannato a sette mesi per aver tirato una padellata in faccia a un tipo durante una lite. Il giudice aveva deciso la scarcerazione dalla prigione Orelans Parish entro la mezzanotte di quello stesso giorno. Traweek aveva salutato compagni, restituito le classiche magliette arancione, lenzuola, posate e tutto il resto. Poi aveva aspettato che aprissero la sua cella per l’ultima volta. A mezzanotte non era successo ancora niente. Il giorno dopo neanche. E così per la prima settimana, e poi la seconda. Lui se n’era rimasto sdraiato sul letto, a fissare il soffitto. Passarono diciannove giorni prima che Traweek potesse lasciare il carcere. Il dipartimento di Pubblica sicurezza della Louisiana si era preso tutto il tempo per processare la sua documentazione e mettere il bollo finale al documento di uscita. Quei diciannove giorni in più erano pesati più dei sette mesi precedenti. E sapete qual è la morale di questa storia? Che c’è sempre uno che ha una storia peggiore.

La storia di Brian Humphrey - Ci sono detenuti che hanno dovuto attendere quaranta giorni, altri novanta. Brian Humphrey era finito in carcere per aggressione. Dopo tre anni, il giudice ne aveva ordinato la scarcerazione immediata: era il 16 aprile 2019. Anche lui, come Traweek, si era preparato per uscire entro la mezzanotte. Ma il dipartimento, per ragioni mai chiarite, aveva atteso altri dieci giorni prima di analizzare il suo caso. Nel frattempo Humphrey era stato trasferito in un campo di lavoro fuori Shreveport, dove è rimasto fino al giorno del rilascio: il 13 maggio 2019. Erano passati ventisette giorni.

Lo strano caso della Louisiana - La Louisiana, come racconta il New York Times, ha uno strano rapporto con la popolazione carceraria: le prigioni scoppiano di detenuti, ma il dipartimento non è mai felice di fare un po’ di posto a nuovi arrivi. Ogni mese duecento persone vengono tenute in cella oltre il termine stabilito, cioè da 2mila a 2.500 ogni anno sui 12-16mila detenuti liberati ogni anno. La media del “tempo supplementare” è stato di 44 giorni nel 2019, secondo dati citati dal quotidiano newyorkese. Ma il board carcerario ha avvertito le famiglie dei detenuti che i tempi possono arrivare anche a novanta giorni. In molti Stati le procedure vengono smaltite nel giro di ore, non giorni o settimane come in Louisiana, ma non mancano casi simili.

I risarcimenti di New York - La città di New York di recente ha accettato di pagare un risarcimento complessivo di trecento milioni di dollari a migliaia di denuti rimasti ore o pochi giorni in cella, oltre il termine stabilito. Se la Louisiana accettasse di risarcire i suoi, dovrebbe pagare miliardi di dollari. Non lo farà, ma dal 2020 il dipartimento Giustizia ha avviato un’inchiesta per capire che cosa succede. Tra i casi analizzati figurano quelli di Traweek, Humphrey e molti altri. E pensare che alla Louisiana questo “soggiorno extra” costa quasi tre milioni di dollari l’anno, soldi dei contribuenti che potrebbero essere investiti meglio. Ma è come se la condanna del giudice non venisse ritenuta sufficiente. Quando a un detenuto dicono che il giudice ha deciso che oggi esci, non sai mai se sarà davvero così, o qualcuno si sta divertendo alle tue spalle.