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varesenews.it, 7 luglio 2023

Sempre, abbiamo bisogno di qualcosa. Ma un conto è arrivare, magari con sacrifici, a soddisfare una necessità. Un conto è non riuscire a guardarsi dentro, a non sapere come fare anche semplicemente a parlarne, di quel bisogno. E uno dei luoghi dove questo è più difficile, è senza dubbio il carcere che coi suoi tempi, e i luoghi che stravolgono la vita di chi è costretto a starci, rischia di allontanare le persone anche da sé stesse. Dunque, in soccorso di questa condizione, molto possono fare i metodi educativi interpretati e impiegati come scienza empirica. Un po’ quello che è successo in questi mesi al carcere di Varese dei Miogni dove è stato attivato un progetto che si chiama non a caso “Espressione per immagini” che nasce dalla collaborazione tra la Casa circondariale di Varese e l’Università dell’Insubria attraverso l’attività intensiva di tirocinio di 200 ore della studentessa tirocinante Irene Mainardi del terzo anno del corso di laurea in Educazione Professionale.

Durante il tirocinio, infatti, possono essere realizzati progetti educativi che permettono alla tirocinante di mettere in pratica la teoria studiata durante sui libri. Il progetto è stato condiviso dal Capo area educativa dell’istituto di pena Domenico Grieco che attraverso il suo intervento ha individuato i detenuti con la quale realizzare il progetto e ha partecipato a tutti gli incontri realizzati per supervisionare il lavoro svolto dalla tirocinante e verificare l’andamento del progetto.

Progetto che nasce da un’attenta osservazione della tirocinante, la quale ha individuato il bisogno dei detenuti di esprimersi e di tirare fuori le proprie emozioni, in un contesto nella quale queste sembrano nascoste e faticano ad emergere. Per raggiungere lo scopo desiderato viene impiegata una particolare tecnica che prende il nome di “Metodo Caviardage”. Si tratta di “un metodo di scrittura poetica ideato da Tina Festa, che aiuta a tirar fuori la poesia nascosta dentro di te attraverso un processo creativo che parte da una pagina già scritta.” Per il progetto sono stati identificati 14 detenuti suddividendoli in due gruppi da 7.

Per ogni gruppo sono stati effettuati due incontri. Il primo incontro è servito per la spiegazione dell’attività tramite un PowerPoint realizzato appositamente dalla tirocinante, ma anche per iniziare il lavoro creativo. Il secondo incontro è servito per ultimare il lavoro iniziato nell’incontro precedente e per dare una restituzione finale al gruppo, allenando la capacità di parlare di se stessi e di esternare il proprio stato d’animo. Al termine di questi due incontri, è stato organizzato con 3 detenuti un momento in cucina per la realizzazione di alcuni dolci da poter consumare insieme il giorno successivo, in un incontro conclusivo finale che vede coinvolti tutti e due i gruppi partecipanti al progetto. Il progetto “Espressione per immagini” è stato realizzato nella seconda metà del mese di giugno 2023.

“L’iniziativa proposta dalla tirocinante”, dichiara la direttrice Carla Santandrea, “è stata accolta con favore in quanto innovativa e mirata a far esprimere i vissuti e le emozioni spesso non manifestate dai detenuti. I detenuti hanno partecipato con emozione e coinvolgimento, comprendendo la finalità del progetto”. Il carcere dei Miogni ha attivato da tempo anche altri progetti che aiutano il detenuto a sopportare il periodo di carcerazione e di restrizione della libertà, come avviene per il progetto legato alla “partita di calcetto” in carcere dove i detenuti possono riabbracciare i figli attraverso momenti di gioco.