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di Dacia Maraini

Corriere della Sera, 19 dicembre 2023

La vendetta dell’individuo singolo oggi viene considerato un reato. La vendetta condotta da un esercito in nome di una nazione invece viene accettata come prassi politica. Dobbiamo pensare che la differenza fra giustizia e vendetta stia solo nella inconfutabilità di una autorità riconosciuta? Ho usato la parola vendetta in un dialogo pubblico a proposito della reazione di Israele all’orribile massacro di Hamas e sono stata subito redarguita dicendo che Israele non si vendica ma fa giustizia. Non ho avuto il tempo per rispondere, ma penso che sia interessante approfondire. Cosa è che distingue la vendetta dalla giustizia?

Non c’è dubbio che la vendetta risponda a un istinto arcaico e naturale. Si prova un piacere quasi sensuale a vendicarsi. A un torto si risponde con un altro torto. Ma possiamo chiamarlo un compimento di giustizia, anche se risponde grossolanamente a un bisogno di equità? Riflettendo si capisce che la vendetta si basa su una presa di potere, mentre la giustizia si basa su un principio etico, su regole condivise e riconosciute dalla comunità. Nel caso poi in cui la vendetta venga legittimata dalla volontà di un Dio, oppure di un capo politico in nome del “sacro popolo”, i principi della giustizia vengono sospesi in nome della difesa del paese. La vendetta, fra l’altro ha bisogno di teatralità e la morte degli innocenti incendia l’immaginazione. Uccidere cittadini inermi, anche quando in mezzo a loro si nascondono i responsabili del delitto, suscita terrore, insicurezza e senso di impotenza.

La vendetta dell’individuo singolo oggi viene considerato un reato. La vendetta condotta da un esercito in nome di una nazione invece viene accettata come prassi politica. Dobbiamo pensare che la differenza fra giustizia e vendetta stia solo nella inconfutabilità di una autorità riconosciuta? La vendetta, come ho detto, risponde a un istinto profondo che abbiamo in comune con gli animali. Il più forte colpisce il più debole per un torto subito, ma indiscriminatamente, senza tenere conto delle conseguenze che colpiscono gli innocenti. La vendetta in effetti risulta veloce, drastica e appagante, mentre la giustizia ha i tempi lunghi e spesso delude, ma è importante che chi viene offeso non usi le stesse armi dell’offensore, e sia esempio di una fedeltà alle pratiche della giustizia, anche quando si presentano lunghe e spinose. So che la politica è complessa e tortuosa, ma so pure che un grande paese democratico come Israele potrebbe benissimo trovare il modo giusto per perseguitare e punire i massacratori senza coinvolgere cittadini innocenti.