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di Laura Tedesco

Corriere del Veneto, 27 gennaio 2024

Solo nel carcere di Montorio ce ne sono stati 4 negli ultimi tre mesi. A inizio gennaio un detenuto si è ucciso a Vicenza e un altro a Padova. La piaga dei suicidi in carcere continua a essere pesante: nell’anno che va dall’1 luglio 2022 al 30 giugno 2023 in Veneto ci sono stati 6 suicidi (rispetto ai 4 dell’anno precedente), 99 tentati suicidi (rispetto a 95) e 787 atti di autolesionismo (erano stati 768). E ieri il presidente della Corte d’appello Carlo Citterio e il procuratore generale Federico Prato hanno lanciato l’allarme. “Il sovraffollamento è preoccupante - ha sottolineato Prato - A fronte di una capienza di 1947 posti, erano presenti 2481 detenuti, di cui 1250 stranieri e 131 donne”. Ovvio che in una situazione del genere, il malessere sia molto diffuso. “E colpisce non tanto i veri delinquenti, che il carcere lo sopportano meglio, ma le persone più fragili - prosegue - un’alta percentuale di detenuti ha disagi psichici e le strutture non bastano”. In Veneto c’è una Rems sola, a Nogara, che ha aumentato i posti da 30 a 40.

“Non sono sufficienti, ma la nostra situazione è migliore di altre regioni - afferma Citterio - Però la questione va affrontata non a parole, ma operando fattivamente”. Il presidente della Corte fa un discorso molto deciso nei confronti dell’intero sistema. “Va fatta una riflessione seria, che parta dall’assunto che si tratta di persone che hanno sicuramente commesso dei reati, ma che sono in custodia dello Stato, perché è stato quest’ultimo che l’ha deciso”, osserva.

Purtroppo però lo stesso Stato non ha le risorse (o non le mette) per creare quel sistema di assistenza di tipo psichiatrico o psicologico, gli educatori, che potrebbero cambiare la situazione. “Piuttosto che ipotizzare nuovi reati per condotte tenute negli istituti - aggiunge Citterio, facendo riferimento alla nuova fattispecie di “rivolta in carcere” - che pur certamente sono da reprimere, sarebbe utile anche operare sulla presenza di professionalità adeguate”. L’altro punto è quello delle misure alternative alla detenzione in cella: “Vanno valorizzate, tutto si tiene - conclude - se non ho risorse, un lavoro, e sono fragile, non potrò mai avere gli arresti domiciliari”.