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di Luigi Manconi

La Repubblica, 14 giugno 2023

Pochi giorni fa sul Gazzettino è stata pubblicata la notizia di una donna, Silvia Padoan, che ha sporto denuncia contro il carcere di Venezia: il compagno Bassem, tunisino, lì detenuto, si era appena tolto la vita. Silvia conosceva le intenzioni di Bassem e aveva provato in tutti i modi di avvertire il carcere. Chiedendo alla Direzione di prestare particolare attenzione e di monitorarlo “più del necessario”. Bassem, infatti, aveva appena ricevuto la notizia di una nuova ordinanza di misura cautelare, e le aveva comunicato di volersi togliere la vita.

Dal Gazzettino leggiamo la testimonianza della cognata, Elisa Poletto, che così racconta quei momenti drammatici: “Silvia ha chiamato alle 14.41 direttamente la matricola per segnalare, ancora una volta, quello che aveva minacciato suo marito. Le hanno risposto che andava tutto bene e di non preoccuparsi, di stare tranquilla. Bassem, nel frattempo, era morto. Silvia è stata chiamata per la notizia del decesso del marito alle 15.40”. Dal carcere affermano che si è fatto tutto il possibile, che nulla faceva presagire un gesto simile e che è stato “un colpo di testa”. Ora sarà la Procura a indagare su eventuali responsabilità, nel frattempo la salma di Bassem sarà riportata in Tunisia, dalla madre.

Nei giorni in cui si consumava l’ennesimo suicidio nelle carceri italiane, il Consiglio d’Europa metteva in guardia l’Italia: “I suicidi in carcere nel 2022 hanno raggiunto un livello senza precedenti e le autorità italiane devono migliorare le misure preposte a prevenire i suicidi in carcere e proseguire gli sforzi per assicurare una capacità sufficiente delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza”. Un ulteriore monito che rimarrà senza ascolto?