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di Andreina Corso

Ristretti Orizzonti, 17 marzo 2023

Quando si alza una voce nel buio, si rischiara una zona del nostro sentire inesplorato e stupiti riconosciamo che il sentimento, la Poesia abitano dovunque, anche dentro un carcere. Ad alimentarlo, L’Associazione Il Granello di Senape, l’Associazione di Volontariato Penitenziario, che nell’ambito delle numerose attività svolte nella biblioteca del carcere maschile cittadino di Santa Maria Maggiore. comunica che N.N. una persona ristretta, ha vinto con “Muri invalicabili” il Terzo Premio di Poesia, organizzato dalla Associazione Icaro Volontariato Giustizia di Udine.

Solitudine

Eppure anche solo, tale non sono / c’è quel libro aperto che si fa raccontare/ e buona musica che avvolge e ricorda.

Non sono solo in compagnia delle nuvole, / le osservo nel cielo osservare un confine, / quaggiù percezione, lassù, infinito, / svaniscono negli occhi, accecate dal sole.

Non c’è solitudine, / ascolto il gabbiano / sorvola la mia cella di buon mattino, / volteggia stridendo, mi sussurra una storia, / caccia abbondante, / libertà infinita.

Non c’è solitudine, / ascolto il gabbiano / sorvola la mia cella di buon mattino / volteggia stridendo, / mi sussurra una storia, / caccia abbondante, / libertà infinita.

Non c’è solitudine se lascio correre i miei sogni / si librano alti oltre il filo spinato, / il tempo, lo spazio annullati e reversi / sul foglio bianco che freme d’inchiostro.

Non c’è solitudine se oltre quel muro /dispiego le ali e inizio a volare.

Ad Aprile le sue poesie saranno lette all’inaugurazione di un evento della Biblioteca Civica di Udine. Grande, la soddisfazione del premiato, delle volontarie e dei volontari del Granello di Senape, che ogni giorno e da tanti anni operano affinché le persone ristrette possano esprimersi e far sentire la loro voce nelle numerose attività e forme. A dire e a dirci che ogni essere umano, ha sempre qualcosa da dire e da dare e niente, neppure le sbarre o le celle possono cancellare questa umana tensione.

Muri invalicabili

Si stagliano immensi, orgogliosi, impotenti / ad eroica difesa di una misera libertà / confinata e protetta dal filo spinato.

Quanti muri innalziamo giorno su giorno? / Quanti muri incrociamo sul nostro cammino? / Muri innalzati a difender la razza. / Muri innalzati a distinguere i sessi. /Muri innalzati a distinguere un credo. / Muri innalzati a salvar la bandiera. / Muri innalzati perché c’è un perché.

Con voci potenti tuoniamo dai muri / arroccati a difendere una fangosa trincea / e mille motivi si spargono intorno, faville nel vuoto. / L’incide è il dito cresciuto di più / che può giudicare, indicare, vagliare, / accovacciati al riparo del nostro lucido muro / cogliamo il riflesso dell’errore dell’altro.

Ed un coro vibrante si innalza dai muri / e grida si indigna, si strappa le vesti, / neppure si accorge che su tutti noi giusti / piove a dirotto l’universo in frantumi.

A pensarci, ogni terra si può seminare se a curarla è un contadino attento alla pioggia a ‘dirotto dall’universo in frantumi’.