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di Maria Ducoli

La Nuova Venezia, 23 settembre 2023

Incominciati i colloqui con i giovani da inserire nelle strutture alberghiere dell’Ava. Il vicepresidente Minotto: “Una buona opportunità per ricollocarsi nella società”. Inizieranno a lavorare la prossima settimana, negli alberghi del centro storico, i primi ragazzi in carico ai servizi sociali che hanno deciso di aderire al progetto di inserimento lavorativo delle case circondariali e dell’Associazione Veneziana degli Albergatori.

“Un investimento importante”, commenta Daniele Minotto, vice direttore di Ava, “perché permette loro di responsabilizzarsi e soprattutto di estinguere quello che può essere stato un errore fatto da giovanissimi”. Minotto sottolinea come il percorso di formazione e inserimento permetterà di evitare la fase processuale, così facendo “potranno quindi entrare nel mondo del lavoro puliti, senza macchie”.

Il progetto coinvolgerà anche i detenuti e le detenute delle carceri veneziani e quelli del carcere minorile di Trieste. Sono in corso in questi giorni i colloqui e le valutazioni da parte delle direzioni con gli aspiranti dipendenti delle strutture ricettive.

I detenuti che potranno essere ammessi a un beneficio di legge - la Smuraglia, che dà la possibilità alle imprese di fruire di sgravi fiscali assumendo persone in condizione di restrizione di libertà - avranno così l’opportunità di trascorre una parte della giornata all’esterno per svolgere un’attività lavorativa altamente professionalizzante, nell’ottica di avviarsi verso una professione nel momento in cui torneranno liberi. “Non sappiamo ancora quanti saranno”, continua Minotto, “dipenderà da una parte dalle adesioni, ma anche dall’esigenza degli alberghi”, spiega, sottolineando come non si tratti di un percorso costruito attorno alla persona ma di un inserimento lavorativo a tutti gli effetti.

Si tratta, però, di due facce della stessa medaglia perché, in base alle adesioni dei detenuti, Ava deciderà quanti alberghi coinvolgere. Per arrivare allo scopo ultimo, però, sarà necessario passare per un periodo di formazione ad hoc che, secondo le stime di Ava, di tre settimane. “Verranno fatti dei corsi di cucina e sala, ma anche legati alle mansioni da svolgere ai piani, nel caso delle cameriere”. Se in carcere una porta blindata costituisce la linea di confine tra dentro e fuori, mondi diversi e spesso in contrapposizione, il lavoro può diventare un ponte per i detenuti. E i progetti di inserimento lavorativo sono tanti anche all’interno delle case circondariali.

Per questo, è stato presentato ieri nel carcere della Giudecca, con la presenza del senatore Andrea Ostellari, sottosegretario alla giustizia, il podcast “Liberi di lavorare”, del Tgr Veneto della Rai - a cura di Federica Riva e Paolo Colombatti, con la collaborazione tecnica di Andrea Diprizio - che permette di intraprendere un viaggio nelle carceri di Venezia, Verona, Vicenza e Belluno, per capire come funziona il lavoro dei detenuti e quali siano i progetti imprenditoriali nati “dentro”. Per ascoltare la voce di chi ha scontato la propria pena e, grazie al lavoro, ha trovato un posto all’interno della società, lasciando i margini.