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di Maria Ducoli

La Nuova Venezia, 14 giugno 2023

Le aziende che assumeranno avranno sgravi fiscali. Gli albergatori: “Avvieremo percorsi di formazione”. Le porte degli hotel veneziani si aprono ai detenuti e alle detenute, per favorire il reinserimento nella società. Si tratta di un progetto che vede la collaborazione tra l’Associazione Veneziana degli Albergatori e il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto. Progetto che strizza l’occhio all’aspetto sociale, ma permette anche di arginare le difficoltà degli albergatori, sempre più sguarniti di personale.

Un percorso per i detenuti - Negli anni, si è cercato sempre più spesso di favorire percorsi di reinserimento lavorativo con le realtà del territorio, per permettere alle persone, una volta scontata la pena, di poter dare il proprio contributo alla collettività. E, in questo senso, il lavoro è un elemento fondante perché, come dice la nostra Costituzione, l’Italia si fonda sul lavoro, che dà dignità, permette di vivere e, se è quello giusto per la persona, anche di sentirsi utili al prossimo, gratificati. Ora, i detenuti che potranno essere ammessi ad un beneficio di legge che dà la possibilità alle imprese di fruire di sgravi fiscali assumendo persone in condizione di restrizione di libertà, avranno l’opportunità di trascorre una parte della giornata all’esterno per svolgere un’attività lavorativa altamente professionalizzante.

“L’Ava avvierà percorsi di formazione in carcere per poi inserire alcune persone detenute a lavorare negli alberghi”, spiega il vicedirettore di Ava Daniele Minotto. Non si tratta quindi di momenti fini a se stessi ma di una progettualità che vede al centro la persona, per permetterle di avere una prospettiva sul domani, quello che spesso manca a chi si trova dietro alle sbarre. Il carcere in sé, la privazione della libertà, non ha mai reso nessuno migliore ma sono state le strade alternative, i percorsi e i progetti che hanno consentito ai detenuti di riprendere in mano la propria vita. Minotto spiega come, infatti, l’obiettivo sia proprio quello di “agevolare il reinserimento dei detenuti nella società e nel mondo del lavoro, in un percorso che si spera di poter portare avanti anche al termine del periodo di detenzione”.

La scelta dei candidati - Saranno le direzioni delle case circondariali a individuare le persone più idonee ad affacciarsi al mondo alberghiero, in modo da garantire loro e all’albergo, una collaborazione più duratura possibile. Ma l’intento è quello di coinvolgere anche chi non potrà uscire dalla struttura. “Con un secondo protocollo di intesa con l’amministrazione penitenziaria regionale, stiamo sviluppando inoltre un progetto che valorizza il lavoro in carcere ed è destinato ai detenuti che non hanno il permesso di uscita” spiega il vice direttore di Ava, alludendo all’attività della Cooperativa Il Cerchio che gestisce la lavanderia interna al carcere della Giudecca.

“Vogliamo lavorare proprio per offrire a queste persone nuove opportunità: la formazione ottenuta in carcere può davvero agevolare un futuro inserimento in un settore che a Venezia garantisce una costante possibilità occupazionale, in un incrocio di domanda e offerta con gli alberghi e le altre strutture associate”.