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di Sara D’Ascenzo

Corriere del Veneto, 12 marzo 2024

“Con i miei occhi”: la Santa Sede al carcere della Giudecca. “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Eccolo il cuore pulsante, il nervo innestato nella sessantesima Biennale d’Arte di Venezia. Parte dal Vangelo Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede per raccontare perché il Padiglione della Santa Sede alla prossima Biennale d’Arte (dal 20 aprile al 24 novembre) dall’evocativo titolo “Con i miei occhi”, abbia trovato il luogo ideale nella Casa di reclusione femminile della Giudecca, a Venezia. Ieri la presentazione in Vaticano, insieme al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, Giovanni Russo, e ai due curatori del Padiglione, Chiara Parisi e Bruno Racine.

Tutto, in questo progetto, che lo stesso Papa Francesco, il 28 aprile, andrà a Venezia a vedere “con i suoi occhi”, parla di umanizzazione e di ascolto, di dialogo e comprensione, di portoni che si aprono e di confini che vengono attraversati. “Guardare la realtà come punto di partenza per ridisegnarla, questo ha sottolineato Papa Francesco agli artisti quando li ha ricevuti lo scorso giugno - ha raccontato il Cardinale Mendonça -.

“Voi artisti - ha detto il Santo Padre - avete la capacità di sognare nuove versioni del mondo, la capacità di introdurre novità nella storia”. E così gli artisti sono entrati negli scorsi mesi ed ancora entreranno nell’ex Convento delle Convertite, insieme al pubblico che, prenotando la visita sul sito del Padiglione, potrà visitare la mostra scortato dalle detenute che di volta in volta faranno da guida nel percorso tra le opere di Maurizio Cattelan, che creerà un grande affresco sulla facciata esterna della Cappella del Carcere, Bintou Dembélé, che farà danzare le detenute su una coreografia energica nel nome della libertà negata, Simone Fattal, che creando placche di lava a partire dai versi delle detenute, il collettivo di artisti Claire Fontaine, che propongono alle detenute un percorso nel metodo di movimento Feldenkrais al motto di “Siamo con voi nella notte”, Sonia Gomes, che propone un’installazione composta da sculture sospese, dal titolo Sinfonia, che crea un gioco di equilibri tra i balconcini teatrali e i confessionali della Cappella i n te r n a al Carcere, Corita Kent, l’unica artista non vivente, la suora della Pop Art attivista per i diritti umani, le cui opere saranno installate nella Caffetteria della Casa di reclusione, Marco Perego e la star di Hollywood Zoe Saldana, che hanno girato in carcere un corto di dodici minuti con le detenute come attrici, Claire Tabouret che a partire da preziose fotografie che le detenute le hanno temporaneamente affidato sta creando tele che le ritraggono bambine. A seconda dei progetti le detenute saranno protagoniste o collaboratrici, metteranno in gioco il loro corpo o la loro perizia manuale, per avvicinare due mondi. Per entrare e godere del percorso bisognerà lasciare indietro qualcosa di sé, consegnando il documento d’identità e depositando il telefono cellulare, a marcare la differenza tra l’esperienza di un qualsiasi altro Padiglione e questo.

Perché, come ha spiegato Russo: Russo: “Il carcere è il luogo dove l’attesa è condizione permanente. Scopo amministrazione penitenziaria moderna è trasformare l’attesa in speranza di tornare a una vita diversa da quella che ha portato le detenute in carcere”.

“La nostra è una proposta artistica ma anche relazionale - ha spiegato Racine. Gli artisti sono uniti dalla consapevolezza del contesto e della volontà di partecipare a un’esperienza artistica e umana unica”. “La mostra rappresenta un incontro - ha spiegato Parisi - non è uno che perdona l’altro, sono mondi che si avvicinano e cercano di fare qualcosa insieme in una relazione di grande fiducia”. “Accompagnare la realizzazione del Padiglione con le sue due anime- ha detto Paolo Maria Vittorio Grandi, Chief Governance Officer di Intesa Sanpaolo, main partner del Padiglione - significa per noi contribuire con piena coerenza alla diffusione del bene e del bello, entrambi alla base del nostro impegno”.