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di Antonella Gasparini

Corriere del Veneto, 22 giugno 2023

Il suicidio del tunisino Bassem Degachi, detenuto per spaccio: l’ordine d’arresto è stato revocato dopo il decesso. Lo scorso 6 giugno si è impiccato dopo che in carcere, dove era già detenuto ma in regime di semilibertà e con la prospettiva di un affidamento ai servizi sociali dopo l’estate, gli avevano notificato una nuova ordinanza di arresto per un traffico di droga a Mestre tra il 2018 e il 2019. Ieri quella stessa ordinanza è stata annullata dal tribunale del riesame di Venezia.

Il perché si saprà solo quando i giudici depositeranno le motivazioni, ma il cuore della discussione di ieri mattina dell’avvocato Marco Borella, che rappresentava non solo lui ma anche altri indagati, ha riguardato proprio l’attualità delle esigenze cautelari, che dopo 4 anni per la difesa non c’erano.

L’uomo sarebbe tornato in carcere nonostante le prospettive di affidamento ai servizi sociali tra qualche mese. Bassem quella mattina ha chiamato più volte la moglie preannunciandole il gesto e scusandosi. Poi ha fatto una corda e si è impiccato. Il suo corpo già è stato tumulato con rito islamico nel suo Paese. “La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato - ribadisce Giovanni Vona, segretario del sindacato Sappe del Triveneto - Da più di un mese siamo in stato di agitazione a Santa Maria Maggiore. Carenza di personale, turni massacranti, nessun incentivo per la sede disagiata. In meno di tre settimane due suicidi, una tentata evasione e aggressioni continue. Fatti gravi che parlano da soli”.

E ieri è arrivata un’altra tragedia a Venezia. A impiccarsi nel bagno della cella è stato Alexandru Ianosi, il 36enne rumeno che il 23 settembre scorso aveva ucciso con 85 coltellate la compagna 45enne Lilia Patranjel, moldava, nella loro casa di Spinea. Una decina di giorni fa aveva chiamato i suoi legali, Francesco Neri Nardi e Chiara Di Leo: “Sto male, ho paura di fare una cazzata”, aveva detto.