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di Nadia Ferrigo

La Stampa, 28 febbraio 2024

La senatrice Ilaria Cucchi: “Nordio intervenga”. Un detenuto 23enne è stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Verona dopo il pestaggio. Pestato in cella da tre agenti della polizia penitenziaria, che gli avrebbero rotto alcune costole e lesionato la milza, tanto che i medici che poi l’hanno preso in cura, a Verona, sono stati costretti a sottoporlo ad un intervento chirurgico d’urgenza. È la vicenda, ancora al vaglio della magistratura, di cui sarebbe stato vittima un detenuto 23enne, nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia.

L’avvocata del giovane, Anna Osti, ha presentato una denuncia per lesioni nei confronti delle tre guardie, ed un esposto è arrivato anche sul tavolo del garante regionale dei detenuti. La Procura di Venezia, che aprirà a breve un fascicolo, dovrà verificare le accuse del ragazzo: la ricostruzione del pestaggio, conferma la legale, si basa solo sulla sua testimonianza. Ma un fatto sembra comunque strano: dopo essere stato picchiato, verso le 13 del 19 febbraio scorso, e lasciato una notte in preda ai dolori senza cure né medicinali, il 23enne è stato trasferito il mattino dopo da Venezia al carcere veronese di Montorio. E qui, in infermeria, si sono subito resi conto che il recluso era in gravi condizioni, presentava molti lividi al volto e un quadro compatibile con una emorragia interna.

Ma c’è da chiarire un elemento importante: ogni volta che un detenuto viene trasferito in un altro istituto, per disposizione del Dap, serve il nulla osta della struttura carceraria di partenza; se poi è per motivi sanitari, l’idoneità dev’essere certificata dal personale medico. Ma Robert, nonostante l’emorragia interna diagnosticata poco a Verona, non è stato trasferito con un’ambulanza a Montorio. La presunta “spedizione punitiva” sarebbe scattata dopo che il giovane aveva inscenato una protesta perché - sostiene - non gli era stato permesso di fare una telefonata alla madre. Così aveva preso alcuni fogli di giornale e gli aveva dato fuoco, nella sua cella.

“Dopo un po’, è il racconto che il ragazzo mi ha fatto - dice l’avvocata Osti - due agenti della penitenziaria sono andati a prenderlo, e l’hanno portato verso una stanza dove, dicevano, avrebbe potuto telefonare: ma lui sapeva che in quella stanza non c’erano telefoni, ha capito che stava finendo in una trappola, ed ha reagito, colpendo una agente. Nella stanzetta c’era una terza guardia, e in tre lo hanno preso per i capelli, colpito, e colpito ancora”.

Al di là dell’esatta ricostruzione dell’episodio, resta il referto medico stilato in ospedale a Verona: al giovane sarebbero state riscontrate alcune costole rotte, lesioni ad un orecchio, e tumefazione all’occhio destro, una lesione alla milza che ha provocato l’emorragia.

“Mio figlio non è un santo - ha raccontato la madre, Anna - Ha sbagliato e sta scontando la sua pena. Però quello che gli è accaduto non deve succedere più a nessuno. In qualche altra occasione qualcuno lo aveva picchiato, ma erano stati episodi meno gravi. Dopo essere stato picchiato è stato lasciato così, senza il permesso per le cure né per avvertire la mamma o l’avvocato. Quando hanno visto che era in condizioni abbastanza gravi lo hanno trasferito”.

L’intervento di Ilaria Cucchi che chiama in causa Nordio - “Lesioni da botte alla testa, al volto, sul corpo, con la milza spappolata così è arrivato un detenuto dal carcere di Venezia a quello di Verona. E dopo una settimana in terapia intensiva, al suo risveglio ha denunciato il pestaggio da parte degli agenti del penitenziario Santa Maria Maggiore di Venezia. Una cosa gravissima, al limite della tortura. Le carceri dovrebbero essere luoghi rieducativi, non certo un luogo dove usare tortura. Ma purtroppo non è così. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l’ennesima dimostrazione dell’importanza di aver approvato una legge, nel 2017, che punisse la tortura e, che ora non deve essere toccata”, ha dichiarato la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi.

“Antigone - riprende la parlamentare Avs - ha fotografato una realtà inquietante: 13 i procedimenti e i processi per presunte violenze e torture avvenute negli istituti di pena di Ivrea, Modena, Viterbo, Monza, Torino, San Gimignano, Santa Maria Capua a Vetere, Palermo, Nuoro, Bari e Salerno. Un giro d’Italia di violenze e torture non degno di un Paese civile. La famiglia del giovane ora chiede giustizia e verità e mi auguro che la procura chiarisca come sia potuto accadere un fatto simile al Santa Maria Maggiore, e individui i responsabili. Il ministro della Giustizia Nordio faccia chiarezza e intervenga immediatamente”.