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di Vera Mantengoli

La Repubblica, 7 ottobre 2023

Ritrovato dai familiari con naso e zigomi rotti ed edema cerebrale. I medici legali scrivono di “lesioni traumatiche all’encefalo del paziente ricoverato”. Sarebbe morto per gravi lesioni cerebrali Bruno Modenese, l’ex pescatore di Pellestrina di 45 anni, entrato di sua spontanea volontà per un ricovero in Psichiatria lo scorso sabato 16 settembre senza più uscirne. Dopo pochi giorni, ai familiari è stato comunicato il decesso martedì 19 settembre per arresto cerebrale, ma nessuno del personale sanitario ha spiegato perché avesse naso e zigomi rotti e un edema cerebrale.

L’autopsia - I primi risultati dell’autopsia, eseguita all’obitorio dell’ospedale dell’Angelo giovedì 5 dalla medica legale Barbara Bonvicini e dal chirurgo maxillo-facciale Guido Bissolotti, confermano la presenza di “lesioni pluridistrettuali e, in particolare, lesioni traumatiche sull’arco zigomatico e della piramide nasale, nonché di lesioni traumatiche all’encefalo del paziente ricoverato” come fanno sapere i legali della famiglia, gli avvocati Augusto Palese, Renato Alberini e Gian Luca De Biasi. A breve dovrebbe arrivare venerdì mattina è arrivato il nulla osta che permetterà ai familiari di organizzare il funerale per l’ultimo saluto a un uomo che è stato ricordato pochi giorni fa in una fiaccolata nell’isola partecipata da quasi un migliaio di persone. La cerimonia è prevista per mercoledì 11 ottobre.

I tre indagati: due infermieri e un medico - Per adesso nessuno si sbilancia, ma l’ipotesi che sia stato picchiato, come sostiene la famiglia, potrebbe confermarsi vera. A oggi sono indagati due infermieri e un medico del reparto di Psichiatra. Per capire le cause della morte bisognerà però aspettare i risultati di tutti gli esami che via via verranno depositati entro 90 giorni dagli esperti incaricati dalla Procura e dalla pm Daniela Moroni. Tecnicamente sembra che il decesso sia stato causato da gravi lesioni cerebrali, ma le domande che rimangono senza una risposta sono ancora tantissime. È stato picchiato? E da chi? E se così fosse, si sarebbe potuto salvare? Quante medicine aveva in corpo quando è entrato e quando è deceduto? Chi c’era in quei giorni nel reparto? Perché nessuno ha parlato?

“Quello scatto violento” - Da quanto riportato da uno dei due infermieri indagati, Modenese, una volta ricoverato, si è opposto con uno scatto violento ai medici che volevano fargli una puntura perché non sopportava gli aghi. A quel punto l’infermiere racconta di essersi mezzo in mezzo tra lui e il medico, ma senza l’uso di violenza. In seguito, il paziente si sarebbe calmato e tutto sarebbe proceduto in maniera normale. Come spiegare allora l’improvviso trasferimento in Rianimazione, avvenuto il giorno dopo? Tanti quesiti che non fanno dormire la famiglia dall’angoscia. Dal suo ingresso in Psichiatria, avvenuto perché era in stato confusionale, i familiari non lo hanno più rivisto fino a lunedì sera. “Quando l’ho visto ridotto in quel modo mi hanno detto che poteva essere caduto in bagno, ma abbiamo testimoni che è entrato sano e senza un graffio”, ribadisce il fratello. In ogni caso il regolamento non prevede che certi utenti vengano lasciati soli, in particolare subito dopo un ricovero.

I medici e i consulenti - L’autopsia è iniziata giovedì mattina alle 11 e si è conclusa molte ore dopo. Erano presenti i dottori Gianni Barbuti ed Antonello Cirnelli, consulenti medico legali incaricati dai familiari della vittima, e i consulenti medico legali degli indagati: i dottori Nico Zaramella e Andrea Porzionato per i due infermieri e il dottore Alberto Raimondo per il medico del reparto di Psichiatria. In questa fase la Procura ha proceduto inoltre a repertare l’encefalo e frammenti di tessuti organici e gastrici in modo che si possano in seguito eseguire ai necessari approfondimenti istologici e tossicologici che saranno sempre effettuati alla presenza di tutti i consulenti delle varie parti, come prevede il principio del contraddittorio, imposto in ambito di accertamento tecnico non ripetibile (ex art. 360 Codice di procedura penale). I consulenti dovranno rispondere alla pm Daniela Moroni che ha chiesto loro di accertare le cause del decesso.

Chi era Bruno Modenese - Intanto i familiari attendono di poter eseguire la cerimonia per Bruno Modenese. “Vogliamo giustizia e chiarezza”, chiedono i fratelli Emanuele e Marco, mamma Marilena e papà Sergio. Quei giorni sono impossibili da dimenticare. Modenese aveva venduto la sua barca da pescatore qualche anno fa. Era molto inserito nel tessuto sociale dell’isola dove abitano qualche migliaio di abitanti. Sempre gentile e disponibile, devoto religioso con la camera e le tasche dei pantaloni sempre piene di santini, Modenese era stato ricoverato soltanto una volta 19 anni fa per un momento difficile. Non poteva sopportare la sola vista degli aghi ed era terrorizzato dalle punture. Nel corso degli ultimi anni, si recava abitualmente per qualche controllo ogni quattro mesi al Lido, a parlare con una dottoressa che ogni tanto gli prescriveva delle gocce. Stando al racconto del fratello Emanuele, che da subito ha seguito ogni passaggio del caso, Bruno era inserito nell’isola, ma ogni tanto la testa gli si riempiva di pensieri e andava in confusione, proprio come quel 16 settembre.

Il ricovero - Il 16 settembre Bruno era fuori a cena con i genitori con i quali abitava. Non era di buon umore perché non dormiva da una decina di giorni. La testa era sempre più in confusione tanto che il papà, preoccupato, aveva deciso per la sicurezza del figlio di chiamare l’ospedale. Inizialmente Bruno non ne voleva sapere e quindi oltre all’ambulanza si erano presentati a casa anche i carabinieri, come prevede la prassi per un ricovero forzato. Quando però era arrivato un maresciallo che anche Bruno conosceva, l’ex pescatore si era convinto che forse era meglio andare in ospedale. Per questo non risulta più nessun ricovero forzato. Modenese è salito con le sue gambe in idroambulanza ed è stato portato all’Ospedale civile. Da questo momento inizia un incubo per la famiglia alla quale viene negato di vederlo: prima viene comunicato che dorme, poi che è intubato perché aveva problemi respiratori, poi perché è peggiorato ed è stato portato in Terapia Intensiva. La pazienza finisce lunedì sera quando, dopo continue insistenze, il fratello Emanuele esige di sapere come sta e lo trova con il volto tumefatto e un trauma cranico.

Le indagini e i legali - Il 27 settembre viene predisposta l’autopsia e vengono inscritti nella lista degli indagati due infermieri ai quali si aggiunge dopo pochi giorni anche un medico. Nel frattempo, il paese organizza una fiaccolata partecipatissima. Giovedì, l’autopsia e i primi risultati che sembrano confermare il timore dei familiari. La consulenza, fanno sapere i legali di famiglia, proseguirà con la raccolta di tutta la documentazione medica relativa al caso, sempre alla presenza anche degli altri specialisti nominati, lo psichiatra Pierandrea Salvo e il neurochirurgo Fiorenzo Carta per le persone offese, e la professoressa Rosa Gaudio per uno dei due infermieri. La famiglia di Bruno Modenese è difesa dagli avvocati Renato Alberini, Augusto Palese, Gian Luca De Biasi e Paolo Vianello. Uno degli infermieri dal legale Luca Mandro, l’altro da Andrea Maria Bonaccorso e il medico da Enrico Tonolo e Antonio Marchesini.