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di Monica Zicchiero

Corriere del Veneto, 1 luglio 2023

Il pm vuole ricostruire l’ora prima della morte. Un’ora di buco dall’ultima telefonata disperata alla moglie Silvia Padoan fino al ritrovamento del corpo senza vita in cella del marito Bassem Degachi. L’inchiesta sul suicidio in carcere del 39enne di origini tunisine è passata al pm Roberto Terzo, che ha disposto approfondimenti. La squadra Mobile ha sentito il compagno di cella dell’uomo cui il 6 giugno era stata revocata la semilibertà con una ordinanza d’arresto per un’inchiesta del 2018 su un traffico di droga. Da tempo lavorava al cantiere di Sant’Alvise per la coop il Cerchio e dopo la notifica della misura si era tolto la vita. La Mobile ha acquisito anche i filmati delle telecamere e i tabulati telefonici.

Due settimane dopo, sempre a Santa Maria Maggiore, si era suicidato Alexandru Ianosi, 36 anni, in attesa di processo per l’omicidio della moglie. Non c’è inchiesta su questo caso, ma c’è un problema suicidi a Santa Maria Maggiore, per questo la direttrice Immacolata Mannarella ha tenuto un vertice con le associazioni di volontariato, i responsabili delle aree educative e sanitarie della struttura, il garante dei detenuti Marco Foffano, il consiglio dell’Ordine degli avvocati e l’avvocato Massimiliano Cristofoli Prat per la commissione carceri della Camera Penale veneziana, per sollecitare proposte per evitare che la pena detentiva finisca in una condanna a morte autoinflitta. Due le proposte emerse “di pronto impiego”: fornire ai reclusi la carta dei diritti e dei doveri, prevista dall’ordinamento penitenziario, e il calendario delle attività (scuola, biblioteca, lavoro), che attualmente non sono consegnati. Centrale il ruolo delle associazioni: i detenuti non si confidano con i propri avvocati, tantomeno con la polizia penitenziaria; problemi e disperazione li raccontano ai volontari. “E loro possono veicolare i diritti e i doveri dei reclusi”, lancia Foffano, che ieri ha ascoltato i detenuti per cinque ore. Nella bozza di protocollo di intesa in materia di prevenzione del rischio suicidario e autolesivo proposto dalla Camera Penale, è prevista una mail dedicata per segnalare con urgenza a direzione, polizia penitenziaria, sanitari ed educatori i segnali preoccupanti. Più telefonate e videochiamate a casa per alleviare la pressione, più colloqui con i familiari, più attività e progetti individualizzati integrano la bozza. “Una proposta di lavoro sulla quale discutere, una base di lavoro dal quale partire - spiega Cristofoli Prat - Con l’auspicio che il vertice di questi giorni diventi una prassi”.