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di Angiola Petronio

Corriere di Verona, 17 agosto 2024

La visita degli avvocati a Ferragosto: “In un Paese civile nel 2024 non si può essere ridotti così”. “Una cosa del genere è indecente per un Paese civile nel 2024”. È rabbrividente il resoconto della visita a Montorio fatta dagli avvocati della Camera Penale di Verona il giorno di Ferragosto. La situazione è critica in particolare nel “corpo 2” della seconda sezione - dove non c’è luce e le celle hanno l’acqua per terra e in terza sezione - quella degli aggressori sessuali e dei codici rossi dove le celle sono sovraffollate. “Questo carcere - dicono gli avvocati - non potrà mai rieducare”.

Il vulnus. Quello che non era stato fatto vedere, ma dove giovedì sono entrati gli avvocati della Camera Penale veronese. Il corpo 2 della seconda sezione.

“Una latrina”, la definisce Simone Giuseppe Bergamini. È stata una mattinata acherontea quella che lui - referente del carcere per la Camera Penale di Verona e componente dell’osservatorio nazionale carcere delle Camere Penali Italiane - e i colleghi Federico Lugoboni, Giorgio Paraschiv, Alessandro Favazza, Carlotta Frassoni e Greta Sona, accompagnati da Marco Vincenzi - coordinatore di Verona Radicale - hanno passato a Ferragosto nelle celle di Montorio. “La visita - hanno scritto in un comunicato - ci conferma ancora una volta quanto continuiamo con forza ad affermare in ogni sede: questo carcere non potrà mai rieducare.

Le condizioni detentive sono oltre il limite della dignità umana: celle piccolissime dove sono stipati fino a 3 o 4 detenuti, rinchiusi per ore ad aspettare un medico che spesso non c’è o un educatore che ha troppe poche ore per poter aiutare tutti. Costretti in molti casi a convivere con persone che hanno problematiche sanitarie e psichiatriche che in carcere non devono stare. Manca il lavoro, manca la speranza di un futuro degno oltre le mura. Quel poco che funziona è affidato alla buona volontà del personale della polizia penitenziaria che fa molto di più di quelle che sarebbero le loro mansioni e che è costretta anch’essa a subire orari o condizioni di lavoro disumane”. Ma poi c’è il racconto. Sono andati in quasi tutte le sezioni, gli avvocati.

L’isolamento giudiziario, l’articolazione di salute mentale. E quella seconda sezione, che è divisa in due corpi. “Nel primo corpo ci sono detenuti tendenzialmente giovani, in attesa di giudizio. È ordinaria. E poi c’è la “corpo 2”, dice Bergamini. Lì ci sono i detenuti che creano problemi.

“Saranno stati una quarantina - continua il referente del carcere per la Camera Penale -. Non c’è la luce, perché i neon sono stati spaccati. Non si vede niente. È tutto allagato. La lavatrice è rotta. Una situazione indecente anche per chi lavora lì, per gli agenti. Poi siamo stati in quinta sezione. Sono due per cella, quasi tutti con condanne definitive. Lì il discorso è il lavoro. Continuavano a ripetere che “siamo qui che non facciamo niente dalla mattina alla sera”. Sono andati anche nella terza sezione, gli avvocati. È quella dei “protetti”. Aggressori sessuali e codici rossi. “Sono stipati all’inverosimile. Tre per cella, in momenti anche in quattro. Siamo entrati in una cella e si fa fatica a passare. Tra l’altro non hanno le docce perché sono in rifacimento. Senti il megafono che dice “docce” e partono in dieci. Li portano in un’altra sezione”.

Quelli che dovrebbero restare separati da tutti gli altri. “C’è troppa gente - continua Bergamini. C’è un carnaio, una promiscuità, degli odori che non vanno bene. In un Paese civile nel 2024 non si può essere ancora ridotti in queste condizioni. Non ci sono le prese elettriche per i ventilatori e si arrangiano con le pile, la doccia credo la facciano una volta ogni due giorni, cucinano in bagno con i fornelletti da campeggio. Non stiamo parlando di terroristi. Un quarto dei detenuti di Montorio ha meno di due anni da scontare. Sono circa cento persone per cui basterebbe una pena alternativa”. Ragiona Bergamini che “se fossero meno si riuscirebbe magari anche a stabilire una priorità sulle richieste o sulle scelte che invece in tutta questa confusione si perdono”. Concludono, i penalisti veronesi, con un “augurio”. Che “alla prossima visita sia presente la magistratura perché solo sentendo quanto è forte il grido di sofferenza ci si potrà rendere conto delle ragioni per le quali il carcere è extrema ratio”.