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di Laura Tedesco

Corriere Veneto, 22 novembre 2023

Il terzo caso in tre mesi nella struttura detentiva cittadina. L’associazione Sbarre di zucchero: “Altra morte taciuta”. Era detenuto dal 28 ottobre. Il 9 agosto Christian Mizzon, veronese di 44 anni, vittima (pare) di una overdose di farmaci. Dieci giorni fa, un detenuto afghano con cittadinanza austriaca e status di rifugiato: si è impiccato nonostante il tentativo delle guardie di salvarlo; di lui, sono tuttora rimasti ignoti nome ed età. Domenica 19 novembre, l’altro ieri, Giovanni di 34 anni, nato in India, italiano di seconda generazione dopo essere stato adottato insieme alla sorella da una coppia veronese: anche lui, morto impiccato in cella. Giovanni era dentro da tre settimane esatte: lo avevano arrestato sabato 28 ottobre a Verona, per aver aggredito la convivente (colpita alla nuca, prognosi di dieci giorni). Per lui, lunedì 13 novembre, nove giorni fa, la Procura aveva già chiesto il giudizio immediato contestandogli la doppia accusa di maltrattamenti e lesioni alla compagna.

Tre casi aperti - Tre vite spezzate in carcere a Verona, tre drammi su cui le indagini sono ancora in corso, tre morti di cui è stato addirittura problematico venire a conoscenza. Tre croci che rischiavano di restare nascoste, come se non si trattasse di persone degne di essere ricordate. Tre suicidi in tre mesi, nel carcere di Verona, dove con la morte appena registrata lo scorso weekend di Giovanni, si registra il triste record di due decessi in soli dieci giorni nella solitudine di una cella. Dell’ultima vittima, il 34enne Giovanni, pubblichiamo la foto per dare umanità alla sua tragedia, per far emergere vedendo la sua giovane età e il suo sorriso da uomo libero, la gravissima piaga dell’escalation di suicidi in cella: con la scomparsa del 34enne, che si è impiccato domenica pomeriggio mentre il compagno di cella era uscito per l’ora d’aria, il totale delle morti volontarie nei penitenziari italiani ha raggiunto quota 62 dall’inizio dell’anno.

Sbarre di zucchero - Una piaga su cui si erano prepotentemente accesi i riflettori proprio a Verona nell’agosto del 2022, poco più di un anno fa, quando si era tragicamente tolta la vita nella casa circondariale di Montorio Donatella Hodo. Aveva solo 26 anni, era bionda e bellissima, se ne andò inalando gas dal fornelletto e lasciando una lettera d’amore al fidanzato: “Ti amo, Leo, scusami”, scrisse la ragazza scuotendo con la sua scomparsa le coscienze di tutti. Per “non dimenticare il sacrificio di Dona” e per frenare l’escalation delle morti in carcere, è nata l’associazione Sbarre di Zucchero, in prima linea per i diritti di reclusi ed ex reclusi con iniziative e prese di posizione: “The neverending story! La storia si ripete, un altro suicidio taciuto, a distanza di 10 giorni dal precedente”.

Parole che lasciano il segno, quelle che arrivano dagli attivisti di Sbarre all’indomani del dramma di Giovanni: “Eravamo stati allertati già domenica nel tardo pomeriggio, ma abbiamo atteso conferma da fonte certa, conferma appena ricevuta. Verso le 16 del 19 novembre 2023, nella prima sezione del carcere veronese si è tolto la vita un giovane italiano di adozione e, come le volte precedenti, carcere e garante dei detenuti non ne hanno fatto parola. Perché questo silenzio? Cosa impedisce loro di informare su questi gravissimi e troppo frequenti eventi tragici? Le domande che Sbarre di Zucchero si pone meriterebbero una risposta più che urgente e noi queste risposte le pretenderemo, perché nessun suicidio deve passare anche lo sfregio del silenzio”.

Questo lo sferzante intervento giunto nelle scorse ore dal direttivo di Sbarre, mentre arrivano toni preoccupati anche dai rappresentanti della polizia penitenziaria: “Due suicidi in soli dieci giorni non possono non suscitare allarme - dice Giovanni Vona del Sappe -. Il principale problema a Verona resta l’altra concentrazione di stranieri, soprattutto giovani italiani di seconda generazione”. Anche Giovanni lo era: aveva problemi di dipendenza, sperava nei domiciliari, si stava cercando per lui una comunità. Purtroppo non c’è stato tempo per trovarla. Né per salvarlo.