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di Enrico Giardini

L’Arena di Verona, 14 dicembre 2023

Una cinquantina di detenuti della sezione quinta corpo tre della Casa circondariale veronese hanno scritto al Tribunale di sorveglianza chiedendo “un intervento incisivo per fare la massima chiarezza”. Tre suicidi in meno di un mese sono la prova di un eccessivo disagio all’interno del carcere di Montorio. Un disagio che il Comune di Verona intende indagare con un tavolo di approfondimento convocato per il mese prossimo. Ma anche il Ministero della Giustizia è stato sollecitato, con un’interrogazione da parte del deputato veronese Flavio Tosi in cui è contenuta la richiesta di azioni concrete per evitare che simili tragedie possano ripetersi.

Tragedie come quella di Mortaza Farhady, Giovanni Polin o di Oussama Sadek, i tre uomini che si sono tolti la vita nel carcere di Verona il 10 novembre, il 20 novembre e l’8 dicembre scorsi. Tragedie che hanno avuto lo stesso esito, ma che sono uniche. E in certi casi anche sospette. Come quella di Oussama Sadek, che ha spinto una cinquantina di detenuti della casa circondariale di Montorio a scrivere al tribunale di sorveglianza di Verona. “Riteniamo doveroso e rispettoso della memoria del deceduto che venga fatta piena chiarezza sull’accaduto, trattandosi di una persona rispettosa, che era amata e benvoluta da tutte le persone della nostra sezione in modo unanime”, hanno scritto i detenuti della sezione quinta corpo tre del carcere veronese.

Oussama Sadek si è suicidato intorno alle 16 dell’8 dicembre scorso mentre si trovava in isolamento. “Lamentava un grave disagio psicologico, fortemente aumentato da alcune settimane, e lo aveva posto all’attenzione del corpo penitenziario di turno, che a sua volta lo aveva segnalato ai responsabili sanitari della casa circondariale, i quali evidentemente non sono intervenuti nei tempi e nei modi necessari - hanno scritto i compagni di sezione del 30enne - Vi erano già stati precedenti tentativi di suicidio, ma era sempre stato salvato in tempo da noi detenuti della sezione e dalle guardie. In quest’ultima infausta occasione, invece, era solo ed era stato “gettato” in una disperazione ancora maggiore tramite la reclusione nella sezione di isolamento, su ordine proprio del responsabile sanitario psichiatrico al quale per altro era stata sconsigliata tale ipotesi in quanto era preferibile che rimanesse nella sua abituale cella dove poteva essere guardato a vista dai detenuti”.

Da quanto appreso dai detenuti che hanno scritto al tribunale di sorveglianza, Oussama Sadek sarebbe stato posto in isolamento per via di una certa aggressività che l’uomo avrebbe mostrato. “Ma a noi questo risulta alquanto improbabile”, hanno scritto i firmatari della lettera, spiegando che Sadek “non ha mai tenuto comportamenti violenti con noi ed anzi si è sempre comportato in modo corretto e rispettoso, ed immaginiamo che questo sia facilmente verificabile in quanto senz’altro non ha mai avuto rapporti negativi. Noi stessi detenuti senza titoli medici specialistici ci rendevamo palesemente conto del forte disagio emotivo del nostro defunto compagno che andava solo trattato e compreso diversamente”.

Per questo i compagni di sezione del 30enne morto venerdì scorso hanno chiesto “un intervento incisivo da parte dell’autorità giudiziaria per fare la massima chiarezza, evitando di “bollare” questo ennesimo suicidio solo come un momento di debolezza e sconforto imprevedibile. Quanto accaduto era prevedibilissimo e si poteva evitare”.

E per comprendere come evitare nuovi suicidi a Montorio, il Comune di Verona ha convocato per gennaio 2024 un tavolo di lavoro in cui si cercherà di capire bisogni e urgenze della casa circondariale così da trovare soluzioni idonee. Al tavolo sono stati invitati il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo, la direttrice della casa circondariale di Montorio Francesca Gioieni e il garante dei diritti delle persone private della libertà personale don Carlo Vinco. Per il Comune ci saranno gli assessori alle politiche sociali Luisa Ceni, alla sicurezza Stefania Zivelonghi e al terzo settore Italo Sandrini.