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di Laura Tedesco

Corriere di Verona, 27 luglio 2023

Rivolta dei detenuti ieri nel carcere di Montorio: la protesta è per i limiti posti a chiamate e videochiamate all’esterno. Protestano per chiedere “più telefonate, videochiamate e colloqui con le nostre famiglie”. Tensione alle stelle ieri nel carcere veronese di Montorio, dove nel tardo pomeriggio è scoppiata una rivolta dei detenuti che si trovano reclusi in quarta sezione, quella che ospita i condannati con pena definitiva.

A darne notizia in serata è stata la Segreteria regionale del Triveneto dell’Uspp, l’Unione sindacati di polizia penitenziaria informando con un comunicato-stampa che “i detenuti si sono barricati, legando i cancelli con lenzuola e mettendo i tavolini tra le sbarre. Pare - continua la nota sindacale - che la rivolta sia scaturita per una situazione di colloqui e telefonate videochiamate per i detenuti. Se confermate, sarebbero queste le ragioni per cui sia scaturita la protesta”.

Momenti di altissima tensione e vibrante protesta, quelli vissuti nelle scorse ore all’interno della casa circondariale di Verona Montorio, a cui si è cercato di porre freno con un’immediata opera di mediazione: “Sul posto - precisa ancora il comunicato dell’Uspp - sono intervenuti il magistrato di sorveglianza di Verona e i vertici della direzione, che stanno cercando di mediare con i rivoltosi al fine di dissuadere gli stessi e riportare l’ordine e la sicurezza”.

Il preoccupante episodio che si sta consumando in queste ore nel penitenziario di Verona richiama ancora una volta l’attenzione sull’emergenza-carceri e in particolare sulla battaglia condotta dall’associazione “Sbarre di Zucchero”, nata esattamente un anno fa dopo il suicidio dell’appena 26enne Donatella Hodo in cella a Montorio: una battaglia chiamata proprio “Direttore, concedimi una telefonata in più”.

Conclusa l’emergenza Covid, infatti, nelle carceri italiane sono stati staccati i telefoni ai detenuti. Dal 28 febbraio di quest’anno, è tornata la stretta sulle chiamate all’esterno: non più una telefonata a giorno, ma 10 minuti di chiamata a settimana e 6 ore di colloquio al mese, “il che vuole dire che un genitore recluso può dedicare al figlio al massimo tre giorni all’anno”. Tranne pochissime eccezioni tra cui Padova dove “un direttore penitenziario illuminato” ha subito ripristinato nei giorni scorsi la telefonata quotidiana, nei penitenziari italiani sta montando la protesta e Verona se n’è fatta portavoce e capofila facendo partire con l’associazione Sbarre di Zucchero una raccolta firme e sottoscrivendo una lettera-appello indirizzata a tutti i direttori penitenziari della Penisola. Un appello a cui adesso, sempre da Verona, si aggiunge la rivolta dei detenuti della quarta sezione. Oggi intanto, in mattinata, Nessuno Tocchi Caino e le Camere Penali andranno in visita (già programmata da tempo) proprio al carcere a Montorio.

Comunicato stampa dell’Associazione Sbarre di Zucchero

Nel tardo pomeriggio odierno siamo stati informati da nostre fonti che nella quarta sezione della CC di Verona erano in corso dei disordini, si è parlato di battiture ma anche di detenuti barricati, coi cancelli legati con le lenzuola e tavoli messi di traverso per bloccare l’ingresso in sezione, tanto che si sono dovuti recare in loco il Magistrato di Sorveglianza di Verona ed i vertici dirigenziali dell’Istituto scaligero, per mediare coi ristretti e riportare la calma e l’ordine.

Da quanto appreso pare che tra le motivazioni dell’agitazione ci siano questioni legate alle telefonate ai familiari ed alle videochiamate di colloquio.

In un periodo dell’anno che si svuota della maggior parte delle attività inframurarie per le ferie estive, in cui il caldo rende ancora più insopportabile la detenzione, con un aumento di atti autolesionistici e suicidi, Sbarre di Zucchero chiede a gran voce che venga accolto in tempi brevissimi l’appello congiunto con Ristretti Orizzonti e Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia “Direttore, concedimi una telefonata”, per l’aumento delle telefonate concesse ai detenuti, come durante la pandemia da covid. Appello che è stato sottoscritto da oltre 150 tra enti ed associazioni e da centinaia di singoli cittadini ed ha dato spunto per un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

A pochi giorni dal primo anniversario della morte di Donatela Hodo, suicidatasi nel carcere di Verona, e che ha dato il “la” alla nascita di Sbarre di Zucchero, siamo convinti che permettere ai detenuti ed alle detenute di coltivare gli affetti concedendo telefonate quotidiane - che, ricordiamo, sono a carico dei detenuti stessi - eviterebbe questi gravi fatti che, purtroppo, stanno diventando così frequenti che, tristemente, non ci si stupisce più.

Una telefonata avrebbe potuto salvare Donatela, una telefonata avrebbe potuto salvare molti dei detenuti che già si sono suicidati in questo 2023. È per noi inconcepibile che la salute psicologica dei ristretti continui a non essere presa in carico dallo Stato che così viene meno al dettato costituzionale. Allo Stato chiediamo quindi uno scatto di civiltà, che da troppo tempo manca tra le mura dei 189 Istituti di pena italiani.