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di Laura Tedesco

Corriere Veneto, 22 novembre 2023

“Non riesco ancora a credere che mio fratello abbia potuto togliersi la vita in carcere”. Giulia Polin scuote la testa con gli occhi rigati dalle lacrime: “Giovanni - sospira - è sempre stato contrario al suicidio e per di più stava per ottenere i domiciliari. Non aveva motivo di ammazzarsi, era dentro da venti giorni e la sua convivente, che lo aveva denunciato per averla picchiata, voleva ritirare la querela. Lui non l’aveva aggredita, il loro era stato il litigio di una coppia il cui amore era purtroppo giunto al capolinea. Mio fratello non era un delinquente ma solo troppo fragile, era un buono e un gran lavoratore, e soprattutto era ancora innamorato di lei, non le avrebbe mai fatto del male, con lei sognava addirittura di mettere su famiglia e costruire un futuro insieme”.

Giovanni Polin, come la sorella Giulia, era nato in India: in tenera età sono stati adottati da una coppia veronese che ha regalato loro il cognome, la cittadinanza e soprattutto l’amore di una famiglia e una prospettiva di vita. Legatissimi da sempre, il loro filo si è spezzato improvvisamente domenica pomeriggio: rimasto solo in cella nel carcere di Montorio perché il compagno di stanza era uscito per l’ora d’aria, Giovanni è stato trovato impiccato con un lenzuolo. Aveva solo 34 anni: era detenuto dal 28 ottobre, meno di un mese fa, per maltrattamenti e lesioni sulla compagna: per lui il gip aveva disposto il processo immediato una settimana prima della tragedia. La prima udienza era prevista a febbraio 2024, intanto il difensore stava già lavorando per fargli ottenere i domiciliari. “Avevo sentito Giovanni al telefono due giorni prima della tragedia, mi ha parlato dei suoi progetti - racconta Giulia, ancora incredula e scioccata dalla disgrazia - voleva tornare dal suo precedente datore di lavoro, Giovanni si occupava di traslochi e montaggio mobili, aveva talmente tante idee da realizzare in testa che mi sembra impossibile che si sia potuto impiccare in cella”.

La sorella chiede la verità: “Attendo che vengano svolte l’autopsia e gli esami tossicologici, voglio che venga appurata la dinamica esaminando i video e sentendo eventuali testimoni. Mi auguro che ci sia una indagine approfondita, perché ho molti dubbi...”. In venti giorni di detenzione, a Giulia non è “mai stato concesso una sola volta di poter far visita a mio fratello, gli ho solo potuto fare due telefonate da dieci minuti ciascuna. Addirittura, non mi è mai stato permesso di inviargli un solo cambio di vestiti, nulla, neppure una maglia. Indossava ancora gli indumenti che aveva il giorno dell’arresto, il 28 ottobre scorso, quando faceva ancora caldo”. Al fratello che non c’è più, Giulia dedica una straziante lettera d’amore: “Nel mio cuore è come se avessi sempre saputo che non saresti mai invecchiato, era impossibile immaginare quegli occhi ingenui su un viso maturo. Porterò con me il ricordo della tua ingenua spregiudicatezza, la tua noncuranza delle mode e delle forme, la coerenza con cui rimanevi radicato ai tuoi principi senza farti influenzare dal conformismo - scrive Giulia - Eri talvolta un bambino intrappolato in un corpo di uomo, fragile e insicuro, talvolta pauroso, testardo e incosciente allo stesso tempo, istintivo e passionale. Hai conosciuto la felicità più vera qualche mese fa quando credevi di aver costruito con la tua ragazza già mamma di due figli la tua famiglia, il porto sicuro, avresti fatto di tutto per quei bambini e me ne parlavi come fossero tuoi... Purtroppo spesso la felicità per come era la tua vita era destinata a essere effimera. Mi consolo però perché anche qualche giorno fa al telefono sembravi pieno di progetti per il futuro e nonostante la situazione in cui ti trovavi fosse disperata sentivo nascere in te un soffio di eterna speranza”. Un messaggio traboccante d’affetto, un dolore condiviso da Sbarre di Zucchero: “Con Giovanni i suicidi nel carcere di Verona salgono a tre in tre mesi. Un’enormità - attacca l’associazione per i diritti di reclusi ed ex reclusi -. Ci uniamo allo stato di agitazione dell’Unione camere penali”.