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di Laura Tedesco

Corriere Veneto, 21 febbraio 2023

Dopo l’assoluzione per non aver commesso il fatto parla la vittima del clamoroso scambio di persona: “Un inferno”. “Mi sento come chi è appena uscito dall’inferno”. Arrestato, detenuto, condannato a 12 anni di reclusione per un clamoroso scambio di persona, per un errore giudiziario che solo ora è stato riconosciuto in un’aula di tribunale, per una rapina in villa con sparatoria a Gazzolo d’Arcole, nel Veronese, che lui non poteva aver commesso perché durante il colpo si trovava all’estero. La notte del 3 gennaio 2013 “ero in Serbia a festeggiare il Capodanno con amici” ha sempre protestato la sua innocenza Nikola Kastratovic, presunto colpevole di 31 anni di cui gli ultimi 10 “vissuti in un incubo che non augurerei a nessuno, essere trattato da criminale senza aver commesso reati ma soprattutto senza essere creduto dai giudici. Tremendo, un’atroce sensazione di impotenza”.

Signor Kastratovic, cos’ha provato quando la Corte d’Appello di Venezia, ribaltando il primo grado, l’ha assolta per non aver commesso il fatto?

“Ho pianto, la giustizia aveva finalmente vinto”.

Come sono stati questi anni da presunto delinquente?

“Vivevo in costante stress e paura di ciò che il nuovo giorno avrebbe portato, dopo tutto quello che io e la mia famiglia avevamo già passato onestamente era molto difficile andare avanti. Non è facile convivere con quel pensiero, è terribile non sapere cosa avrebbe portato il domani...”.

Temeva il ritorno in cella?

“Ne ero terrorizzato, perché pur essendo innocente ero già stato arrestato e detenuto per 12 mesi (fino a scadenza dei termini, ndr), per cui sapevo che se avessero confermato la condanna sarei tornato dentro e chissà quando mi avrebbero rilasciato”.

Ha mai perso la fiducia nella giustizia?

“In quei momenti così difficili ho confidato solo in Dio e nelle capacità del mio avvocato Fabiana Treglia che mi incoraggiava ad avere fiducia, perché la verità sarebbe venuta a galla. Ci sono voluti 10 anni, ma ora che la mia innocenza è stata finalmente riconosciuta, posso credere di nuovo nella giustizia”.

Pensa di tornare in Italia, stavolta da uomo libero?

“Da amante della storia apprezzo e rispetto molto il Paese e il popolo italiano, credo che tornerò come turista, senza pensare a tutte le brutte cose che mi sono successe”.

È riuscito a entrare nel mondo del lavoro, a creare una famiglia?

“All’inizio è stato molto difficile perché il posto dove vivo in Serbia è una piccola area, ho avuto problemi per questa vicenda. Ora lavoro da molto tempo, ho creato una famiglia, che è la gioia più grande della mia vita, e ho avuto una bellissima figlia. Per quanto riguarda il futuro, vorrei avere altri figli ed educarli a diventare persone buone, laboriose e oneste , come hanno fatto i miei genitori con me”.

Come ha vissuto i dodici mesi di detenzione, prima in Croazia e poi a Verona?

“Molto, molto duri. Ero stato arrestato al confine croato dove ho trascorso due mesi e mezzo in prigione e per me che sono serbo è stato difficilissimo, stare lì non era per niente piacevole, scusate se non voglio parlarne, ma è stato un grande stress, mentale e fisico. In Italia le condizioni in cella erano migliori, ma anche lì per me è stato molto difficile perché quando è venuta a trovarmi mia madre non pesava nemmeno 30 chilogrammi dal dispiacere per me. Le dissi “mamma, non venire mai più a trovarmi”, perché mi era molto difficile vederla in quello stato. Mio padre è venuto in Italia per starmi più vicino, e non potrò mai dimenticare che per mettere da parte ogni denaro per me, ha preso il cibo dalla Croce Rossa. Quel periodo è stato atroce, ma dovevo essere forte soprattutto per mia madre, che ha anche avuto un infarto”.

Chiederà un risarcimento?

“Certo che lo chiederò, anche se la mia salute e quella della mia famiglia non possono essere compensate da nessuna somma di denaro. Mia madre ha avuto un infarto, mio padre anche, e io dopo la condanna a 12 anni ho avuto due attacchi epilettici per lo stress. Voglio dare un futuro migliore ai miei figli”.

Chi le è stato più vicino?

“Grazie a Dio avevo al mio fianco la mia famiglia e il mio avvocato, poi una coppia di amici e mia moglie che ha partecipato al processo quando sono stato condannato a 12 anni, e nonostante ciò, è rimasta al mio fianco, mi ha incoraggiato e regalato mia figlia Tara, meravigliosa creatura. A chi vive il mio stesso incubo, dico di non arrendersi mai ed essere forte, la verità prima o poi emerge”. Per Nikola sono serviti “dieci anni infernali” per tornare finalmente a “vivere senza il terrore di dover rientrare in prigione da innocente”.