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di Laura Tedesco

Corriere del Veneto, 31 gennaio 2024

“Lasciato morire”. Oussama Sadek aveva solo 30 anni: si è ucciso in cella ad appena tre mesi dal ritorno in libertà. Togliersi la vita in cella a 30 anni e con la libertà alle porte: a Oussama Sadek mancavano solo tre mesi al carcere veronese di Montorio. “Non vedeva l’ora di uscire, faceva tanti progetti, contava i giorni” ricordano commossi il fratello e la cugina. Allora, perché alle 16.50 dell’8 dicembre 2023 il giovane detenuto marocchino con piccoli precedenti di spaccio si è impiccato in cella d’isolamento?

Quello di Sadek è stato uno dei cinque suicidi che da agosto hanno tragicamente segnato la casa circondariale di Verona, dove si trovano reclusi anche Filippo Turetta e Benno Neumair, due giovani protagonisti di alcune tra le più cruente pagine di cronaca nera recenti. “Poco, troppo poco invece si parla di drammi come quello di Oussama” evidenzia l’avvocato Vito Cimiotta: è a lui che si è rivolta la cugina della vittima, Nzha, per sporgere denuncia dopo che il fascicolo (modello 45, senza ipotesi di reato né indagati) è già stato archiviato senza disporre l’autopsia.

Nella denuncia dei familiari si fa riferimento all’esposto presentato dai detenuti della sezione 5 corpo 3, secondo cui Oussama “lamentava da tempo un grave disturbo e disagio psicologico, aumentato negli ultimi giorni e palesato al corpo di polizia penitenziaria di turno, che lo aveva già segnalato prontamente ai sanitari della Casa Circondariale, probabilmente non intervenuti nei tempi e modi necessari”. Eppure, “Oussama altre volte aveva tentato il suicidio, tentando di impiccarsi o darsi fuoco ed era stato salvato dai compagni di cella”.

Il 5 dicembre, tre giorni prima del suicidio, “era stato collocato nella sezione di isolamento matricola”. Il punto-chiave per la famiglia è che “appare strano che un soggetto si suicidi a tre mesi dalla scarcerazione, dopo essere stato recluso per più di due anni. Sarebbe opportuno verificare tutto il decorso medico psichiatrico e capire la compatibilità con l’isolamento. Tali verifiche sono doverose considerato che aveva seri problemi psichiatrici e che, probabilmente, il collocamento in isolamento e la mancata vigilanza hanno condotto alla morte”. A soli 30 anni, con la libertà imminente.