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di Laura Tedesco

Corriere del Veneto, 20 aprile 2024

Il Riesame restituisce la divisa a un indagato: “Inattendibile il tunisino”. Un colpo all’inchiesta. Il tribunale del Riesame ha restituito la divisa e annullato la sospensione del servizio a un poliziotto del gruppo finito sotto accusa per maltrattamenti e umiliazioni agli arrestati. La motivazione del giudice mina anche le basi dell’inchiesta stessa. “Le percosse e l’urina per svegliare un nordafricano fermato” nel tunnel della questura? “Gli elementi raccolti nel corso dell’indagine e in particolare gli approfondimenti investigativi disposti dalla Procura non consentono, allo stato, di ritenere superata la soglia di gravità indiziaria richiesta per l’applicazione di misure cautelari”. È la conclusione tratta dal Tribunale del Riesame di Venezia nelle 9 pagine di ordinanza con cui ha ridato la divisa all’agente Andrea Provolo.

Pesanti le accuse a carico di quest’ultimo: un tunisino che, “a seguito dell’arresto per il reato di maltrattamenti in famiglia, era stato - questo il racconto della presunta vittima - trasportato presso la questura di Verona, dove alcuni poliziotti lo colpivano con dei calci, uno di essi urinandogli poi addosso mentre si trovava a terra, pronunciando la frase: so io come svegliarlo”. Tre agenti delle Volanti indiziati per quel grave episodio: tra loro l’agente Provolo, che per tali fatti era stato sospeso 10 mesi dal servizio. Una misura cautelare inflitta il 31 gennaio 2024 con effetto immediato ma impugnato dai difensori Anastasia Righetti e Giuliasofia Aldegheri, il cui ricorso è stato accolto alla vigilia di Pasqua. Mancavano le motivazioni della decisione, ora rese note: il loro assistito era stato appunto sospeso per “il pestaggio e il versamento di urina sulla persona di un fermato (il tunisino Mohamed Dridi, ndr)”.

Accuse che erano costate a Provolo, su richiesta dei pm Carlo Boranga e Chiara Bisso della Procura di Verona e per decisione della gip scaligera Livia Magri, l’interdizione dalla professione per dieci mesi, due dei quali già scontati prima di essere reintegrato con effetto immediato dal Riesame. Ma perché? I giudici del Riesame scrivono: “Dev’essere rilevato, in primis, come nel complessivo racconto del Dridi vi siano molteplici passaggi risultati non veritieri e in contrasto con puntuali e oggettive risultanze investigative di segno contrario”.

Ad esempio “la consulenza tecnica disposta dal pm, analizzando sia i filmati delle body cam di Tomaselli e Pennino (altri due agenti, il primo arrestato e il secondo indagato, coinvolti nella maxi inchiesta sulle presunte torture in questura, ndr) che i tablet in dotazione degli indagati, ha collocato i poliziotti componenti le Volanti Delta e Montorio in luogo diverso dalla questura nel momento in cui Dridi vi giungeva”. Lo stesso tunisino, inoltre, “ha in passato simulato malesseri mentre si trovava in carcere, ciò acuendo maggiormente i già consistenti dubbi sull’attendibilità dello stesso”. Aggiunge il Riesame che “se la maglietta fosse stata intrisa di urina, è verosimile che il Dridi non ci avrebbe appoggiato il viso per continuare a dormire”.

Provolo nell’interrogatorio aveva parlato del “più che plausibile tentativo (da parte dei poliziotti, ndr) di svegliare Dridi con dell’acqua”. Il compagno di stanza del tunisino su quella notte “ha dichiarato di ricordare soltanto l’evidente stato di alterazione alcolica in cui si trovava Dridi”, mentre risulta “assodato che gli spasmi visibili dal filmato, come dallo stesso Dridi riconosciuto, fossero riconducibili a meri colpi di tosse, eventualmente provocati dallo spray urticante, condotta non contestata a Provolo”. Ecco perché, “evidenziando la complessiva inattendibilità della parte offesa e l’assenza di riscontri al suo narrato”, i giudici hanno ridato la divisa all’agente sospeso.