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di Laura Tedesco

Corriere Veneto, 14 dicembre 2023

Assassinò i genitori, ha scontato la pena per intero. Ora inizia a collaborare con un’associazione attiva nel penitenziario scaligero. Una lettera sincera, senza filtri, in cui chiede di mettersi a disposizione dell’associazione Sbarre di Zucchero, da un anno e mezzo in prima linea a tutela di reclusi ed ex reclusi, nata proprio per arginare l’escalation di suicidi dopo il tragico gesto nel carcere veronese di Montorio di Donatella Hodo, appena 27enne, nell’agosto del 2022: “Sono Pietro Maso, sicuramente sapete chi sono...”.

A 19 anni, “macchiandomi del più terribile dei crimini, sono entrato nella tomba insieme a mamma e a papà”: così, si raccontava Maso nel libro di Raffaella Regoli “Il male sono io”. Il 17 aprile del 1991, a Montecchia di Crosara nel Veronese, lui a volto scoperto con tre amici vestiti da carnevale, aspettò i genitori Antonio e Rosa per colpirli con un tubo di ferro, fino a massacrarli: “Hanno scritto di me, di noi, che abbiamo ucciso per fare la bella vita. Noi volevamo entrare nella vita. E invece, macchiandomi del più terribile dei crimini, a 19 anni sono entrato nella tomba insieme a mamma e a papà”.

Per lui 22 anni di reclusione e 5 in semilibertà - Questo, usando le sue parole, era il Pietro di 32 anni e mezzo fa: vestito alla moda, aria spregiudicata, sguardo spavaldo, Maso da allora ha pagato il barbaro accanimento e l’inaudita ferocia costati la vita ai genitori con 22 anni di reclusione e altri 5 in semilibertà: “Oggi mi sento forte davvero per la prima volta, perché sono me stesso - si descrisse poi il veronese di Montecchia di Crosara nel 2017, in un’intervista a cuore aperto con il compianto Maurizio Costanzo -. Sono pentito di quello che ho fatto e sono qui per ricostruire la mia vita, questa è la mia rinascita. Penso che i miei genitori mi accompagneranno a essere veramente la persona di oggi”.

Consigliere di una onlus - E allora eccolo, il Pietro Maso del 2023: un uomo “del tutto nuovo” che, giunto all’età di 52 anni, avendo pagato tutto ciò che doveva alla Giustizia, rimane “colpito dalle notizie sui recenti suicidi in carcere” e decide di farsi avanti mettendosi a disposizione e, soprattutto, mettendoci la faccia. “Impegno, tempo, dedizione, esperienza”: questo, il materiale umano e personale con cui il Pietro di oggi, quello che dopo l’uscita dal carcere nel 2013 si è trovato “muri altissimi e porte chiuse in faccia” tanto da ricadere nel tunnel e negli sbagli del passato per almeno due volte, abita nel comune scaligero di Pescantina dove ricopre il ruolo di consigliere nella onlus La Pietra Scartata. Insieme alla presidente Gavina, all’avvocato Alessio, al tesoriere Tiziano, con la loro onlus aiutano i detenuti in semilibertà a reinserirsi nel tessuto lavorativo e sociale. Cercano di mettere a disposizione un “cuscinetto” per chi esce dalla cella e vuole reintegrarsi: un aiuto concreto su cui invece, all’epoca, non poté contare Maso, che ha comunque “voluto restare se stesso, senza cambiare cognome, senza fuggire dall’Italia, senza farsi una plastica facciale”.

“Vorrei farvi conoscere il Pietro di oggi” - Lo racconta lui stesso a Sbarre di Zucchero: “Conoscete la mia storia dato che ho occupato le prime pagine dei quotidiani. Ho saputo della vostra esistenza per caso, leggendo una notizia apparsa sul mio telefono poco tempo fa, dopo l’ennesimo suicidio nel carcere di Verona - si mette in “gioco” Maso - Avrei piacere di conoscervi di persona, dato che siete tra le poche persone che vedono nel detenuto un essere umano, e vorrei farvi conoscere il Pietro di oggi, risultato di un lungo cammino di penitenza e conversione che mi ha insegnato a trasformare il male fatto in passato in bene a favore di quelli, che come me, hanno calpestato la loro dignità e quella delle loro famiglie. Avendo scontato 22 anni di carcere e 5 anni in semilibertà, mi ritengo abbastanza competente sulle dinamiche, gli abusi, i soprusi, le umiliazioni che un detenuto deve affrontare, nonostante l’articolo 27 comma 3 della Costituzione Italiana citi testualmente: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Personalmente - si apre Maso - avrei qualcosa da dire, che potrebbe essere utile a voi e alle persone che state aiutando, ma c’è molta strada da fare per i direttori, i garanti dei detenuti, gli educatori e le guardie”. Il 21 dicembre, intervistato da Carmelo Sardo del Tg5, il “nuovo” Maso debutterà in diretta streaming sui canali social di Sbarre di Zucchero. “Un uomo rinato”.