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di Andrea Aversa

L’Unità, 15 agosto 2023

La vittima è cresciuta da sola e finita in cella a causa di un furto in un supermercato. Secondo alcune testimonianze aveva “paura del dopo”. La segnalazione all’associazione ‘Sbarre di zucchero’ fatta dalla parente di un altro detenuto.

Un altro decesso in carcere. Un’altra persona che ha perso la vita mentre era in custodia dello Stato. Dopo il tragico e duplice suicidio avvenuto in cella nel penitenziario di Torino, l’associazione Sbarre di Zucchero ha denunciato un’altra morte avvenuta tra le mura di un carcere. E forse si tratterebbe dell’ennesimo suicidio. Un presunto gesto estremo per il quale il condizionale è d’obbligo visto che ancora non ci sono ufficialità di alcun tipo. Se non quella del decesso di Cristian Mizzon morto in carcere a Verona.

Cristian Mizzon morto in carcere a Verona - Quest’ultimo aveva 44 anni ed è cresciuto senza i genitori. Il giovane non aveva nemmeno un rapporto con le sorelle. Dalle testimonianze raccolte e rese pubbliche da Sbarre di Zucchero, Cristian aveva ‘paura del dopo’, in pratica di quello che avrebbe dovuto affrontare fuori. In carcere era finito a causa di un furto dentro un supermercato. Poi il buio e le fragilità hanno preso il sopravvento. La causa del decesso potrebbe essere stata un’overdose di farmaci. La denuncia della morte è stata fatta all’associazione dalla parente di un altro detenuto che conosceva Mizzon.

Il comunicato di “Sbarre di zucchero” - Nel carcere di Verona si continua a morire nel silenzio più totale, nell’indifferenza generale, invisibili tra gli invisibili. Ieri, domenica 13 agosto 2023, siamo stati informati della morte di Cristian Mizzon, 44 anni, e non lo abbiamo saputo dalla stampa perché, per l’ennesima volta, la notizia è stata taciuta, nascosta, ci è stato comunicato da una familiare di un altro detenuto che ci segue dai nostri social, altrimenti la sua scomparsa non avrebbe valicato le mura di cinta dell’Istituto scaligero.

Ci racconta di lui e della sua vita, tra abbandoni e solitudine, Maurizio Mazzi, tra i fondatori di Sbarre di Zucchero, nonché volontario nel carcere di Montorio con La Fraternità e CNVG Veneto: “Cristian l’avevo conosciuto tramite una sua lettera pubblicata su Verona fedele, qualche mese fa, dove diceva che da bambino la madre aveva lasciato la famiglia, poco più avanti era morto il padre e verso i 15/16 anni anche le sorelle, con le quali viveva, lo hanno abbandonato e così è rimasto solo e per vivere girovagava e sopravviveva di espedienti, finché ha rubato in un supermercato ed è finito in carcere. Questo è quanto aveva scritto nella lettera e implorava che qualcuno gli scrivesse per non sentirsi abbandonato da tutti. Allora, tramite Frà Alberto, ho incominciato a scrivergli. Poi una volta mi ha risposto ringraziandomi e con toni disperati mi diceva che a novembre sarebbe uscito dal carcere e, non avendo nessuno a cui rivolgersi, avrebbe dovuto di nuovo girovagare per strada e questo lo angosciava molto, e questo lo comunicai a Frà Alberto.

Nel frattempo ho scritto a Cristian, cercando di tranquillizzarlo, dicendogli che ci persone buone e avrebbe trovato possibilità di accoglienza. Avevo telefonato in posti che ospitano ex detenuti - Emmaus di Villafranca e una Casa di Ronco all’Adige - e di tutto ciò Frà Alberto è sempre stato informato. Come vedi dalle sue lettere, ha avuto una vita molto dolorosa, e delle sorelle che lo avevano abbandonato non ha più fatto nessun riferimento”.

La testimonianza dell’agente Barbera - Il cordoglio per la morte di Cristian Mizzon ci arriva anche dalle parole di Matteo Barbera, agente penitenziario di Montorio e sindacalista AlSiPPe, che dice “Era un bravissimo ragazzo, mai una discussione, sempre corretto con il personale, mi dispiace davvero tanto”. Non sappiamo se si sia trattato di suicidio o di morte per altre cause, quel che è certo è che Cristian aveva paura del dopo, perché il dramma di tanti, di troppi, non è solo la detenzione di per sé, ma ciò che li aspetta fuori, una volta espiata la pena. Sbarre di Zucchero continuerà sempre a lottare contro il muro di gomma che vorrebbe tacere su questi drammatici e continui eventi. Non si può morire nel silenzio generale, quando la tua vita è nelle mani dello Stato. Mai più una/uno di meno!