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di Marco Birolini

Avvenire, 20 febbraio 2024

Gli avvocati veronesi hanno proclamato uno sciopero della fame per protestare contro la sequela di suicidi nel carcere Montorio e, in generale, per le pessime condizioni degli istituti di pena italiani. “Questa drastica iniziativa si pone da un lato come grido di denuncia rispetto al dramma che sta investendo Montorio - spiegano i penalisti. Una Casa circondariale sovraffollata e carente di personale specializzato a fronte del crescente numero di detenuti con problemi di dipendenza o psichiatrici, all’interno della quale il numero dei sucidi è in rapido aumento e ogni giorno si susseguono in silenzio decine e decine di eventi critici di auto o etero lesionismo. Queste vite spezzate non hanno avuto alcun senso”.

L’avvocato Paolo Mastropasqua, presidente della Camera Penale di Verona, snocciola dati preoccupanti: “Il sovraffollamento è del 164%, i reclusi sono 550 a fronte della capienza regolamentare di 335. C’è un solo psichiatra, il numero degli educatori è insufficiente. Chiediamo alle istituzioni che si adoperino per le misure alternative al carcere, di lavoro all’interno o all’esterno”. I dieci componenti della Commissione Carceri dell’organo di rappresentanza degli avvocati stanno astenendosi dal cibo con la modalità “a staffetta”.

All’iniziativa hanno aderito per ora una cinquantina di persone, tra legali e cittadini. Gli avvocati ricordano nomi e date di chi si è tolto la vita negli ultimi tempi: Antonio Giuffrida (22 gennaio 2024), Oussama Saidiki (17 dicembre 2023), Giovanni Polin (20 novembre 2023), Farhady Mortaza (10 novembre 2023). Di un quinto, morto il 3 febbraio 2024, non sono note le generalità. Una lista tragica che rischia di allungarsi se non ci saranno interventi urgenti e concreti. Ma non c’è solo la situazione di Montorio a preoccupare.

Ormai quasi ogni giorno arrivano brutte notizie dalle carceri italiane. Ieri sei agenti di polizia penitenziaria di Torino sono rimaste intossicate dal fumo sprigionato nell’incendio appiccato da una detenuta nel padiglione femminile. Lo ha riferito il sindacato Osapp. Le agenti hanno fatto evacuare il reparto ma 6 hanno respirato i fumi della combustione e sono finite in ospedale. La protesta della detenuta, secondo il sindacato di polizia, sarebbe stata determinata dalla pretesa di essere assegnata ad una sezione detentiva a regime aperto.

“Lavorare al carcere di Torino come nell’intero sistema penitenziario italiano - sostiene Leo Beneduci, segretario generale di Osapp - è diventato impossibile nell’assoluta assenza dei requisiti minimi di sicurezza e vivibilità lavorativa. Ribadiamo quindi la richiesta al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di dichiarare lo stato di emergenza nazionale delle carceri e di designare un commissario straordinario che abbia capacità di riorganizzare il sistema penitenziario”. Il governo cerca soluzioni e soprattutto nuovi spazi.

“Grazie allo sblocco di 255 milioni di euro, nelle carceri avremo 7.300 posti in più sui 9.100 attualmente mancanti” ha annunciato ieri il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro durante il convegno per i125° del reparto mobile della penitenziaria, spiegando di voler raggiungere l’obiettivo “entro tre anni”. Ma ci sono anche altri problemi. Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ne denuncia uno: “Vi è un’emergenza telefonini in carcere: mediamente in ogni carcere ce ne sono 100”. Delmastro studia la contromossa: “Stiamo valutando la possibilità di schermare gli istituti penitenziari”.