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di Laura Tedesco

Corriere Veneto, 9 dicembre 2023

È successo ancora. Un nuovo suicidio in cella a Verona. Un’altra vita spezzata nel carcere scaligero di Montorio, diventato il più “attenzionato” e sotto i riflettori d’Italia da quando, sabato 25 novembre, è arrivato Filippo Turetta, il 22enne assassino dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, tuttora rinchiuso nella sesta sezione infermeria (con una sorta compagno di cella-tutor) anche per scongiurare possibili atti autolesionistici.

Quello che si è appena consumato nel venerdì dell’Immacolata è stato il quarto suicidio all’interno della casa circondariale di Verona - più di cinquecento detenuti per 350 posti negli ultimi quattro mesi, addirittura il terzo nel giro di un mese. E come purtroppo spesso accade, i detenuti che arrivano al gesto estremo di farla finita attuano il passo più tragico proprio nei giorni di festa, quando le mancanze e le crisi esplodono in tutta la loro angoscia. Forse è capitato così nel pomeriggio dell’8 dicembre anche al giovane detenuto Saidiki Oussama, di nazionalità marocchina: gli mancavano appena tre mesi da scontare dietro le sbarre per tornare in libertà.

Invece ne ha avuto il tempo, anzi non se lo è dato: si è impiccato in cella d’isolamento a metà pomeriggio. Erano circa le 16.30 di venerdì: secondo le voci di “Radiocarcere” era detenuto da tre anni, si trovava recluso in quinta sezione e in passato avrebbe già dato segni di disagio mentale, dando fuoco alla cella. Avrebbe manifestato problemi anche nel pomeriggio dell’Immacolata, ragion per cui è stato visitato da uno psichiatra. Dopodiché sarebbe stato condotto in una cella d’isolamento, dove la situazione è inaspettatamente e improvvisamente degenerata, con il giovane detenuto nordafricano che si è impiccato.

Non è stato possibile, purtroppo, evitare l’irreparabile e salvargli la vita: “Ho appena appreso la notizia - reagisce addolorato don Carlo Vinco, garante dei detenuti nel carcere di Verona -. Era da tanto che non avevo occasione di vederlo e attendo di saperne di più. Di certo è il terzo detenuto che si toglie la vita nell’ultimo mese, è una situazione che mette una grande tristezza”. La luttuosa scia nel penitenziario scaligero è tragicamente iniziata il 9 agosto 2023, con il gesto estremo (anche se manca la conferma definitiva dalle indagini ancora in corso) di Christian Mizzon, veronese di 44 anni, vittima (pare) di una overdose di farmaci. Il 9 novembre 2023 è la volta del detenuto afghano Farhady Mortaza, 30enne con cittadinanza austriaca e status di rifugiato: soffriva di disturbi psichiatrici, si è impiccato nonostante il tentativo delle guardie di salvarlo. Domenica 19 novembre tocca purtroppo a Giovanni Polin di 34 anni, nato in India, italiano di seconda generazione dopo essere stato adottato insieme alla sorella da una coppia veronese: anche lui, morto impiccato in cella. Una drammatica linea di dolore che fa insorgere l’associazione Sbarre di Zucchero: “A poche ore dalla notizia del decesso in ospedale del detenuto di San Vittore che si era impiccato mentre era in corso la diretta della Prima della Scala di Milano, ci giunge notizia dettagliata dell’ennesimo suicidio nel carcere di Verona - è la veemente reazione degli attivisti dell’associazione pro detenuti, Monica Bizaj, Micaela Tosato e Marco Costantini- Un giovane marocchino di nome Oussama Saidiki si è impiccato in una cella di isolamento, nei pressi dell’Ufficio Matricola. Non stava bene, aveva già dato ampi segnali in passato di disagio psichico, ingerendo vetri e incendiando la sua cella.

L’8 dicembre è stato portato a colloquio con lo psichiatra, dove si è agitato così tanto da diventare aggressivo; da qui la decisione di non ricondurlo in quinta sezione ma di metterlo in isolamento, da solo. E Oussama si è impiccato. È il terzo suicidio nel carcere di Montorio in meno di un mese - denuncia Sbarre a gran voce - Storie diverse ma un denominatore comune per questi tre ragazzi, il silenzio ormai insopportabile di Istituto e Garante dei detenuti, da parte loro tutto tace, ancora ed ancora. Perché? Adesso pretendiamo delle risposte urgenti, sperando di “non disturbare” la quiete, in questo freddo ponte dell’Immacolata”.