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di Laura Tedesco

Corriere del Veneto, 27 ottobre 2023

Sospesi dal servizio per un anno. Il giudice: “Rischio di reiterazione di altri reati”. Niente stop invece per 5 colleghi. Il sindacato: “Sono tutti presunti innocenti”. Insulti, pestaggi. Botte, umiliazioni. E poi tante, troppe “coperture”. Illegalità viste ma taciute. Silenzi, teste voltate dall’altra parte. Verbali “aggiustati”, “soffiate” ai colleghi. Diventando così complici dei poliziotti violenti: li avrebbero visti “tradire la funzione e la divisa”, eppure non avrebbero alzato un dito per fermarli. Il 6 giugno scorso, cinque agenti delle Volanti di Verona vennero posti ai domiciliari dai colleghi della Squadra Mobile scaligera con accuse gravissime, compresa quella di tortura. Adesso, a 4 mesi e mezzo dalla retata-choc che travolse e sconvolse la Questura veronese gettandola nella bufera mediatica e politica, lo stesso giudice delle indagini preliminari Livia Magri sospende dal servizio altri dodici poliziotti. Per un anno non potranno indossare la divisa: provvedimento interdittivo che i pm Carlo Boranga e Chiara Bisso della Procura di Verona avevano in realtà chiesto per 17 agenti della Questura scaligera.

Il giudice: tradita la divisa - “È innegabile che tutti gli indagati, come già osservato anche nell’ambito dell’ordinanza cautelare coercitiva emessa lo scorso mese di giugno nei confronti di Alessandro Migliore, Loris Colpini, Filippo Failla Rifici, Federico Tomaselli, Roberto Da Rold (i 5 arrestati a giugno, ndr) abbiano tradito la propria funzione - scrive il gip nella mega ordinanza emessa nelle scorse ore -, comprimendo i diritti e le libertà di soggetti sottoposti alla loro autorità offendendone la stessa dignità di persone, creando essi stessi disordine e compromettendo la pubblica sicurezza, commettendo reati piuttosto che prevenirli, in ciò evidentemente approfittando della qualifica ricoperta, anche compiendo falsi ideologici in atti pubblici fidefacenti con preoccupante disinvoltura”. Toni pesantissimi quelli usati dalla gip Magri a sostegno delle nuove misure cautelari appena scattate: “È evidente - sostiene il magistrato - come l’abuso dei poteri connessi alla funzione o al servizio non soltanto abbia consentito agli indagati di cogliere più facilmente le opportunità di commissione di illeciti, ma abbia altresì costituito una sorta di “paravento” al riparo del quale schermare le proprie responsabilità”.

Potrebbero ripetere i reati - Secondo il gip, la sospensione dei 12 agenti dal servizio è necessaria: “È assolutamente indispensabile un intervento cautelare al fine di contenere il pericolo di reiterazione criminosa, potendosi confidare nell’astensione dalla commissione di ulteriori reati una volta precluso lo svolgimento del servizio in seno alla Polizia di Stato”. A parere del giudice, se non fossero sospesi, i 12 agenti potrebbero violare nuovamente il codice penale: “Purtroppo - spiega - si deve prendere atto che, in linea con la valutazione operata dal pm, la pluralità e la gravità dei reati contestati, anche offensivi di beni giuridici diversi, che non rappresentano certamente episodi isolati di violenza od occasionali illeciti, sono sintomatici dell’esplicazione di un vero e proprio modus operandi consolidato e condiviso da numerosi operanti all’interno dell’Ufficio Volanti della Questura”.

Coperture e impunità - Nei dialoghi intercettati, “si fa esplicito riferimento alla prassi ampiamente diffusa tra gli operanti delle Volanti - sottolinea ulteriormente il gip - di percuotere i soggetti trattenuti presso gli uffici della Questura nei corridoi o nel cosiddetto “tunnel” in quanto luoghi privi di impianti di videosorveglianza”: il tutto, “potendo gli indagati giovarsi dell’adesione mostrata dai colleghi nel corso delle azioni delittuose, condizione che ha finora garantito loro assoluta impunità a fronte degli innumerevoli illeciti commessi”. Un “insano spirito di corpo emerso durante gli interrogatori, caratterizzati dal comune intento degli indagati di negare le proprie responsabilità anche in contrasto con palesi evidenze probatorie, e di coprire responsabilità altrui”.

Accanimento sui deboli - Altra “amara considerazione è che i soprusi risultano aver coinvolto in misura pressoché esclusiva soggetti stranieri, senza fissa dimora, con gravi dipendenze da alcol e stupefacenti, soggetti particolarmente deboli”. Toni e motivazioni perentorie quelle addotte dal gip nella maxi ordinanza su cui già divampano le polemiche di legali e Sap, il cui segretario nazionale Stefano Paoloni dichiara: “Condividiamo la nota inviata dall’avvocato Rachele Selvaggia De Stefanis al Procuratore Capo di Verona Raffaele Tito e al Presidente del Tribunale Penale di Verona Raffaele Ferraro, poiché - protesta il Sindacato autonomo di Polizia - il diritto di non colpevolezza sino all’ultimo grado di giudizio deve essere garantito anche agli operatori delle forze dell’ordine e la divulgazione di notizie tra l’altro non ancora notificate agli interessati significa scrivere già nell’opinione pubblica una sentenza definitiva”.