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di Andrea Aversa

L’Unità, 17 agosto 2023

Sono emersi nuovi dettagli relativi alla tragica vicenda legata al decesso del 44enne. Vi sono accertamenti in corso, ancora non è chiaro se si sia trattato di suicidio. La vittima, sola e senza alcun rapporto con la famiglia, aveva “paura del dopo”.

È stato trovato senza vita in cella. Cristian Mizzon, 44 anni, è deceduto nel carcere di Verona. Dai primi accertamenti pare che il giovane sia morto a causa di un’overdose di farmaci. Secondo quanto appreso da l’Unità, nella cella di Mizzon - in seguito a una perquisizione - sono stati trovati medicinali, psicofarmaci e siringhe. Un dettaglio che rafforza la pista del suicidio. Tuttavia sono in corso i dovuti accertamenti legali e la causa della morte ancora non è stata resa nota. Probabile, da parte dell’autorità giudiziaria, la disposizione dell’autopsia sulla salma della vittima. Quest’ultima, secondo alcune testimonianze, aveva ‘paura del dopo’, cioè di cosa l’avrebbe atteso fuori dal penitenziario.

Chi è e come è morto Cristian Mizzon - Era un grande tifoso del Verona ed era assiduo frequentatore della curva scaligera. Il 44enne era solo, il padre è deceduto anni fa e la madre lo aveva abbandonato quando lui era piccolo. Dall’età di 15 / 16 anni non ha più avuto rapporti neanche con le sorelle. La sua è stata un’esistenza segnata dalla fragilità. Probabilmente molte difficoltà sono state aggravate da presunte dipendenze da sostanze stupefacenti. La denuncia del suo decesso è stata data dall’associazione ‘Sbarre di zucchero’ di cui fa parte anche il suo avvocato, Simone Bergamini.

I fatti e le indagini - Le indiscrezioni legate alla morte di Mizzon sono trapelate dal carcere. Da chi lo conosceva, dai parenti degli altri detenuti. Poi il lavoro instancabile dell’associazione e l’informazione preziosa di Radio Carcere hanno fatto il resto. C’è un ulteriore dettaglio che porterebbe le indagini sulla pista del suicidio: pare che Mizzon la sera prima che fosse trovato senza vita, si sia fatto la doccia e la barba. Si ‘era tirato a lucido’, quasi come se volesse farsi trovare pronto e preparato per quest’ultimo viaggio. Un viaggio che ha un solo responsabile: lo Stato.