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di Marta Occhipinti

La Repubblica, 23 aprile 2023

La seconda giornata del Festival tra fumetti, cold case i big ospiti. Il Premio Strega Albinati: “La realtà delle carceri è peggiorata. Rieducare è una parola sospetta”. Il Cassaro alto è un viale affollato di lettori che, sotto al sole della primavera in città, si aggirano in mezzo a stand di libri, librai ed editori indipendenti.

La terza giornata del festival “La Via dei librai” in Corso Vittorio Emanuele per molti editori è il primo giorno di grandi presenze. Complice il fine settimana e il ponte del 25 aprile, che ha portato a Palermo turisti, per buona parte stranieri. Ospiti clou della giornata il premio Strega Edoardo Albinati e lo scrittore Einaudi Sandro Bonvissuto all’Isola Robinson di “Repubblica”.

“È la mia prima volta qui a Palermo - dice Josephine, 28 anni, turista francese, appena uscita dalla Cattedrale - vedere così tanta arte unirsi ai libri su strada è meraviglioso. Sembra una boulevard perfetta, dove al posto degli alberi ci stanno le pagine di carta a dar vita alla città”.

In mezzo agli stand, sono arrivati per dei firmacopie anche i due fumettisti Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, autori Feltrinelli Comics e già autori Marvel e Panini, ospiti entrambi in piazza Sett’Angeli per l’incontro “Generazioni a fumetti”: dibattito insieme a Costanza Santoro, allieva del terzo anno della Scuola del fumetto di Palermo, e Gabriella Chianello, siciliana scelta da Tim Burton per la pubblicazione del graphic novel “Nightmare before Christmas: Mirror Moon”, edito da TokyoPop/Disney e in Italia da Panini. “È bello che i libri escano fuori dai luoghi che ad essi sono eletti, come le biblioteche e le librerie, e che ritornino in strada - dice Marco Rizzo, primo italiano sceneggiatore di un episodio di Spider-Man per la storica rivista anglosassone ‘Spider-Man Magazine’ - i fumetti hanno una storia né giovane, né recente. Ma sono cambiati i linguaggi, i mezzi e l’accesso al mondo stesso della narrativa per immagini.

Oggi ci sono più lettori di fumetti e più scelte editoriali per un pubblico vario: quello che non deve cambiare è la capacità critica dei fumettisti, di qualsiasi generazione essi siano, ovvero quella passione che non è vittima delle mode e dei pubblici, ma è capace di scelte culturali”. “Il fumetto non è solo pop - aggiunge Lelio Bonaccorso - lo dimostra il nostro percorso da grahic journalist dell’antimafia prima e dell’attualità dei migranti, poi. Per disegnare e comunicare emozioni serve sempre la presenza nei luoghi. Anche le immagini, come la scrittura, vivono di empatia con la società. E non sono ad essa estranei”.

Tra gli ospiti, ancora l’ex questore Renato Cortese, nell’incontro sui cold case di Palermo ricostruiti dal lavoro giornalistico di Gian Mauro Costa e Roberto Leone. Non è facile riaprire dei cold case: “Occorre che emergano elementi nuovi, che magari la scienza forense trovi elementi. Ma non vorrei che si pensasse che tutto possa essere rimesso alla scienza, la componente dell’uomo che ragiona, il poliziotto che ha acume - dice Cortese - la “sbirritudine”, termine che qui a Palermo conosciamo bene, è essenziale. E mica solo per casi minori, anche per i delitti di mafia. Se si vuole sconfiggere la mafia, bisogna togliere il consenso popolare che la mafia ha nei confronti dei cittadini”.

Spazio anche alla cronaca e all’attualità, con il dibattito insieme a Sandro Bonvissuto, giornalista e scrittore, che ha parlato di carceri. “Spesso si sa poco o nulla della vita dietro le sbarre - dice Bonvissuto - bisognerebbe conoscere di più. La strada è quel luogo da cui dovremmo ripartire per recuperare un po’ di umanità e creare meno barriere con l’altro”. Poi commenta l’arresto della preside antimafia dello Zen: “Se un intero quartiere sta nelle mani di una preside, c’è qualcosa che non va - dice - se un intero quartiere come presidio di legalità ha una preside, c’è davvero qualcosa che non va”.

Puntuale alle 19, all’Isola Consolo, al piano della Cattedrale, l’ospite big della giornata il premio Strega Edoardo Albinati. “È la prima volta che mi ritrovo a parlare davanti con alle spalle mille anni di storia - dice riferendosi alla Cattedrale - Palermo è sempre una città dove ritorno volentieri. E ogni volta mi stupisce sempre”. Albinati ha parlato di solitudine, quella desiderata come pace privata e quella cui si è costretti per l’emarginazione sociale.

“Tutti vorrebbero avere uno spazio che non dovrebbe essere invaso da altri. Ma ci sono anche solitudini affollate come quelle dei detenuti in carcere”. Lo scrittore, che dal 1994 insegna lettere a Rebibbia, commenta poi lo stato e la funzione degli istituti penitenziari oggi.

“Il carcere è peggiorato - dice Albinati - la reclusione serve a restituire il male a chi l’ha commesso. Ma le carceri sono peggiorate. Rieducare è una parola sospetta. La staticità della realtà carceraria è mortificante. La funzione delle carceri è ancora lontana, dal mio punto di vista, da un ulteriore gradino che riesce a dare senso alla detenzione, che non sia dannoso per la società. Non sono un buonista, anzi un ‘cattivista’. Converrebbe anche ai più cinici che queste persone escano migliori dagli istituti di pena, perché prima o poi usciranno e verranno reinseriti nella società”.