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di Maria Berlinguer

La Stampa, 11 settembre 2023

Il professore del Bambino Gesù di Roma: “Aumentati i fattori di rischio, famiglie in crisi. Mancano gli asili e il sistema scuola è carente, l’età di chi si uccide è calata, siamo sui 15 anni”. “Siamo di fronte a una vera e propria emergenza psichiatrica, da molti anni i casi di tentativi di suicidio e di atti di autolesionismo sono in aumento, basti pensare che nel 2011 noi facevamo150 consulenze circa in pronto soccorso in psichiatria e nel 2021 siamo arrivati a 1.800.

È un fenomeno che dura ormai da molto tempo e che con la pandemia ha avuto un’accelerazione ulteriore. I casi sono aumentati del 10 per cento”. Il professore Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù certifica che la politica ha dimenticato la salute mentale dei ragazzi. Si è molto abbassata l’età dei ragazzi che si fanno del male. “I disturbi mentali sono sempre più frequenti tra i bambini, il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni. Il suicidio era un fenomeno della tarda adolescenza, oggi siamo intorno ai 15 anni ma la più piccola che abbiamo ricoverato aveva 9 anni e si è defenestrata”.

Perché ci sono molte più ragazzine che ragazzi? Le percentuali dicono il 90% dei casi...

“Il tentativo di suicidio ha spesso alla base, nell’80 per cento dei casi, una depressione e la depressione è molto più frequente nelle ragazze che rispondono con ansia e depressione mentre i ragazzi spesso reagiscono con la rabbia”.

Perché il Covid ha fatto impennare i disturbi?

“Intanto la pandemia ha generato un forte stress per tutti. In genere in tempi di carestie e guerre aumentano i casi di psichiatria, i disturbi mentali. Per i ragazzi inoltre c’è un fenomeno ulteriore, ovvero le dipendenze che sono aumentate sensibilmente”.

Quali sono le dipendenze maggiori tra i ragazzi?

“Intanto sono sempre più i bambini che si avvicinano ai cannabinoidi, l’età di incontro ormai è la prima media. Noi sappiamo che gli effetti delle sostanze sono molto diversi se le usano gli adulti o i bambini. Questo aspetto molti genitori non lo capiscono, magari sono genitori che hanno sempre fatto uso di cannabinoidi e di droghe leggere. E poi c’è l’altra dipendenza importante dai i dispositivi, dalla rete, dai social network”.

In che modo questa seconda dipendenza incide sulla psiche dei ragazzi?

“In media i ragazzi passano sei ore al giorno davanti a un telefonino e sappiamo che questa dipendenza crea lo stesso fenomeno delle sostanze, ovvero l’assuefazione e la ricerca spasmodica di questo strumento se non è disponibile. Si attivano le stesse aree cerebrali che si attivano quando abbiamo una dipendenza da sostanza”.

Sono aumentati i fattori di rischio?

“Sì i ragazzi non si incontrano più, le famiglie vivono un momento di grande crisi anche perché spesso mamma e papà sono costretti a lavorare dalla 8 alle 20. E noi siamo un Paese dove mancano gli asili nido e il sistema scolastico è carente. E c’è da considerare che anche lo sport oggi è diventato solo competizione, non si gioca più a pallone in oratorio o in cortile si gioca per diventare un campione”.

E la scuola?

“Il ministero è stato ribattezzato ministero dell’Istruzione del Merito come se fosse fondamentale fare una selezione. Questo è un Paese per vecchi, se lei si va a rivedere i primi decreti di Conte durante il lockdown la parola bambino non compare mai, ci sono i cani ma non i bambini”.

Che si può fare per prevenire il dilagare di questi fenomeni?

“Io rimango stupefatto perché quando si parla di difesa della famiglia, penso a manifestazioni di piazza dove c’erano personaggi che adesso fanno il presidente della Camera, si spiega come deve essere composta, mentre si dimentica che ciò che conta è che ci siano persone che ti vogliono bene. Difendere la famiglia significa consentire ai genitori di poter stare a casa con i figli alle cinque del pomeriggio, e prima ancora garantire gli asili nido e le scuole”.