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di Vincenzo Brunelli

luccaindiretta.it, 20 ottobre 2022

Gli agenti contro il fumo passivo portano il caso al Consiglio di Stato. I poliziotti chiedono di bandire le sigarette dai luoghi comuni, i giudici di Palazzo Spada vogliono andare a fondo: attesa per la sentenza.

Vietato fumare? Sì, ma non ovunque. In cella il divieto che ormai è esteso ad ogni locale ed esercizio pubblico non vale. Con delle conseguenze che non ricadono soltanto sui fumatori, ma anche su chi, per lavoro, è costretto, quel fumo a respirarlo. Il caso del fumo passivo nel carcere di Lucca è una problematica sollevata da alcuni dipendenti del San Giorgio e che 10 anni fa era finita sul tavolo del Tar di Firenze che aveva rigettato il ricorso degli agenti penitenziari che avevano richiesto provvedimenti e risarcimenti. Ma ora il consiglio di Stato vuole approfondire la vicenda e in un’ordinanza pubblicata oggi (19 ottobre) sull’appello proposto nel 2015 alla precedente sentenza dei giudici fiorentini ha richiesto una serie di documenti prima di pronunciarsi nel merito. Una sentenza quella dei giudici di Palazzo Spada destinata in ogni caso a diventare fondamentale per tutti gli altri ricorsi simili in Italia.

Nelle celle infatti ad oggi non è previsto il divieto di fumo, e se da un lato i detenuti fumatori hanno tutto il diritto di fumarsi una sigaretta è pur vero che esiste anche il diritto alla salute di chi non fuma. Una questione irrisolta dal legislatore quella del fumo passivo nelle carceri che ora vedrà una decisione in ogni caso storica del consiglio di Stato a partire dagli agenti penitenziari del carcere di Lucca.

Lo stesso Tar di Firenze nella sentenza del 2012 aveva affermato in sentenza che in Italia non c’è il divieto di fumo nelle celle per i detenuti. Si legge infatti in quella decisione di primo grado che aveva rigettato i ricorsi degli agenti di Lucca: “sotto il profilo organizzativo interno dell’Istituto, risultano, infatti, ben tre ordini/avvisi di servizio (precisamente si tratta degli ordini di servizio del 9 gennaio 2002, 10 agosto 2010 e del 2013) finalizzati all’imposizione del divieto di fumo in una serie di locali utilizzati da tutta la comunità carceraria (corridoi, corsie d’ospedale, biblioteche, locali adibiti a sala riunione; ecc.) e di una serie di prescrizioni ritenute idonee a ridurre le problematiche derivanti dal fumo nei locali in cui non era possibile apporre il divieto di fumo (come nelle celle di detenzione)”.

I giudici del Consiglio di Stato, invece, vogliono andare più a fondo e hanno ordinato: “Ritenuto che sia necessario acquisire dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria una relazione, corredata da tutti i documenti relativi, sulle direttive che sono state fornite agli istituti di pena per affrontare il problema dell’esposizione al fumo passivo degli appartenenti all’amministrazione che ivi prestano servizio e sulle iniziative assunte, in particolare con riferimento a quanto è stato fatto presso la casa circondariale di Lucca.

Ritenuto che anche la direzione della casa circondariale di Lucca debba riferire sulle iniziative assunte nel corso degli anni per affrontare il problema dell’esposizione al fumo passivo, il consiglio di Stato in sede giurisdizionale, sezione quarta, ordina che si dia esecuzione a quanto disposto in parte motiva dando termine alle amministrazioni di depositare le relazioni richieste entro quaranta giorni dalla comunicazione della presente ordinanza. Trasmette gli atti al presidente della Sezione per la fissazione dell’udienza per la prosecuzione del giudizio”. Nelle prossime settimane la storica decisione del consiglio di Stato destinata a far discutere in ogni caso.