L'Osservatore Romano, 16 novembre 2019
Il discorso del Papa al congresso dell'Associazione internazionale di diritto penale. "Occorre vigilare, sia nell'ambito civile sia in quello ecclesiale, per evitare ogni possibile compromesso" con le diffuse manifestazioni della "cultura dell'odio", che rappresenta oggi una degenerazione della "cultura dello scarto". È il monito lanciato dal Pontefice nel discorso rivolto ai partecipanti al congresso dell'Associazione internazionale di diritto penale, ricevuti nella mattina di venerdì 15 novembre, nella Sala Regia.
L'ampia riflessione del Papa ha toccato numerose tematiche legate alla funzione del diritto penale, in particolare quelle connesse alla sua applicazione nei confronti dei "delitti dei più potenti". Per Francesco, infatti, "il capitale finanziario globale è all'origine di gravi delitti non solo contro la proprietà ma anche contro le persone e l'ambiente".
Si tratta, ha denunciato, "di criminalità organizzata responsabile, tra l'altro, del sovra-indebitamento degli Stati e del saccheggio delle risorse naturali del nostro pianeta". Reati del genere, ha rincarato, "hanno la gravità di crimini contro l'umanità, quando conducono alla fame, alla miseria, alla migrazione forzata e alla morte per malattie evitabili, al disastro ambientale e all'etnocidio dei popoli indigeni".
In questo senso l'accento del Papa è caduto soprattutto su "alcune condotte" - spesso "impunite" - che "possono essere considerate come "ecocidio": la contaminazione massiva dell'aria, delle risorse della terra e dell'acqua, la distruzione su larga scala di flora e fauna, e qualunque azione capace di produrre un disastro ecologico o distruggere un ecosistema". In proposito, dal recente Sinodo per l'Amazzonia è venuta la proposta di "definire il peccato ecologico come azione oppure omissione contro Dio, contro il prossimo, la comunità e l'ambiente".
Molte altre le questioni al centro delle preoccupazioni del Pontefice. Questioni che sono state poi riprese e riassunte nell'appello conclusivo a realizzare sempre più pienamente "una giustizia penale restaurativa". Le società attuali, ha affermato Francesco, "sono chiamate ad avanzare verso un modello di giustizia fondato sul dialogo, sull'incontro, perché là dove possibile siano restaurati i legami intaccati dal delitto e riparato il danno recato". Per Francesco non si tratta di "un'utopia", ma è comunque "una grande sfida che dobbiamo affrontare tutti se vogliamo trattare i problemi della nostra convivenza civile in modo razionale, pacifico e democratico".