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di Chiara Currò Dossi

Corriere dell’Alto Adige, 5 marzo 2023

Intervista a Julia Unterberger, senatrice Svp e avvocato, che si occupa di diritto di famiglia. In Senato è relatrice per riproporre il pacchetto di misure contro la violenza sulle donne concordato dalle ministre del governo Draghi.

“Com’è possibile che una donna che ha presentato cinque denunce per maltrattamenti venga uccisa dal compagno?”. A dar voce allo sgomento per la morte di Sigrid Gröber, la cameriera di 39 anni massacrata di botte e morta all’ospedale di Merano all’alba di domenica 18 febbraio, e per la cui morte è indagato il compagno, Alexander Gruber, è la senatrice Svp Julia Unterberger. Meranese anche lei, avvocato, è specializzata in diritto di famiglia.

“Non sono penalista - mette le mani avanti -, ma in tutta la mia carriera non ricordo di nessuna donna, che si sia rivolta a me per assistenza legale, che mi abbia detto di essere stata sentita in Procura, dopo aver sporto denuncia per maltrattamenti domestici. I femminicidi sono una piaga sociale, e devono essere presi sul serio da tutti, Procure comprese. È brutto che uno Stato non riesca a tutelare le donne, scandaloso che non ci provi nemmeno, come nel caso di Gröber”.

Senatrice, qual è il problema?

“Che le donne non vengono prese sul serio. Il Codice rosso è stato introdotto proprio per accelerare i tempi della giustizia davanti ai tipici reati della violenza domestica, e prevede che il pm debba sentire la donna che ha sporto denuncia entro tre giorni. Invece non succede, e anzi, spesso si archivia. È vero che c’è poco personale, ma credo che le procure debbano organizzarsi. Certo però che bisogna dire qualcosa anche a loro difesa”.

Prego...

“Di denunce per violenza domestica ce ne sono tantissime, e alcune, anche se in piccolissima parte, sono strumentali. Posso capire che si faccia fatica a capire quali siano “da prendere sul serio” e quali no, ma proprio per questo sarebbe utile che la donna venisse ascoltata dal pm, per farsi un’idea della situazione e capire se sia necessario applicare delle misure”.

Di che tipo?

“Le possibilità sono svariate. Si può chiedere al giudice il divieto di avvicinamento, per esempio, con la possibilità di ricorrere al braccialetto elettronico per controllare che la misura venga rispettata. Oppure si può fare una segnalazione a una casa delle donne della zona, che potrebbe intraprendere un percorso con la vittima e convincerla a stare lontana dal marito o dal compagno violento. Purtroppo però, come abbiamo visto, capita spesso che la donna denunci l’uomo violento, ma che poi torni da lui”.

Un copione comune a tanti, troppi casi di femminicidio. Perché succede?

“Perché questi uomini sono molto bravi, dopo che sono stati violenti. Si scusano, dicono di aver alzato le mani solo perché innamorati e gelosi, che non possono vivere senza di te. Il copione è sempre lo stesso, un susseguirsi di episodi violenti e poi di grandi manifestazioni d’amore. E le donne finiscono col non riuscire più a uscire da questa trappola, ad allontanarsi da questi uomini tossici”.

Prima ha accennato al Codice rosso, introdotto nel 2019. Non dovrebbe servire proprio a intervenire in questi casi?

“Sì, ma la verità è che da quando è stato introdotto non è cambiato nulla. Per lo meno, dalla mia esperienza professionale non ho notato alcun cambiamento. E se penso che in Alto Adige, mediamente, le cose funzionano meglio, non oso immaginare come sia nel resto d’Italia...”.

Se il problema è nei tribunali, pensa che si potrebbe agire prima di entrarci?

“È una domanda difficile. Certo, ci sono le campagne di sensibilizzazione per ribadire che ogni violenza è una di troppo, e l’obiettivo ultimo sarebbe sempre quello di un cambiamento radicale nella società, perché la parità di genere sia realizzata fino in fondo. In Parlamento stiamo cercando di depositare, di nuovo, il pacchetto di misure contro la violenza elaborato dalle ministre del governo Draghi, e del quale sono relatrice in Senato. L’obiettivo è quello di aumentare le forme di tutela per la donna dal momento in cui denuncia o da quando l’autorità viene a conoscenza della violenza. Tra le misure, per esempio, c’è l’estensione dell’ammonimento del Prefetto (al momento applicabile solo ai casi di stalking, ndr), e l’introduzione dell’arresto in flagranza. Il punto però è che quando una donna denuncia, il meccanismo di protezione dovrebbe funzionare. Possiamo anche introdurre nuove leggi, ma se non si applicano nemmeno quelle che già esistono, cosa possiamo sperare di ottenere?”.