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di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 8 luglio 2022

Il M5S ha chiesto la convocazione di Renoldi, Fd’I della Cartabia. Silenzio della ministra della Giustizia Marta Cartabia e del direttore del Dap Carlo Renoldi alla notizia riportata dal Fatto Quotidiano sull’incontro con detenuti al 41 bis da parte dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, grazie al via libera del direttore dell’amministrazione penitenziaria per le visite del 7 e 10 maggio a Sassari e a Nuoro.

Ma sia la ministra sia il direttore del Dap sono stati chiamati a dare spiegazioni dai gruppi del M5S in commissione Antimafia e in commissione Giustizia della Camera. Giulia Sarti, ha chiesto l’audizione di Renoldi in commissione Giustizia, la ministra Cartabia, invece, viene chiamata a riferire alla Camera, anche su richiesta dei deputati di Fdi. Nell’interrogazione dei deputati M5S si parla di “un unicum nella storia, dall’istituzione del 41 bis”.

Ritengono “non giustificato, oltreché pericoloso, che l’Amministrazione consenta l’accesso senza previa valutazione… Gli interroganti chiedono quali iniziative ritenga opportuno adottare per evitare che si ripetano analoghi episodi”. I deputati di Fdi vogliono sapere “a che titolo e per quali motivazioni è stato consentito a un’associazione privata di incontrare i 41 bis”. A difesa di Renoldi e della ministra Cartabia è intervenuto Sergio D’Elia, segretario di “Nessuno tocchi Caino” e nella delegazione in Sardegna: parla di “attacco subdolo a chi sta compiendo un’opera sovraumana di mantenere le carceri italiane nel rispetto dei principi costituzionali”.

Come riportato ieri dal Fatto, è stata la presidente di “Nessuno tocchi Caino”, Rita Bernardini, il 2 maggio, a chiedere, con una mail del tutto generica, che con la sua delegazione voleva visitare i penitenziari di Sassari e Nuoro dove, appunto, ci sono i detenuti al 41 bis, tra cui, a Sassari, lo stragista Leoluca Bagarella e il boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria.

Bernardini in un post di ieri sostiene che non è un fatto senza precedenti perché “visitammo il 41-bis di Viterbo il 22 aprile 2019”. Ma che quanto accaduto a Sassari e a Nuoro, cioè colloqui diretti con i detenuti al 41 bis, sia una novità, lo dice la stessa Bernardini in un’intervista del 13 maggio a Tpi in cui ha parlato di “merito del nuovo direttore del Dap Renoldi”, per quei colloqui. Nel post di ieri, però, sostiene che Renoldi, poi, “ci ha fatto presente che non avremmo dovuto ‘parlare’ con i detenuti al 41-bis, ma solo visitare le celle”. In realtà, potevano parlare, nel permesso manca la dicitura “a esclusione della sezione 41 bis” e Renoldi non ha neppure messo paletti.