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di Marzia Amaranto

Il Riformista, 18 ottobre 2023

Abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla scuola di formazione politica “Meritare l’Europa” di scrivere gli articolo che vorrebbero leggere più spesso sui quotidiani. “Io sono innocente. Spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”. È proprio con queste drammatiche parole pronunciate da Enzo Tortora che voglio portare l’attenzione del lettore sul dramma degli errori giudiziari, che per chi è appassionato di numeri nel solo anno 2022, conta ben 547 persone detenute ingiustamente in carcere in Italia, salvo poi rivelarsi innocenti e costare allo Stato italiano, quasi un miliardo di euro di risarcimenti a favore delle vittime di ingiusta detenzione e di errori giudiziari. Ebbene l’errore giudiziario rappresenta un dramma per le vittime che lo subiscono e per i loro familiari che vengono risucchiati in un labirinto senza fine, trovandosi coinvolti in vicende giudiziarie di cui sono totalmente all’oscuro.

Ma effettivamente sono tanti e troppi i casi celebri di malagiustizia, non solo a livello mediatico, le vittime accertate da Rocco Scotellaro, a Enzo Tortora, a Daniele Barillà, sino ai giorni nostri Raffaele Sollecito, Amanda Knox e Michele Padovano. Tuttavia ai casi eclatanti si accostano gli ancora più numerosi casi di cui in alcun modo si parla. Ed effettivamente perché così tanti innocenti finiscono in carcere subendo errori giudiziari? È indubbia la divergenza tra il fatto storico e l’accertamento processuale, dovuto all’alterazione del quadro probatorio e dunque alla ricostruzione del fatto. Purtuttavia ci sono addirittura casi in cui il giudice è conscio della falla processuale, ma non può porvi rimedio, dovendo decidere sulla base della verità processuale, ossia delle risultanti processuali e non delle proprie convinzioni.

Tutto questo fa sì che la sentenza consacri una verità processuale difforme dalla verità storica, con conseguenze ingiuste. Ebbene il drammatico fenomeno della malagiustizia rappresenta una vera piaga sociale, al più non mancano gli errori giudiziari ai danni di persone fragili che data la particolare condizione di vita, non riescono a godere di un’adeguata difesa. E proprio per superare la situazione il più delle volte causata dalla particolare complessità della ricostruzione probatoria, è ammessa la revisione delle sentenze di condanna, quale mezzo straordinario di impugnazione, in ottica di favor rei.

Ma tra i danni da ristorare non ci sono solo la sofferenza e il dolore come conseguenza dell’ingiusta privazione della libertà e della condanna stessa, bensì anche il danno biologico alla salute, dovuto alla lesione dell’integrità psicofisica della persona. Il dato certo e inconfutabile è che l’esistenza di coloro i quali subiscono un errore giudiziario rimane stravolta.

Nessun tipo di ristoro economico può mai davvero risarcire le ripercussioni sulla vita personale della vittima e dei suoi familiari, le relazioni, i progetti, gli interessi compromessi. Per non dimenticare poi la difficoltà di “ricominciare a vivere” e ricostruire una vita sociale, una reputazione, una vita lavorativa, una vita sentimentale. Il tutto aggravato dall’ingiuria mediatica, pressoché sempre “giustizialista” di cui il Nostro Paese è affetto da sempre, con spettacolarizzazione dei giudizi penali. Non si riesce a comprendere perché a prevalere non sia il garantismo proprio dello stato di diritto.

Un processo drammatico amministrato in nome del popolo mediatico, mediante la scarna conoscenza dell’attività dibattimentale fatta dagli show televisivi.

In questo scenario il ruolo dei mass media è quello di fungere come cassa di risonanza, utilizzata per piegare il consenso o il dissenso sociale, falsando con effetti notevoli la stessa gestione del processo da parte degli operatori “tecnici”. La “spettacolarizzazione” dei processi penali costituisce una vera preoccupazione nel drammatico “mondo” degli errori giudiziari. La costante ricerca di maggiore consenso che crea la “verità mediatica” alternativa a quella processuale. A tal proposito la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ammesso che la violenta campagna mediatica nuoce ai processi, privando così gli imputati delle garanzie procedurali e diffondendo un “diffuso desiderio” di condanna, sfocando nell’inevitabile errore. Troppo spesso l’arresto crea clamore, mentre la “correzione” dell’errore resta in silenzio, ignorata.

E allora la rete web viene in “soccorso” con la diffusione di associazioni di cittadini destinate alle vittime degli errori giudiziari, un evidente segno che il problema merita di essere affrontato in maniera strutturale. Una delle più note e che offre sostegno gratuito è l’AIVM (Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia), nata per volontà del commercialista Caizzone, vittima per oltre 20 anni di un vortice giudiziario dai tratti surreali, prima che fosse dichiarato innocente.

L’AIVM si avvale di professionisti quali psicologi, sociologi, medici e avvocati i quali offrono sostegno alle persone che ritengono di aver subito un torto penale, civile, amministrativo e tributario. La maggior parte di chi si rivolge a queste associazioni sono persone che non hanno disponibilità economiche per garantirsi un’adeguata difesa. Persone disperate che hanno perso tutto e non hanno neppure le minime conoscenze tecnico giuridiche per comprendere la situazione reale. Compito di queste associazioni è fornire un appoggio morale oltre che riappropriarsi della dignità.

Ma è ormai improrogabile e necessario un intervento a livello istituzionale che sia concreto, nella spinosa problematica degli errori in ambito giudiziario e con più idonee oltre che adeguate garanzie di tutela. Dovrebbe essere cura delle Istituzioni, la previsione di una giusta ricollocazione in ambito lavorativo, oltre che un adeguato supporto psicologico per tutto il tempo necessario al pieno recupero. E infine non meno importante l’incentivo alla nascita di associazioni speculari all’AIVM che siano radicate su tutto il territorio nazionale e in modo capillare, atte allo scopo di supportare le vittime di errori giudiziari e malagiustizia.