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www.tusciaweb.eu, 2 gennaio 2015

 

Mammagialla carcere inumano? Decisamente no. Il tribunale di sorveglianza di Viterbo lo spiega a chiare lettere: parlare di sovraffollamento nel penitenziario viterbese, in base alla metratura delle celle, è fuori luogo. La fotografia di Mammagialla è nelle ordinanze del giudice di sorveglianza, in risposta ai reclami dei detenuti che si lamentano di tutto: dalla mancanza di acqua calda agli spazi troppo angusti da dividere con i compagni di cella.

È il decreto carceri (dl 92/2014), diventato legge ad agosto (legge 11 agosto 2014, numero 117). Una conseguenza diretta della sentenza Torreggiani della Corte europea dei diritti umani, che sanzionava l'Italia per i detenuti stipati in una cella tripla da meno di quattro metri quadrati. Risultato? Risarcimento per danni morali da 100mila euro a detenuto e una legge che dà la possibilità di presentare il conto per trattamenti inumani o degradanti.

Una valanga di reclami arriva ogni giorno sulla scrivania del giudice di sorveglianza. La buona notizia è che, per Mammagialla, tantissimi sono quelli respinti. Le pronunce del tribunale tracciano un quadro rassicurante, di un penitenziario a prova di Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che all'articolo 3 recita: "Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti".

"La direzione della casa circondariale di Viterbo ha comunicato che tutte le camere detentive dell'istituto hanno una superficie complessiva di 9,27 metri quadrati escluso il bagno", si legge su una delle tante pronunce del tribunale di sorveglianza che bocciano i ricorsi dei detenuti. In questo caso è un 29enne rinchiuso a Mammagialla dal 2012 a protestare per lo scarso spazio vitale della cella.

La sentenza Torreggiani, scrive il giudice di sorveglianza Albertina Carpitella, "ha indicato in 3 metri quadrati pro capite la soglia minima al di sotto della quale vi è sicuro pregiudizio". Per pregiudizio si intende la detenzione in condizioni disumane.

Ma "a Viterbo ogni detenuto ha a disposizione oltre 4 metri di spazio personale": dunque, il problema sovraffollamento delle celle, a Mammagialla, non si pone. Anche grazie all'organizzazione interna del carcere: "In alcuni reparti è in atto un regime a cosiddette celle aperte, che prevede la permanenza fuori della camera per circa otto ore al giorno, oltre al tempo impiegato per partecipare alle varie iniziative".

Certo. Mammagialla non è mai stato un grand hotel. Né è opportuno che lo sia. Ma, per la dottoressa Carpitella, "non può sostenersi che la detenzione in tale istituto sottoponga i detenuti a una prova di intensità superiore all'inevitabile livello di sofferenza inerente alla detenzione e che essi siano sottoposti a una detenzione inumana e degradante". Ricorso inammissibile, quindi. Non solo per la metratura (idonea) delle celle, ma anche per l'acqua calda, a disposizione dei detenuti sei giorni su sette, anche se non nel bagno privato.