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di Andrea Tognotti

Corriere di Viterbo, 19 marzo 2023

Viaggio nel laboratorio di Mammagialla dove i detenuti realizzano zaini e borse con materiali riciclati. C’è Fabio, 52 anni, Alind, 51, e Fabrizio, 41. Sono detenuti nel carcere Mammagialla, un casermone nella campagna viterbese.

Una struttura di massima sicurezza che ha avuto tra i suoi ospiti Totò Riina. Hanno in comune il lavoro nella sartoria dell’istituto di pena, e una grande voglia di rifarsi una vita una volta usciti da lì. Citano l’articolo 21, e lo sprovveduto cronista pensa alla libertà di espressione del pensiero sancita dalla Costituzione. Fuochino. Si tratta in realtà di una delle norme dell’ordinamento penitenziario, che però ha qualcosa a che vedere con la libertà: disciplina infatti il lavoro all’esterno del carcere, che è pur sempre un modo per fare una vita diversa dalla semplice detenzione e allude a ciò che sarà più tardi.

Parlano tutti bene della loro esperienza in sartoria. Uno mostra con orgoglio un sacco per le vele che, forte della sua esperienza pregressa nei lavori più diversi, è riuscito a realizzare utilizzando anche una macchina per cucire digitale con tanto di touchscreen, l’unica presente nello stanzone che rappresenta da 5 anni il suo luogo di lavoro. O un beauty case fatto di materiali riciclati tranne la cerniera, che mostra con fierezza: “Ho molta esperienza - dice Fabio - e spero di trovare lavoro in una sartoria quando uscirò”.

Tra due anni, chissà, o forse prima se la sentenza della Cassazione gli sarà favorevole. Tutti i detenuti lavorano con materiali da riciclo provenienti dalla MilleniumTech di Prato, realizzando borsoni sportivi personalizzati che hanno già una committenza. Ne ha prenotati 200 l’associazione nazionale dei costruttori edili, Ance, che le distribuirà ai delegati dell’assemblea annuale. Altri ordini stanno arrivando da Pioda Imaging, dal Club Nomentano, da circoli sportivi, aziende e associazioni.

A raccogliere le commesse ci pensa l’associazione Seconda Chance, che provvede anche a fare da tramite tra le carceri e gli imprenditori potenzialmente interessati a impiegare manodopera proveniente dagli istituti di pena, i beneficiari - dietro parere del magistrato di sorveglianza - dell’art. 21 di cui sopra. Ne tiene le redini la giornalista del Tg La7 Flavia Filippi, che ieri era nella sartoria assieme ai titolari di MilleniumTech e può vantare i 160 posti di lavoro procurati in un anno con la sua attività.

E il fatto che le tante commesse ricevute hanno indotto la direttrice del carcere, Anna Maria Lo Preite, a chiedere al provveditorato il potenziamento del gruppo e l’acquisto di una macchina ricamatrice che permetterà di fare tutto in casa senza ricorrere ad aziende esterne.

Poi via, in redazione a svolgere il suo lavoro di sempre nel settore cronaca dell’emittente di Urbano Cairo. Due lavori svolti con passione. Una passione che fa il paio con le aspirazioni di Fabrizio. “Lavorare con le vele fa pensare alla libertà, al mare”. Non subito, ma li avrà.