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di Mattia Ugolini

Corriere di Viterbo, 27 agosto 2023

Nessun dottore viterbese vuole andare a prestare servizio nel carcere. Il 25 luglio scorso, in commissione Sanità, Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio, è stato ascoltato alla Pisana. Anastasia ha esposto il quadro relativo all’assistenza sanitaria negli istituti penitenziari regionali, compreso quello di Viterbo, evidenziando le criticità collegate all’assenza di personale e, di riflesso, i disagi per i carcerati che necessitano di assistenza.

“Inadeguatezza del nucleo di polizia penitenziaria preposto ad accompagnare i detenuti alle visite specialistiche all’esterno, carenza di personale medico e paramedico all’interno degli istituti penitenziari, gravi carenze nell’assistenza psichiatrica e scarsità di percorsi alternativi al carcere sul territorio”: queste le falle di cui ha parlato il garante, tutte ovviamente amplificate dal sovraffollamento delle celle. Nel dettaglio, Mammagialla è tra le carceri dove la situazione sanitaria è più critica.

A rivelarlo è stata Simona Di Giovanni, direttore amministrativo della Asl di Viterbo: “Gli avvisi per l’assunzione di nuovo personale sono andati deserti. La teleradiologia e la telecardiologia sono già attive, ma non è possibile implementare altri ambiti per problemi legati alla fibra ottica”. Insomma, finora nessun dottore parrebbe disposto a prestare servizio nella casa circondariale viterbese. Da qui la ricetta proposta da Anastasia: “Occorre una riflessione - ha concluso il garante dei detenuti - per capire come si possa incentivare la presenza di personale, riconoscendo che la prestazione di servizio sanitario all’interno di un istituto di pena è obiettivamente la prestazione di un servizio in una sede disagiata e che quindi bisognerà trovare degli incentivi. Molti giovani medici o esercenti professioni sanitarie se possono scegliere se fare il medico o l’infermiere dentro un carcere o farlo sul territorio ovviamente scelgono di farlo sul territorio. Noi dobbiamo sapere che la scelta di lavorare in carcere, come alcuni fanno da anni, può diventare una vocazione ma in qualche modo deve essere incentivata”.

Carestia di agenti penitenziari - Come noto, oltre alle difficoltà nel reperire i medici - i quali, a detta di altri dirigenti Asl del Lazio come il reatino Livio Bernardini, preferirebbero “fare la guardia medica” piuttosto che andare nelle carceri - Mammagialla da tempo fa i conti con una vera e propria carestia di agenti penitenziari. Gli addetti sono sempre meno e gli episodi di violenza all’interno del carcere denunciati dai sindacati di polizia proliferano.