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viterbotoday.it, 15 settembre 2023

In sei davanti al Gup per la morte di Hassan Sharaf: tre pronti a chiedere l’abbreviato, familiari parti civili. Morte del detenuto Hassan Sharaf: chiesto il rinvio a giudizio per l’ex direttore di Mammagialla, il comandante della polizia penitenziaria e due agenti e per due medici dell’ospedale di Belcolle. I sei ieri, giovedì 14 settembre, sono comparsi davanti al Gup del tribunale di Viterbo Savina Poli alla presenza del sostituto procuratore generale Tonino Di Bona in quanto le indagini sono state coordinate dalla procura generale di Roma.

Per l’ex direttore di Mammagialla Pierpaolo D’Andria, i medici del reparto di medicina protetta di Belcolle Roberto Monarca (responsabile) ed Elena Niniashvili e il poliziotto della penitenziaria Massimo Riccio (responsabile della sezione di isolamento) l’accusa è di omicidio colposo. Per D’Andria c’è anche quella di omissione di atti di ufficio per il mancato trasferimento di Sharaf in un carcere minorile. Accusa che “condivide” con gli agenti Daniele Bologna (comandante della penitenziaria) e Luca Floris.

Gli avvocati di D’Andria, Bologna e Floris alla prossima udienza, a ottobre, sono pronti a chiedere il rito abbreviato per i loro assistiti. Per Monarca, Niniashvili e Riccio si procederà, invece, con il rito ordinario. Questi ultimi hanno chiesto la citazione del ministero della giustizia e della Asl in qualità di responsabili civili. Ammessi come parti civili i familiari di Sharaf: madre, sorella e cugino. Il detenuto 21enne, egiziano, è morto dopo essersi impiccato nella cella di isolamento.

Era fine luglio 2018. Neanche due mesi dopo, a inizio settembre, sarebbe tornato in libertà. Sulla vicenda di Sharaf la procura di Viterbo aveva aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio che ha poi archiviato. Gli avvocati della famiglia del giovane hanno ottenuto però la riapertura del caso e l’avocazione. La procura generale di Roma, infatti, ha tolto le indagini ai magistrati viterbesi e le ha portate avanti in autonomia.