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di Cesare Zapperi

Corriere della Sera, 25 agosto 2023

Intervista al presidente della Fondazione per la Sussidiarietà: “La premier si deve guardare dalle persone poco competenti”. “C’è chi affronta i problemi con superficialità. Si sentono troppe parole in giro che infastidiscono, meglio tacere e lavorare di più”

Alla vigilia del Meeting aveva auspicato che di fronte ad un Paese “messo male” prevalesse uno spirito di concordia. Lo ha visto a Rimini?

“Su alcuni temi ho visto una buona convergenza - risponde Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e anima storica della kermesse di Rimini -. I problemi dell’Italia sono enormi. Nessuno può pensare di fare da solo, nemmeno De Gasperi ci riuscirebbe”.

Cosa servirebbe?

“Distinguere i piani. Da un lato c’è il governo e la Seconda Repubblica ci ha regalato una sana alternanza. Dall’altro, c’è un Parlamento che deve riscoprire la capacità di convergere sulle soluzioni che aiutano il Paese a svilupparsi. I temi di possibile intesa sono molti”.

Quali, per esempio?

“Anzitutto, l’occupazione. C’è la necessità di superare il modello neoliberista sposato un po’ da tutti negli ultimi trent’anni. Non funziona più. Bisogna rivalutare il ruolo dello Stato non per alterare le regole del libero mercato ma per tutelare le persone dalle sue storture”.

Un altro fronte?

“Quello della sanità e dell’assistenza. Anche qui bisogna cambiare paradigma. Serve più sanità pubblica e soldi spesi meglio”.

Ma il modello lombardo ha sostenuto la sanità privata...

“All’inizio si è chiesto al privato di contribuire all’offerta di servizi sanitari pubblici. Il modello per un po’ ha funzionato in modo virtuoso. Ora si è perso il controllo, ma è successo in tutto il Paese”.

La sua Fondazione batte molto sul tasto della sussidiarietà. Cosa significa?

“Società e Stato devono collaborare di più. Serve una vera alleanza in cui ciascuno metta in campo energie e competenze”.

Per un po’ si è affermato il modello della persona sola al comando...

“Sì, ed è un modello sbagliato. Il problema vero sono i partiti e come scelgono la loro classe dirigente. I cittadini non possono più scegliere i candidati. Se non si vogliono le preferenze, si facciano almeno le primarie”.

Come giudica il governo?

“È presto per dirlo, ci sono luci e ombre. Il vero banco di prova sarà la prossima legge di bilancio”.

E come valuta la premier?

“È una politica cresciuta con la gavetta e si vede. Personalmente, la stimo per l’impegno che ci mette”.

Da cosa si deve guardare?

“Come tutti i premier, si deve guardare dalle persone poco competenti che non hanno una storia alle spalle e che affrontano i problemi con superficialità. Si sentono troppe parole in giro che infastidiscono. Meglio tacere e lavorare di più”.

Come è messo davvero il Paese?

“La crescita c’è, ma è debole. Il problema è il lungo periodo. Lo sviluppo deve diventare strutturale. Per far questo serve una politica industriale che manca da decenni”.

Non se ne vede l’ombra...

“Abbiamo ridotto le scelte economiche al Dpef e alla legge di Bilancio. Nessuno parla di un modello economico che permetta uno sviluppo sostenibile di lungo periodo”.

A Rimini si è parlato molto della crisi della natalità...

“C’è chi l’ha messa solo sul piano economico, pur importante, ma io penso che i figli si facciano quando si hanno degli ideali. Questa non può diventare una battaglia ideologica. Tocca alla politica infondere fiducia nel Paese”.

Uno dei temi di scontro è la gestione dei flussi migratori...

“Gli immigrati sono una risorsa preziosa. Ne abbiamo bisogno, visto anche l’enorme calo della popolazione. Io condivido le parole del Papa, l’accoglienza è un dovere”.

Il centrodestra la pensa diversamente...

“È sbagliato alimentare divisioni su questo tema”.

Dei diritti individuali, invece, non avete parlato...

“Ognuno ha le sue convinzioni, ma i problemi sono complessi, non vanno banalizzati, bisogna discuterne a fondo entrando nel merito. Ad esempio io sono contrario alla maternità surrogata perché gli esseri umani crescono per attaccamento emotivo alla madre fin da quando sono nella sua pancia”.

Sono temi che spaccano...

“Condivido quanto diceva Enzo Jannacci, che ci vuole più umanità altrimenti ci rimettono soprattutto i più deboli e per questo aggiungeva: ci vorrebbe la carezza del Nazareno”.

Il Meeting è cambiato?

“Molto. È cambiato aprendosi. Il primo che ha spronato a farlo è stato don Giussani. Lui ha sempre detto che “l’altro è un bene”. Con persone culturalmente e ideologicamente molto lontane è sempre possibile trovare una sintonia umana”.

Oggi arriva il presidente della Repubblica...

“Sergio Mattarella è il simbolo di chi sa mettere l’istituzione davanti a tutto. Ha sempre valorizzato il bene comune e mi aspetto che sia di sprone per tutti in questa direzione”.