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di Francesco Dal Mas

La Nuova Venezia, 18 novembre 2023

“Ecco cos’è la giustizia riparativa”. Incontro a Vittorio Veneto promosso dalla Caritas prima con 200 studenti, poi con la cittadinanza: “Persona al centro, al di là degli errori commessi”. Metti un ex brigatista, la figlia di Aldo Moro, ucciso dalle Br, e un ex detenuto a spiegare agli studenti, e poi al pubblico, temi valoriali quali la dignità della persona, l’importanza della relazione, la gratuità e l’empatia, la libertà dai fantasmi. È accaduto giovedì mattina in seminario a Vittorio Veneto.

C’erano Agnese Moro, giornalista pubblicista e figlia di Aldo Moro, leader della Dc ucciso nel 1978 dalle Br; Franco Bonisoli, ex brigatista, uno dei membri delle Br che rapì Aldo Moro, ma oggi impegnato in percorsi di giustizia riparativa; Lorenzo Sciacca, ex detenuto, mediatore penale e presidente della cooperativa sociale La Ginestra. A moderarli un prete, don Andrea Forest, direttore della Caritas e della Pastorale sociale e del creato.

Tutti concordi nella centralità del valore della persona, non riducibile ai suoi errori, per quanto grandi e gravissimi essi siano. Si celebrava la Giornata della Giustizia riparativa, a cura della diocesi, reduce, tra l’altro di un protocollo con le pubbliche istituzioni per accogliere percorsi di riparazione.

È importante puntare sulle relazioni, sul parlarsi, sul confrontarsi, hanno condiviso gli intervenuti. Sciacca: “In carcere usavo solo 100 parole”, ha riferito. E Agnese Moro: “La democrazia si fonda sulla persuasione del potere della parola, più forte del potere della violenza”. Per tutti gli ospiti il cambio radicale nella propria vita è avvenuto grazie a una “sorpresa” data dalla gratuità.

“Qualcuno ha ascoltato i miei punti di vista riconoscendo che avevano una dignità”, ha ammesso Sciacca. “A un certo punto per tutti ero un traditore”, ha riferito Bonisoli, “mentre solo un prete, don Salvatore Bussu, pubblicamente mi ha chiamato fratello, senza mai giudicare. Presi atto di non credere più a quella rivoluzione, ho imparato che la violenza è mortifera, non libera. La logica di guerra che avevo sposato disumanizzava le persone, in carcere invece sentivo parlare di dignità umana”.

Agnese Moro ha testimoniato che qualcuno si è accorto del suo dolore “quando mi hanno proposto dei percorsi di giustizia riparativa”. In questi casi è stato fondamentale accorgersi del dolore presente nella vita dell’altro, trovando su quel dolore un tratto comune di umanità. Perciò”, ha sottolineato Moro, “occorre liberarsi dai fantasmi, dalle etichette che mettiamo addosso alle persone”. “Le persone vivono processi dinamici, non sono riducibili ai fotogrammi di un punto della loro vita, in cui hanno sbagliato”, ha aggiunto don Forest.

I numerosi studenti delle classi terze degli istituti superiori di Vittorio Veneto, con i quali era stato fatto un percorso di preparazione, hanno dato vita a un animato dibattito, dimostrando grande interesse per questi temi: L’incontro era stato organizzato, oltre che dalla Caritas diocesana, anche da associazione La Voce, Tavolo provinciale giustizia riparativa, gruppo Il Nodo, pastorale sociale, pastorale giovanile, centro missionario diocesano.

Don Andrea Forest ha ricordato che la giustizia riparativa è la declinazione “laica” della misericordia, per cui anche le proprie ferite, assunte con consapevolezza, diventano un tesoro prezioso per la propria maturazione umana e la crescita tanto della persona quanto della società. Ieri sera nuovo incontro con Anna Cattaneo, pedagogista, mediatrice e formatrice alla mediazione penale al posto di Lorenzo Sciacca. Medesimo tema ma con gli adulti. È intervenuto anche il vescovo Corrado Pizziolo.