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di Beppe Severgnini

Corriere della Sera, 1 ottobre 2023

Nelle emergenze, se c’è da aiutare o spalare, la gente accorre. Soprattutto i ragazzi. Chiedere un impegno regolare è più complicato. Anche a causa della burocrazia. Compiere un gesto generoso è facile, essere generosi è difficile. Potrei suggerirlo come motto all’Abio, Associazione per il Bambino in Ospedale. Fondata nel 1978, assiste i piccoli ricoverati e le famiglie. Ieri ha festeggiato la giornata nazionale in molte piazze d’Italia. Un aiuto prezioso, un servizio formidabile. Ma la preoccupazione si sente.

Di Abio, da anni, sono testimone (oggi affiancato dalla nipotina Agata, diciotto mesi, fuoriclasse del video). Ieri sono stato a Magenta. La locale associazione stenta: si sono informati in 60, all’incontro preliminare erano in 25, sono rimasti in tre. Perché tante rinunce? Perché il servizio ai bambini in ospedale - mi ricordava ieri il presidente Abio, Giuseppe Genduso - richiede preparazione: sanitaria, psicologica, pedagogica, legale. Le norme sulla protezione dei dati (Gdpr) sono complesse (fin troppo). La contabilità dev’essere rigorosa. Il servizio preciso, continuo, regolare. Tutto ciò richiede impegno e fatica.

La stanchezza è diffusa. In un paese vicino Crema, il servizio di soccorso dispone di tre ambulanze: ora rischia di chiudere per mancanza di volontari. Ma il fenomeno è nazionale. Il numero di volontari è calato del 15% rispetto al 2015 (dato Istat), tranne nelle regioni del Sud. La Stampa, in maggio: “Lavoro precario e burocrazia, meno giovani fanno volontariato: spariti in 900 mila”. Avvenire, in giugno: “Oltre la solidarietà spontanea che viene fuori con le emergenze, come in Emilia-Romagna, la realtà comunica un disimpegno simile alla partecipazione politica”.

Elisabetta Soglio, che per prima ne ha parlato su Buone notizie del Corriere, conferma: “In un’emergenza, se c’è da aiutare o spalare, la gente accorre. Soprattutto i ragazzi. Chiedere un impegno regolare è più complicato: obblighi scolastici e di lavoro, vita sociale, imprevisti. Per non parlare della burocrazia, esiste anche nel volontariato”.

Che fare? Be’, le regole potrebbero essere allentate: il carico amministrativo nel terzo settore sta diventando insostenibile. E i volontari - tutti, non solo quelli dell’Abio - devono convincersi che contano la precisione, l’affidabilità, la costanza. I clown in reparto sono ammirevoli. Ma arrivano e ripartono. La differenza la fa chi resta.