di Nilo Di Modica
Il Tirreno, 21 settembre 2019
Con FairMenti anche un percorso per la produzione di pomodori A seguirlo un gruppo di giovani stranieri richiedenti asilo. La birra e il pomodoro, fuori e dentro la cella. Sono questi i due ingredienti che uniscono le storie di dieci persone attorno al progetto FairMenti, che mette insieme due percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro di cinque richiedenti asilo e altrettanti detenuti nel carcere di Volterra. Le prime, sono quelle che lavorano nei campi, le seconde quelle che dentro le mura della prigione volterrana imparano a produrre una birra speciale: insieme metteranno a tavola oltre un centinaio di persone ad ottobre, in due tavolate al carcere e in un circolo a Pisa ancora da definire, il cui ricavato andrà al carcere stesso.
Promosso e finanziato dalla Regione Toscana con capofila l'associazione di promozione sociale Agricultura sociale - onlus, in collaborazione con l'associazione Arci La Staffetta, la cooperativa Arnera e il sostegno di Coldiretti, Cia e Anci Toscana. "È un onore per noi fa parte di questo progetto", commenta Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Pisa. "L'agricoltura sociale da sempre è un obbiettivo della confederazione e della Fondazione Campagna Amica, che l'anno scorso ha dato vita ad una rete di agricoltura sociale che già conta 937 aziende in tutta Italia".
Nelle terre di BioColombini si coltivano i pomodori, mentre con La Staffetta, a Volterra, si fa la birra. I dieci protagonisti di questo progetto hanno un unico obiettivo formativo e di integrazione che coinvolge sia la filiera orticola che quella brassicola.
Circa 15 ore settimanali, con corsi integrati di Haccp e sicurezza a cura dell'azienda. In questi mesi i richiedenti asilo hanno seguito e imparato ogni fase della coltivazione del pomodoro, fino alla raccolta. La Birra al Coriandolo Bio Toscano è invece il punto di arrivo dell'altro percorso. Il luppolo viene dalla società agricola Versil Green by Oligea, diretta da Elena Giannini, vice presidente Coldiretti Lucca.
Il percorso formativo viene svolto nel carcere ed ha visto questo mese il culmine nella cotta didattica di birra artigianale della durata di otto ore, dalla macinatura alla successiva fase di ammostamento, bollitura e successivo inoculo del lievito che fermenterà per altri 15 giorni. A quel punto, allora, sarà il momento di mettersi a tavola.