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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 2 novembre 2023

Il nuovo segretario di Area democratica per la giustizia: “Se dovesse passare la riforma del premierato, aumenterebbe ancora di più il peso del governo di turno in danno degli altri poteri dello Stato. E questo è un pericolo”. A un mese di distanza dal suo congresso di Palermo, Area Democratica per la Giustizia (il centrosinistra dell’Anm, per così dire) ha designato la sua nuova dirigenza: la presidente è Egle Pilla, il segretario Giovanni Ciccio Zaccaro e la tesoriera Barbara Benzi.

Zaccaro, lei diventa segretario in un momento in cui sembra essersi riacutizzato lo scontro tra politica e giustizia. Qual è il ruolo di Area in questa fase?

La magistratura italiana non vuole scontrarsi con nessuno. In questi mesi stiamo assistendo però ad un fenomeno diverso, non solo italiano. Ai tempi berlusconiani le polemiche erano contro i pm che facevano indagini e l’obiettivo era l’impunità. Ora invece il bersaglio sono i giudici che adottano decisioni non gradite alle maggioranze di turno. L’obiettivo è addomesticare la magistratura, perché non interferisca con il disegno del governo. Le regole sono viste come intralci, i diritti fondamentali delle persone come un lusso. Area cerca di promuovere, al contrario, un modello di giudice consapevole del suo ruolo nel sistema di tutela dei diritti, un giudice che ogni tanto alzi la testa dai fascicoli per comprendere la realtà socioeconomica in cui opera, un giudice che non si adegui alla soluzione più comoda ma che trovi quella che dia tutela effettiva a chi chiede giustizia.

Cosa ne pensa del caso Apostolico?

La critica alle decisioni dei giudici è importante e aiuta la giurisdizione a crescere. Ma non si possono denigrare le persone che adottano quelle decisioni, indagare sul loro passato, sui loro affetti. È sacrosanto tutelare la collega e il Csm non può sottrarsi dal farlo. Spero anzi che ci sia unanimità sul punto.

Invece come vede la riforma delle intercettazioni ormai a un passo dalla sua approvazione?

A me pare che tradisca i suoi obiettivi. Si assegna un grande potere alla polizia, che può non verbalizzare, neppure in modo sommario, le conversazioni che ritiene irrilevanti. Ma così sarà la polizia a selezionare quel che è rilevante e quel che non lo è, magari disperdendo elementi che potrebbero giovare alla difesa. In generale, poi, mi preoccupano le proposte che escludono l’utilizzo di questi strumenti investigativi per i reati contro la pubblica amministrazione. Non mi pare che il diritto alla privacy dei criminali di strada sia meno importante di quello dei colletti bianchi. Se passasse il principio, sarebbe un’altra prova che questa maggioranza è garantista solo con i potenti.

Aspettiamo anche una riforma della giustizia più complessiva, almeno a dire del ministro Nordio...

Alla giustizia, servono risorse. Servono assunzioni. Servono investimenti che portino a termine la rivoluzione digitale. Ed invece si torna a parlare di separazione delle carriere come se fosse la panacea dei mali della giustizia.

Teme che venga attaccata l’indipendenza della magistratura?

Lo dicevo prima. C’è ovunque una grande insofferenza verso gli organi di garanzia, che tutelano i diritti e le libertà di tutti. Se passasse la riforma del premierato, aumenterebbe ancora di più il peso del governo di turno in danno degli altri poteri dello Stato. A prescindere da eventuali riforme costituzionali, mi preoccupa il clima culturale. Si richiama la sovranità della legge: è scontato che i magistrati sono soggetti alla legge votata dal Parlamento, ma sono soggetti anche alla Costituzione repubblicana e sono tenuti a rispettare quel nocciolo di diritti fondamentali previsti dalle carte sovrannazionali. Si vogliono, invece, magistrati conformisti e burocrati, che non disturbino il manovratore. Così però a pagare saranno i cittadini, soprattutto quelli indifesi, che possono avere tutela solo da un giudice indipendente e non preoccupato di dispiacere il potente di turno. Sono certo che anche l’avvocatura, l’accademia, l’associazionismo democratico siano consapevoli di questo pericolo.

Siamo alla vigilia del congresso di Magistratura Democratica. Che rapporti pensa di avere con questa corrente?

Magistratura democratica è patrimonio della cultura giuridica italiana. Continua a fornire stimoli con i suoi convegni e la sua rivista. Area è nata per riunire tutti i magistrati che praticano una giustizia orientata ai principi costituzionali. Dopo qualche tempo, Magistratura Democratica ha deciso di lasciare questo percorso e, inevitabilmente, nelle competizioni elettorali interne, è diventata nostra avversaria, pur avendo il medesimo patrimonio ideale e la stessa concezione della giurisdizione.