Adnkronos, 16 marzo 2015
Non uno ma due incontri, a poche ore di distanza e in contesti assolutamente diversi tra loro. Il 21 marzo, giornata della visita pastorale di Papa Francesco a Napoli, sarà una giornata speciale per un gruppo di ragazzi del carcere minorile di Nisida.
Avranno infatti la possibilità di incontrare il Pontefice prima nel carcere di Poggioreale, dove parteciperanno al pranzo che il Papa ha voluto organizzare con i detenuti (saranno presenti anche delegazioni di carcerati provenienti da Secondigliano e dal penitenziario femminile di Pozzuoli), poi nell'appuntamento finale della giornata, quello sul lungomare partenopeo, dove Bergoglio incontrerà i giovani della città di Napoli, in quello che probabilmente rimarrà l'evento più rappresentativo della visita. Prevedibile l'emozione dei ragazzi per la possibilità di incontrare un Papa che, ricorda il cappellano del carcere don Fabio De Luca, "usa un linguaggio diretto alle persone che soffrono e ai giovani".
Non è un caso quindi che il Pontefice abbia dedicato almeno due delle diverse tappe della sua visita a quella marginalità che vuole toccare con mano, prima con l'arrivo a Scampia e poi con il pranzo del grande carcere di Poggioreale, che sarà sede dell'incontro con carcerati dei penitenziari della città, compresi quello minorile di Nisida e quello femminile di Pozzuoli. Un gesto che, dice all'Adnkronos don Fabio De Luca, "rappresenta la volontà del Papa di dire che c'è una possibilità di riscatto e di cambiamento".
"A Napoli - spiega il cappellano carcerario - c'è questa filosofia a volte fatalista, la mentalità del così deve andare, che spesso diventa una forma di deresponsabilizzazione. Spero che il Papa possa scardinare questo tipo di mentalità soprattutto nei giovani: fa soffrire che un ragazzo di 15 anni possa già pensarla così, pur avendo ancora la possibilità di decidere della propria vita e del suo futuro".
I ragazzi, svela don Fabio, ribadiranno al Papa l'invito a visitarli a Nisida, invito già lanciato sabato scorso quando due giovani carcerati hanno avuto l'occasione di incontrarlo a Roma; a Francesco hanno donato una stola realizzata nel laboratorio di sartoria del carcere, decorata da uno di loro già esperto tatuatore e ispirata alla cura del creato. Un regalo, spiega il cappellano, "molto gradito dal Papa". L'invito sarà quindi lanciato "anche se - scherza don Fabio - va bene pure che sia lui a invitare noi".
Ristretti Orizzonti, 16 marzo 2015
Vi ricordiamo che domani, a partire dalle 11.00 presso il Cesv (via Liberiana 17, Roma) si terrà la presentazione di "Oltre i tre metri quadri" XI Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione, numeri, dati, storie e informazioni su tutti gli aspetti della vita detentiva in Italia
Durante la conferenza sarà mostrato in esclusiva il video con la testimonianza dell'Avvocato Guido Cardello e del suo assistito Carlos Mohammed Gola, ex-detenuto nel carcere di Asti, che raccontano le violenze brutali di stampo islamofobico subite da quest'ultimo nel periodo di reclusione.
Sarà altresì presente la figlia del signor Iqbal Muhammad che chiede la grazia per il padre, condannato a 19 anni dalla commissione di un reato legato a traffico internazionale di stupefacenti. Verrà inoltre presentato l'aggiornamento di InsideCarceri, il webdoc inchiesta sulle prigioni italiane iniziato nel 2012 dall'agenzia giornalistica indipendente Next New Media e Antigone. La nuova versione contiene nuovi dati sulle condizioni carcerarie e nuove infografiche che consentono anche il confronto storico con i dati di due anni fa. Inoltre sono state inserite nuove foto nel reportage e sono state aggiornate tutte le schede relative agli istituti per capire come sono cambiate le condizioni di vita nei principali carceri italiani. Complessivamente il reportage conta circa 40 video e 200 foto che Next New Media e Antigone hanno deciso di lasciare liberamente utilizzabili dai mezzi di informazione (senza possibilità di alterarne i contenuti).
Ristretti Orizzonti, 16 marzo 2015
Mercoledì 18 marzo 2015 c/o la Casa Circondariale Dozza di Bologna, Alessandro Alberani, Segretario generale Cisl Area Metropolitana bolognese, e la Prof. Cinzia Benatti terranno la lezione: "La libertà di iniziativa economica. La rappresentanza sindacale. Ricostruzione delle categorie, anche in chiave storiografica."
Si tratta della diciassettesima di un ciclo di ventiquattro lezioni dedicate ai detenuti della Casa Circondariale Dozza di Bologna iscritti ai corsi dell'anno scolastico 2014-2015, nell'ambito del Progetto "Diritti, doveri, solidarietà. La Costituzione italiana in dialogo con il patrimonio culturale arabo-islamico", realizzato a seguito dell'Accordo quadro tra la Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale della Regione Emilia-Romagna e il Centro per l'istruzione degli adulti Cpia Metropolitano di Bologna.
di Celeste Costantino
Resto al Sud, 16 marzo 2015
Piena solidarietà al vicesindaco Luigi Nieri e agli altri nove imputati per cui è stata richiesta una condanna a due anni di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale in occasione di una manifestazione di solidarietà ai migranti sfruttati nelle campagne di Rosarno.
Nel 2010 ?ho chiesto anche io a Luigi Nieri, all'epoca assessore al Bilancio della Regione Lazio, di partecipare al sit-in che si svolse a Roma e fare da mediatore in un momento delicato e complicato. È incredibile che la giustizia presenti il conto a persone che manifestavano per difendere i migranti delle campagne calabresi e contestavano un Governo che operava delle scelte folli e xenofobe, agitando lo spauracchio del reato di clandestinità, contro i più deboli provenienti da altri Paesi del mondo. I migranti di Rosarno, sfruttati da caporali e 'ndrangheta, sono stati trasferiti, ghettizzati, espulsi. I loro diritti sono stati calpestati più volte. Nessuno ha mai pagato. L'attuale vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, ha semplicemente il merito di aver favorito il dialogo tra manifestanti e forze dell'ordine, rifiutando ogni forma di violenza e frapponendosi nelle situazioni di tensione tra i due gruppi. Eravamo in tanti, associazioni e movimenti, quel giorno con mani e arance insanguinate per denunciare le condizioni in cui vivevano i migranti. Per questo motivo le richieste di condanna sono ingiustificate. A meno che non vogliate condannarci tutti.
di Daniele Regno
Il Mattino, 16 marzo 2015
Della Vedova promuove un intergruppo: aderiscono 60 parlamentari dal Pd a Forza Italia.
Venti anni fa - era il 27 agosto del 1995 - simulò con Marco Pannella e Rita Bernardini la cessione gratuita di marijuana. E fu arrestato. Adesso Benedetto Della Vedova - ex radicale, ex seguace di Gianfranco Fini e ora senatore e sottosegretario agli Esteri - ci riprova.
Ma invece di replicare la strada della provocazione percorre quella più istituzionale del disegno di legge: per liberalizzare la Cannabis ha proposto un intergruppo che, prima ancora di iniziare i lavori, ha riunito sessanta parlamentari di quasi tutti gli schieramenti. Con l'obiettivo di predisporre e fare approvare una legge per rendere la cannabis legale.
L'iniziativa di Della Vedova si fa forte dell'opinione di Umberto Veronesi e Roberto Saviano e può contare su un organismo parlamentare trasversale al quale hanno aderito deputati del Pd di fede renziana (Roberto Giachetti) e non (Pippo Civati), grillini e fuoriusciti da M5S, esponenti di Sel e del gruppo misto e persino un nome di spicco di Forza Italia come l'ex ministro della Difesa Antonio Martino.
L'intergruppo avvia la sua attività sullo slancio dell'esplicito suggerimento contenuto nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia: "Davanti all'oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se sia opportuna una depenalizzazione della materia". La Dna ha invitato il Parlamento a "bilanciare i contrapposti interessi".
Se, da un lato, "bisogna riconoscere il diritto alla salute dei cittadini", dall'altro occorre tenere conto delle "ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse delle forze dell'ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite".
D'altronde, c'è un dato, fornito dalla stessa Dna, che fa riflettere: il mercato illegale oggi vende fra 1,5 e 3 milioni di chilogrammi l'anno di cannabis, "quantità che soddisfa una domanda di mercato di dimensioni gigantesche".
Un volume che consentirebbe a ciascun cittadino italiano (compresi vecchi e bambini) un consumo di circa 25-50 grammi a testa, pari a circa 100-200 dosi. "Il problema - dice Della Vedova - non è più dichiararsi favorevole o contrario alla legalizzazione, piuttosto è regolare un mercato che è già libero. Occorre disciplinare, limitare e penalizzare l'uso delle droghe leggere, sul modello di quanto si fa per alcol e tabacco. Perché la repressione, finora, ha avuto costi altissimi. E non è servita a contenere i consumi di hashish e marijuana".
Il sottosegretario agli Esteri aveva scritto una lettera a tutti i parlamentari lo scorso 8 marzo e le adesioni sono arrivate nel giro di una settimana. "Ho voluto - spiegali senatore Della Vedova - creare uno strumento non partitico, che raccolga i tantissimi che la pensano come me, per arrivare a formulare una proposta di legge trasversale, che sia un'operazione di legalità.
Lo faccio a titolo individuale, come semplice parlamentare e non come membro del governo, per creare un momento di catalizzazione e riflessione sulla materia. L'Intergruppo è lo strumento ideale per togliere tutti gli elementi "partisan" alla proposta". Secondo il sottosegretario la Dna nella sua relazione annuale "scolpisce nel marmo considerazioni lucidissime sul fallimento della strada della repressione".
di Daniela De Crescenzo
Il Mattino, 16 marzo 2015
Cannabis sì, cannabis no. Sono bastati un po' di numeri e qualche osservazione all'interno della relazione presentata dalla Dna al Parlamento per riaccendere la storica polemica tra gli opposti schieramenti dei proibizionisti e degli antiproibizionisti, anche se il procuratore nazionale Franco Roberti avverte: "Noi non chiediamo la depenalizzazione, ma poniamo un problema: di fronte agli sforzi impiegati da magistratura e forze dell'ordine constatiamo un crescente aumento del consumo e quindi ci domandiamo quale sia la via più efficace per fronteggiare la situazione",
E infatti la direzione nazionale antimafia parte dal dato sui sequestri: "Nel periodo in esame, luglio 2013 giugno 2014, si registra un significativo, ma non eccezionale, aumento dei sequestri di tutte le sostanze stupefacenti sopra indicate - è scritto nel rapporto - fatto salvo il dato sulla cannabis, che evidenziava un rilevantissimo picco di incremento di oltre il 120 per cento".
E poi l'osservazione che ha riaperto i giochi: "Davanti a questo quadro, che evidenzia l'oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro sia opportuna una depenalizzazione della materia".
In sostanza ci si chiede se sia utile una mobilitazione delle forze dell'ordine e della magistratura per combattere una battaglia che ha pochissime possibilità di essere vinta. Anche perché, risulta dai dati forniti al Parlamento questa volta dal dipartimento delle politiche antidroga, in Italia il consumo della cannabis continua a crescere nonostante sequestri ed arresti.
Ma se la relazione della Dna porta acqua al mulino degli antiproibizionisti, sono altri numeri a far accendere il dibattito tra i sostenitori della legalizzazione. La relazione del dipartimento delle politiche anti droghe sui primi sei mesi del 2014 dimostrano, infatti, che lo spinello è merce diffusa soprattutto tra i più giovani.
"Il consumo di sostanze stupefacenti tra gli studenti, rilevato annualmente dal 2003 - è scritto - evidenzia una progressiva contrazione della prevalenza di consumatori di cannabis fino al 2011, sebbene caratterizzata da una certa variabilità; nel triennio successivo 2011-2013 si osserva ima ripresa dei consumatori con prevalenze che raggiungono nel 2014i valori del 2008".
E proprio da questo dato parte Giovanni Serpelloni, fino allo scorso anno a capo del dipartimento, osservando: "Quando si fanno scelte e politiche e sociali così importanti non bisogna dimenticare i danni sanitari che si fanno ai giovani: più liberalizzi più aumenti i consumatori non solo di cannabis, ma anche di altre droghe".
Secondo l'esperto l'incremento dei consumi non sarebbe così drammatico come sostenuto dalla Dna: "Parte della cannabis è solo in transito - sostiene - e, come dimostra la relazione del dipartimento anti droghe, solo il dal 23,5% degli studenti la ha consumata negli ultimi dodici mesi facendo registrare un aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al 2013".
D'altra parte quando dici cannabis dici tutto e niente. Secondo Serpelloni il principio attivo può essere aumentato fino al 70 per cento dai commercianti di droga. Un'osservazione immediatamente rispedita al mittente dai sostenitori della depenalizzazione o anche della liberalizzazione: solo facendo emergere il fenomeno, sostengono, è possibile controllarlo. Come in una vecchia pubblicità se legalizzi sai quel che fumi.
Anche perché oggi non sempre quel che sembra hashish o marijuana lo è davvero: foglie potenziate o trattate con altre sostanze sono diffusissime, come la famosa "amnesia" che non è solo una dimenticanza né una discoteca di Ibiza, né un film, ma una droga che puzza molto e che ha effetti molto più intensi dello spinello che si ottiene con la sostanza "semplice".
Sostiene la psicologa e psicoterapeuta Grazia Zuffa da anni impegnata nel campo delle dipendenze: "L'aumento della potenza della cannabis è legata al mercato illegale. La qualità è determinate e per questo i consumatori cercano un canale sicuro. Ma per affrontare seriamente il dibattito dobbiamo rivolgere il nostro sguardo al mondo dove cominciano a esserci esempi di legalizzazione sempre più diffusi. Accade pure negli Usa che hanno introdotto il regime di proibizione e lo hanno imposto al mondo intero. In America sono i quattro gli Stati che hanno legalizzato la marijuana a uso ricreativo: Alaska, Oregon, Colorado e Washington. In altri 19 stati la cannabis è legalizzata ad uso medico. Nel 2016, ci sarà un referendum sulla legalizzazione della cannabis ad uso ricreativo anche in California".
E se si guarda al mondo si scoprono cose strane: in Olanda, ad esempio, lo spinello si può fumare nei famosi coffee shop, ma è proibito produrre cannabis. Non è chiaro, dunque, come gli imprenditori dello sballo possano procurarsela legalmente. In Spagna, invece, è stato depenalizzato il consumo e la coltivazione, ma solo per uso personale.
L'esperimento più originale e che ha fatto più discutere arriva dall'Uruguay dove nel 2013 è stata approvata una legge molto articolata. E stato creato un Istituto di regolamentazione della cannabis (Inc), che concede licenze ai privati per la coltivazione delle piante da parte di singoli (massimo sei piante a testa), associazioni di consumatori (massimo 45 soci e 99 piante) e ai produttori più importanti, che vendono attraverso una rete di farmacie autorizzate, per un massimo di 40 grammi mensili a persona. Prezzo massimo un dollaro a grammo. Ma attenzione: la vendita è proibita agli stranieri.
di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 15 marzo 2015
Un rapporto del ministero sulla Giustizia penale mette in luce come un quarto dei processi in primo grado dura oltre due anni, a cui vanno aggiunti i tempi delle procure. Esponendo lo Stato al rischio risarcimento per effetto della legge Pinto. Concentrare gli sforzi sul 25% dei processi penali. Soprattutto quelli che si svolgono con rito collegiale.
Il Velino, 15 marzo 2015
Dopo il civile arriva il penale. Mantenendo un impegno annunciato in occasione della presentazione del censimento della Giustizia civile italiana, il Dipartimento organizzazione giudiziaria del ministero guidato da Mario Barbuto pubblica sul sito del ministero Giustizia.it l'analisi relativa ai dati del penale.
di Daniel Rustici
Il Garantista, 15 marzo 2015
Lo chiamano 41-bis o carcere duro. Ti tengono lì, chiuso e isolato, finché non confessi. E il diritto? Roba vecchia. In Italia ci sono 700 detenuti al 41-bis. Sapete che vuol dire 41-bis? Carcere duro, un po' come Guantánamo.
di Errico Novi
Il Garantista, 15 marzo 2015
Al governo non resta che decidere. Deve scegliere il rappresentante italiano al Comitato per la prevenzione della tortura, organismo del Consiglio d'Europa. Si tratta di avere un po' di coraggio e rompere il silenzio sulla condizione delle carceri (non solo quelle italiane), sulla disumanità dell'ergastolo ostativo e persino, udite udite, del 41.bis.
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