Il Velino, 26 febbraio 2015
La donazione dell'Associazione Antigone alla biblioteca "Norberto Bobbio" dell'ateneo. Presentato ieri al Campus Luigi Einaudi il patrimonio librario che l'Associazione Antigone dona alla Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università di Torino, composto da circa 2.000 volumi sul tema del carcere e dell'amministrazione della giustizia penale che tracciano la storia del sistema carcerario del nostro Paese nell'epoca repubblicana (sistema che quest'anno celebra il quarantennale della riforma dell'ordinamento penitenziario).
Questa donazione - informa una nota dell'ateneo - si va tra l'altro a collegare ad un'altra iniziativa che in questi anni è stata finanziata dalla Compagnia di San Paolo: l'acquisto di libri sulle tematiche carcerarie, con particolare riguardo alla prospettiva internazionale, che da anni è stato effettuato nell'ambito del supporto al progetto del Polo Carcerario - Universitario presso la Casa Circondariale Lorusso Cutugno di Torino. In questo modo, la Biblioteca Norberto Bobbio avrà tra breve un patrimonio librario sul tema carcere che non ha riscontri di pari qualità e quantità in Italia e si colloca tra i più qualificati a livello europeo.
L'università rende noto che l'attività di catalogazione del fondo librario e di digitalizzazione dell'archivio storico dell'associazione Antigone verrà effettuata attraverso borse-lavoro di inserimento lavorativo per persone svantaggiate finanziate dall'Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo. "La donazione di un fondo librario come questo - commenta il prof. Gianmaria Ajani, rettore dell'Università di Torino - importante per quantità e per la tematica, dimostra che la scelta dell'Ateneo di creare un polo bibliotecario unificato è vincente, perché fattore di attrazione di altre realtà".
"Il nostro intento - dichiara Patrizio Gonnella, presidente Associazione Antigone - è quello di valorizzare i volumi e metterli a disposizione di una utenza che li sappia usare, creando per un ambito di studio fondamentale. Il patrimonio librario, grazie all'Associazione Antigone, sarà arricchito ogni sei mesi. Con l'Università di Torino e la Biblioteca Norberto Bobbio c'è sinergia che ha creato anche un osservatorio sulle condizioni di detenzione: uno sguardo scientifico e di monitoraggio sull'intero sistema carcerario europeo".
"Questa donazione - sottolinea il prof. Francesco Caprioli, presidente della Biblioteca Norberto Bobbio - è quantitativamente e qualitativamente rilevante. La maggioranza di questi volumi non sono presenti in altre biblioteche del territorio piemontese e si sommano a quelli già acquisiti negli ultimi anni a creare un patrimonio di grande interesse: la centralità del tema del carcere sul dibattito giuridico, ma anche sociologico, etnografico, culturale".
"L'impegno della Compagnia di San Paolo sul tema carcere è fatto di interventi su diversi fronti. - così dichiara Antonella Ricci, responsabile Area Politiche sociali della Compagnia di San Paolo. Una delle prime azioni riguarda l'Università e i libri, con il sostegno al Polo carcerario universitario, partito nel 2000; un'iniziativa di cui andiamo fieri e che continuiamo a sostenere, come sosteniamo l'Associazione Antigone dal 2008".
di Marco Caiazzo
La Repubblica, 26 febbraio 2015
Bel gesto dell'attrice con la sua Onlus intitolata al marito scomparso Pietro Taricone. Continuano a crescere i numeri dell'attività sportiva svolta nelle carceri campane, avviata nel 2012 dal Coni. Quest'anno, da registrare un ulteriore passo avanti: i detenuti del carcere di Eboli saranno impegnati nel recupero di strutture sportive esterne al carcere. E arriva anche il contributo di un privato d'eccezione, Kasia Smutniak: la moglie di Pietro Taricone ha donato gli attrezzi alla palestra del carcere di Carinola, casa di reclusione a custodia attenuata in provincia di Caserta.
Il regalo è stato voluto dall'attrice per conto della Pietro Taricone Onlus, la fondazione che ricorda l'attore casertano impegnata inoltre in un progetto per la realizzazione di una scuola in Nepal. Intanto i vertici del Coni Campania, Cosimo Sibilia e Amedeo Salerno, col dirigente del Ministero della Giustizia incaricato del progetto sport nelle carceri, Claudio Flores, tracciano un bilancio sul progetto che porta lo sport nelle carceri. "Da quando è partita questa iniziativa, che vede i nostri tecnici impegnati in modo volontario, i risultati sono stati brillanti - ha spiegato Sibilia - Il nostro obiettivo è crescere ancora".
In totale sono dieci le strutture penitenziarie coinvolte. "Non ci aspettavamo questo successo - ha aggiunto Flores - Al momento abbiamo alcune strutture, come Poggioreale, Secondigliano, Pozzuoli, Nisida, Bellizzi Irpino, Salerno ed Eboli, in cui l'attività va avanti da anni e deve essere soltanto consolidata, e altre in cui sarebbe importante riuscire ad entrare e grazie all'impegno dei nostri dirigenti e del Coni riusciremo a sviluppare il progetto in futuro. Penso ad esempio alla provincia di Caserta, e a quella di Benevento, dove a breve potremo iniziare alcune attività".
di Ilaria Urbani
La Repubblica, 26 febbraio 2015
"Ho mandato il libro a Giuseppe Tornatore, spero che ne voglia fare un film. Sto rivivendo dopo trent'anni la stessa avventura de "Il camorrista". Vengono a comprare in blocco "Una mala vita": trenta, cinquanta copie ogni volta". Non c'è giorno in cui Tullio Pironti non sia dietro al bancone della sua storica libreria in piazza Dante. L'editore osserva il suo pubblico, non ha smesso di imparare a conoscerlo.
Lo ha incuriosito il fermento intorno a "Una mala vita. La vera storia di Angelo Moccia", libro sulla vicenda umana del boss, nemico di Raffaele Cutolo, che più di vent'anni fa si volle dissociare dalla camorra, ma non scelse la strada del pentimento. "Da un mese, da quando è uscito il libro ne vendiamo in quantità, vengono persone a comprarlo anche per chi sta in carcere. Sono amici dei detenuti, mi rispondono che lo acquistano per "chi non se lo può comprare". Angelo Moccia si consegnò allo Stato nel febbraio 1992, chiese di dissociarsi senza fare i nomi dei suoi complici. Molti camorristi, seguendo il suo esempio, volevano fare lo stesso. Ma la scelta fu quella di non trattare con la criminalità organizzata. Arrivarono l'ergastolo e una mobilitazione civile attivata da don Antonio Riboldi.
"Ho deciso di mandare il libro a Tornatore perché l'interesse nato intorno a questo libro e la velocità con cui si sta vendendo mi ha fatto pensare al libro di Joe Marrazzo, che ho pubblicato nel 1984, da cui il regista trasse il suo primo film. Tra l'altro "Il camorrista" racconta la storia di Raffaele Cutolo, boss della Nco contro la quale si schierò la Nuova Famiglia di Moccia".
"Una mala vita", edito da Pironti, è scritto dall'ex magistrato Libero Mancuso e dall'avvocato Saverio Senese, prefazione di Nicola Quatrano e postfazione "critica" del fratello di Libero, Paolo Mancuso, procuratore capo di Nola che quando era all'Antimafia portò in carcere quasi tutta la famiglia Moccia. Pironti ha già in mente l'inizio del film che potrebbe nascere: "Immagino questo ragazzino con la pistola in tasca che va a vendicare la morte del padre - racconta - La storia di Moccia, sebbene molto difficile da accettare, può essere un esempio perché dalla mafia si può uscire e perché la società civile possa essere sempre più consapevole che le carceri, sovraffollate fino all'inverosimile, non possono realizzare appieno la rieduca- zione del condannato prescritta dalla Costituzione".
"Una mala vita" sta diventando un piccolo cult grazie al passaparola. "Rispetto a "Il camorrista" c'è una diversità: stavolta sono io ad essere stato contattato dagli autori - conclude Pironti. Allora fui io a chiedere un incontro con Marrazzo, gli diedi un anticipo, diventammo subito amici, avevo solo un po' di timore quando uscivamo la sera insieme con qualche delinquente. Una volta glielo dissi, e lui rispose: "Titò, e cumm' o scriv 'o libbr?".
Panorama, 26 febbraio 2015
"Guardia di finanza, apra subito." Sono le cinque del mattino del 23 febbraio 2010, l'alba di una delle tante giornate di lavoro di un professionista milanese, quando il suono del citofono interrompe bruscamente i suoi ultimi momenti di riposo.
L'incredulità, le febbrili perquisizioni, una gigantesca ordinanza di custodia cautelare, il trasferimento in caserma e poi in carcere. Inizia così la vicenda kafkiana di Mario Rossetti, raccontata in prima persona dal protagonista, ex direttore finanziario di Fastweb, coinvolto nell'inchiesta Fastweb - Telecom Italia Sparkle su una maxi frode da due miliardi di euro. Nell'Italia degli scandali infiniti la notizia conquista con clamore le prime pagine dei quotidiani, gli imputati sono additati come sicuri colpevoli, mentre Rossetti, che tre anni prima aveva visto archiviata la sua posizione per la stessa ipotesi di reato ed è ormai lontano dal mondo delle telecomunicazioni, non riesce a comprendere neppure che cosa stia succedendo.
Intanto incomincia l'odissea carceraria, tra San Vittore e Rebibbia, le asprezze del penitenziario, temperate dalla solidarietà dei compagni di cella, i "concellini". Un mondo che sconvolge ogni schema, dov'è possibile trovare umanità e conforto in una suora come in un boss con oltre trent'anni di galera. Una "terra di nessuno", con le tante assurdità che ne scandiscono le giornate, come le celle da sei adattate a nove persone, gli innumerevoli ostacoli per ottenere qualsiasi cosa, anche un colloquio, l'impossibilità di svolgere qualunque lavoro, la preoccupazione dominante di far passare il tempo interminabile, i piccoli rituali, come il caffè, la camomilla, la preparazione del ciambellone offerto ai congiunti in visita.
Quattro mesi di carcere tra Milano e Roma, gli arresti domiciliari, tre anni di processo, 147 udienze, il sequestro di ogni bene, persino dei ricordi più cari, che costringe la moglie a bussare alla porta di parenti e amici per poter andare avanti. La disavventura giudiziaria del manager prosegue intrecciandosi con quella umana e familiare, che avrà conseguenze impreviste e drammatiche. Si arriva così alla sentenza di primo grado del 17 ottobre 2013, che, riconoscendo la totale estraneità ai reati contestati, mette fine all'incubo.
Un'ingiustizia di cui nessuno risponderà e che per Rossetti non è semplicemente figlia di un terribile errore ma è la conseguenza delle tante anomalie del nostro sistema giudiziario. L'autore invoca così una radicale riforma della giustizia e un profondo ripensamento delle carceri, affinché si trasformino, da gironi infernali, in luoghi di reinserimento sociale degni di un Paese civile.
Ansa, 26 febbraio 2015
La stampa di Ankara riferisce oggi della piaga delle violenze sessuali frequenti subite dai minori detenuti in Turchia, nella prigione di Sakran, vicino a Smirne, dove gli abusi sessuali subiti dai detenuti più giovani da parte di quelli più vecchi sono pratica costante, con "stupri di gruppo" e torture sessuali, senza che l'amministrazione reagisca.
Il vicepresidente del partito di opposizione Chp, Sezgin Tantikkulu, ha presentato un'interrogazione in parlamento sul caso di quattro ragazzi curdi, arrestati per aver lanciato pietre durante una manifestazione nel Kurdistan turco, sottoposti nel carcere di Pozanti vicino a Adana ad abusi sessuali da parte di 20 persone, guardiani e detenuti più anziani.
Aki, 26 febbraio 2015
Il governo afghano ha annunciato un nuovo piano per affrontare la questione delle torture e dei maltrattamenti dei detenuti dopo la denuncia contenuta in un rapporto della Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Afghanistan (Unama). Lo ha annunciato la presidenza afghana. Nel documento redatto dalle Nazioni Unite emerge che il 35 per cento dei detenuti afghani, minorenni compresi, ha subito torture e maltrattamenti nelle carceri del Paese. Secondo Kabul, sono 27.800 i detenuti nelle prigioni dell'Afghanistan.
Ansa, 26 febbraio 2015
Le autorità cinesi hanno condannato a 2 anni e mezzo ma con la sospensione della pena il famoso scrittore ottuagenario, Huang Zerong, meglio conosciuto come Tie Liu, che ha già trascorso più di 20 anni nei campi di lavoro.
Secondo quanto riferiscono fonti di stampa, lo scrittore sarebbe stato condannato per aver condotto un business illegale anche se il vero motivo è il fatto che Liu, da sempre oppositore del regime, ha scritto un articolo molto critico nei confronti del capo dell'ufficio di propaganda e membro del politburo del partito comunista cinese. Lo scrittore è stato anche condannato a pagare una somma di 30.000 yuan (oltre 6.000 euro) e, con la pena sospesa, ora non si sa a cosa sarà destinato. Condannato ad un anno, senza che se ne conoscano i motivi, anche il suo assistente.
Il processo non si è svolto a Pechino, residenza dello scrittore-giornalista, ma a Chengdu, città sudoccidentale, e a Tie è stato assegnato un avvocato d'ufficio dal momento che non era presente il suo. Tie Liu ha negato ogni accusa. L'avvocato del famoso scrittore ha anche sottolineato come il suo assistito sia stato detenuto, da settembre scorso, per cinque mesi, senza alcun motivo. Tie fu prelevato dalla sua casa di Pechino dopo aver pubblicato alcuni articoli riguardanti in particolare Liu Yunshan, potente membro del partito e capo della propaganda. Anche sulla sua rivista, "Small Scars from the past" (Piccoli graffi dal passato) che Tie distribuiva gratuitamente (e che gli sarebbe valsa l'accusa di business illegale) erano apparsi articoli "sensibili", alcuni relativi soprattutto ai soprusi subiti da alcuni dissidenti perseguiti dal regime per la loro militanza politica e le loro campagne.
Tie è uno dei più anziani dissidenti che sia mai stato formalmente perseguito e condannato. Il suo è comunque un nome ben noto alle autorità cinesi. La sua storia inizia già negli anni 50, quando fu etichettato come uomo di destra, quindi contrario al partito e al regime, proprio da Mao Zedong e condannato a 23 anni nei campi di lavoro. Il suo nome venne "ripulito" solo negli anni 80. Le autorità cinesi sono negli ultimi anni divenute sempre meno tolleranti nei confronti di coloro che sono critici nei confronti del partito. I casi di arresto, coercizione, minacce, restrizioni della libertà, sono enormemente aumentati negli ultimi anni. Avvocati, scrittori, attivisti, operatori umanitari sono sempre di più nel mirino della censura. In molti casi non si è arrivati nemmeno al processo e si sono verificati anche casi di sparizioni.
Askanews, 26 febbraio 2015
Un detenuto egiziano di Guantánamo sarà presto liberato, su indicazione della commissione governativa Usa per la revisione della condizione dei prigionieri del carcere di massima sicurezza sull'isola di Cuba, perché obeso e malato. La commissione ha decretato che Tariq el Sawah, 57 anni, non è più una minaccia per la sicurezza degli Stati uniti e può essere trasferito in un Paese dotato di "strutture mediche appropriate". Il prigioniero egiziano è considerato "tra i detenuti più obesi" e la commissione ne ha "raccomandato il trasferimento", tenuto conto anche del suo "cambiamento di ideologia, della rinuncia alla violenza, della situazione medica e dei suoi sforzi per migliorarla". "Il detenuto non è in contatto con estremisti al di fuori di Guantánamo e la sua famiglia si è impegnata ad aiutarlo nel processo di reinserimento dopo il suo trasferimento", è stato spiegato in un comunicato.
Mujica: Ex detenuti in Uruguay trasformati in vegetali
La detenzione a Guantánamo ha "trasformato in una specie di vegetali" i sei ex prigionieri scarcerati e mandati in Uruguay nell'ambito degli sforzi del presidente Usa Barack Obama per chiudere la prigione. Lo ha detto il presidente dell'Uruguay, José Mujica, in un'intervista rilasciata quattro giorni prima che Tabare Vazquez prenda il suo posto alla guida del Paese. "Questi uomini sono distrutti", ha detto il presidente uscente. "Potrebbero stare qui per due anni e non capirebbero un accidente di niente perché, anche se si vuole insegnare loro lo spagnolo, non hanno forza interiore, la volontà di andare avanti con la vita. Sono stati trasformati in una specie di vegetali", ha detto Mujica, che ha definito Guantánamo "una disgrazia per l'umanità".
di Vladimiro Polchi
La Repubblica, 25 febbraio 2015
"Il cielo plumbeo è diventato meno grigio". Lasciata alle spalle la grande paura, il Paese si risveglia in una "terra di mezzo", stretto tra ansie quotidiane e terrore globale. La crisi economica allarma ancora il 67% degli italiani: molto più del terrorismo, infatti, è la perdita del lavoro e il futuro dei figli a non far dormire i nostri concittadini.
La Presse, 25 febbraio 2015
Il Rapporto di Amnesty International 2014-2015, pubblicato oggi, contiene un capitolo riguardante l'Italia. Al centro delle preoccupazioni di Amnesty International restano la perdurante assenza del reato di tortura nella legislazione nazionale, la discriminazione nei confronti delle comunità rom, la situazione nelle carceri e nei centri di detenzione per migranti irregolari e il mancato accertamento - nonostante i progressi compiuti su qualche caso - delle responsabilità per le morti in custodia, a seguito d'indagini lacunose e carenze nei procedimenti giudiziari.
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