www.bergamonews.it, 13 gennaio 2015
"Mio marito si è ammalato di tumore al pancreas in carcere ed è stato trascurato per oltre un mese". È l'accusa di Ave, una 61enne di Lovere, moglie di Giacomo Mazza, 66 anni, detenuto fino alla scorsa settimana in via Gleno per rapina. Dal penitenziario: "Nessuna anomalia sul caso. Qualche settimana non cambia il quadro clinico".
Il detenuto ha iniziato a sentirsi male nei primi giorni di novembre dello scorso anno, come racconta la donna: "Inizialmente avvertiva dei forti dolori allo stomaco. Pian piano è peggiorato e non è più riuscito a mangiare. I dipendenti del carcere - denuncia, invece di sottoporlo a esami specifici, lo curavano con pastiglie generiche per i dolori".
Pasticche che, purtroppo, non servivano al signor Mazza: "Passavano i giorni e mio marito stava sempre peggio, ed era sempre più deperito. A un certo punto non è più riuscito a camminare, ed è stato costretto a muoversi su una sedia a rotelle".
E i risultati delle analisi finalmente effettuate hanno dato infatti un esito amaro: "Solo quando le sue condizioni sono peggiorate il carcere ha portato Giacomo in ospedale. È stata sottoposto a una Tac, che ha svelato la presenza di un tumore al pancreas. Un male che in questo periodo è cresciuto a una velocità impressionante. Se fosse stato diagnosticato prima - ne è sicura la donna - la situazione di mio marito ora sarebbe diversa".
Dopo la richiesta di scarcerazione da parte del suo avvocato, Leonardo Peli di Brescia, Giacomo Mazza viene fatto uscire giovedì 8 gennaio: "Ora è troppo tardi. Mio marito è fin di vita. Hanno già cominciato terapia del dolore".
Interpellato per una dichiarazione sulla vicenda Antonio Porcino, direttore della casa circondariale di via Gleno, si è limitato a dire: "Il signor Gamba è uscito dal carcere la scorsa settimana. Per ulteriori informazioni rivolgetevi all'autorità sanitaria".
Il dottor Claudio Arici, responsabile organizzativo della parte sanitaria del carcere bergamasco, commenta: "Se l'accusa che ci viene mossa è quella di non aver trattato il caso del signor Mazza nel modo adeguato, posso dire che questo non corrisponde alla realtà dei fatti. Abbiamo fatto quello che c'era da fare, nel rispetto del paziente. Purtroppo, nel caso di un tumore al pancreas come questo, qualche settimana è insignificante per la prognosi".
di Massimo Cavoli
Il Messaggero, 13 gennaio 2015
In sordina e senza annunci, tra Natale e Capodanno, nel carcere di Rieti è stata aperta una sezione speciale riservata ai sex offenders, detenuti che hanno commesso reati a sfondo sessuale (violenze nei confronti di donne e minori, sfruttatori della prostituzione, pedofili) e che per questo godono di uno spazio protetto rispetto al resto della popolazione carceraria che, secondo un codice non scritto, non ha rispetto per coloro che si sono macchiati di colpe infamanti.
I primi sono arrivati a bordo di pullman, sotto scorta, provenienti da vari penitenziari italiani come Vigevano, Brescia, Frosinone, Viterbo ed altri, e sono stati sistemati nell'ala originariamente destinata a soggetti in regime di custodia attenuata, come i tossicodipendenti, il cui numero però è scemato dopo l'entrata in vigore della legge che ha reintrodotto la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, in seguito all'abrogazione per incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi che equiparava la marijuana a cocaina ed eroina. Così, è nato il progetto per ospitare nel reparto "F" i sex offenders.
Usufruiscono, inoltre, di orari di apertura delle celle ridotti rispetto ai "colleghi" comuni che, invece, si muovono in regime di sorveglianza dinamica (libertà di spostamento e possibilità di socializzare all'interno del reparto), con la chiusura delle porte alle otto di sera. Sono stati effettuati dei lavori di adeguamento all'interno del reparto e l'iniziativa è potuta decollare.
Per Rieti si tratta di una novità assoluta, perché nella vecchia Casa circondariale di Santa Scolastica, in via Terenzio Varrone, non c'erano spazi adatti e chi veniva arrestato per reati sessuali finiva spesso nei carceri più vicini, a Viterbo o a Roma.
In Italia, poi, le strutture destinate ai sex offenders sono poche e, tra queste, c'è quella di Bollate, in provincia di Milano, considerata un modello. Attualmente nel nuovo reparto sono arrivati una quarantina di soggetti ma il numero è destinato a crescere, fino a superare le cento unità. Il progetto è solo all'inizio e necessita delle opportune verifiche che saranno al centro di un incontro che i sindacati degli agenti penitenziari si apprestano ad avere con la direttrice del Nuovo Complesso, Vera Poggetti, forse già domani. Uno dei problemi, infatti, è quello di destinare alle attività del reparto personale particolarmente adatto a svolgere certi compiti di sorveglianza nei confronti di soggetti dalla caratteristiche particolari.
L'apertura della sezione F coincide con una diminuzione dei detenuti comuni grazie alla legge svuota carceri che prevede una serie di misure alternative per chi deve scontare condanne non superiori a tre anni. Così, il picco superiore a 400 detenuti raggiunto prima del varo della legge, si è sensibilmente ridotto. C'è chi ha ottenuto i domiciliari oppure la scarcerazione anticipata ma anche chi in carcere non ci finisce perché, se il reato commesso non prevede una pena non oltre il limite fissato dalla legge, può usufruire di altre misure.
www.campanianotizie.com, 13 gennaio 2015
Prosegue l'attività di sensibilizzazione dell'amministrazione comunale per invitare cittadini, enti e aziende a rispettare le regole della raccolta differenziata. Nei giorni scorsi, l'assessore all'Ambiente Donato Di Rienzo ha fatto visita alla casa circondariale, dove ha incontrato i vertici dell'amministrazione penitenziaria, con i quali si è trovato in sintonia rispetto all'esigenza improcrastinabile di attuare la normativa ambientale anche all'interno del carcere.
I rifiuti prodotti da una popolazione di oltre mille persone, infatti, incidono pesantemente sulle percentuali di raccolta differenziata nella città di Santa Maria Capua Vetere.
Stessa sensibilità, ormai da tempo, è stata manifestata dai dirigenti scolastici, sempre più attenti al rispetto dell'ambiente, anche per la loro funzione educativa nella comunità degli alunni. Nel corso del mese di gennaio, intanto, sarà potenziata - a cominciare dagli istituti scolastici e dagli uffici pubblici - la raccolta di pile esauste, neon e piccoli elettrodomestici, a seguito di una delibera adottata dalla giunta guidata dal sindaco Biagio Di Muro. Il provvedimento approva l'iniziativa del Consorzio Italia Ricicla - già affidatario del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) - che amplierà, dal mese di gennaio, la raccolta di tali materiali.
Il progetto prevede, dunque, di posizionare appositi contenitori presso i rivenditori e presso uffici o luoghi pubblici, in modo da rendere agevole il conferimento delle pile, dei neon e dei piccoli elettrodomestici (quali rasoi, mouse, stampanti, frullatori, telefoni).
Questa iniziativa segue le numerose altre messe in campo dall'amministrazione comunale, come per esempio la raccolta "porta a porta" del vetro, che viene ormai regolarmente depositato la domenica sera e ritirato il lunedì mattina dagli operatori della ditta incaricata. Confermato il calendario per le altre tipologie di rifiuti: umido (domenica, martedì e giovedì), plastica e metalli (giovedì), carta e cartone (martedì), secco indifferenziato (lunedì, mercoledì e venerdì), con l'aggiunta del vetro la domenica sera.
Si ricorda che i sacchetti per la differenziata sono distribuiti all'Ecosportello in via Galatina, allo sportello comunale nel Rione Iacp e al Rione Sant'Andrea. I rifiuti ingombranti sono ritirati a domicilio, concordando le modalità al numero verde 800.170.905. Anche i rifiuti ingombranti da apparecchiature elettriche (elettrodomestici, ecc.) sono ritirati a domicilio (numero verde 800.132.960). I materiali in buone condizioni che non vengono più utilizzati e che si vuole donare a chi ne ha più bisogno possono essere lasciati al "teatro del riuso" in via Galatina (angolo via Perlasca).
Ansa, 13 gennaio 2015
Il sindaco di Macomer, Antonio Onorato Succu, ha scritto al Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) per cercare di rivedere le posizioni sulla chiusura del carcere di Macomer, avvenuta a fine dicembre, o in alternativa a promuovere la riconversione della struttura. Ieri il sindaco è andato a visitare la struttura carceraria che da fine dicembre è abbandonata dopo il trasferimento degli ultimi 45 detenuti.
"Lo stabile è sporco e in abbandono - ha spiegato Succu - chiedo che almeno venga ripulito e messo in ordine". Nella lettera - che ha inviato anche al presidente Pigliaru, al ministro della Giustizia Andrea Orlando, ai parlamentari del Nuorese - chiede la costituzione immediata di un tavolo tecnico per parlare del futuro della struttura. "Chiediamo come prima istanza l'annullamento della decisione di dismissione in corso - afferma il sindaco.
Ma qualora questo non si potesse fare proponiamo altre possibilità di recupero della struttura carceraria, che ha tutte le caratteristiche perché si possa pensare al riutilizzo come centro per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, come centro per ospitare condannati sottoposti a misure alternative alla detenzione, o come struttura per la riabilitazione del reinserimento di tossicodipendenti". "L'importante - conclude il sindaco di Macomer - è avere una risposta che dia qualche certezza sul futuro della struttura che può essere una opportunità per la nostra cittadina".
www.radicali.it, 13 gennaio 2015
Mercoledì 7 gennaio, una delegazione di Radicali di Parma, a sostegno del Satyagraha di Natale con Marco Pannella, composta da Marco Maria Freddi, Silvio Tiseno, Agostino Agnero, Giovanni Ronda, Marina Rossi e Mara Rossi, si è recata in visita ispettiva al carcere di Parma: "Visitare un carcere non è un esperienza semplice, è una cosa che ti segna davvero.
Ma è una esperienza importante per chi fa politica, poiché poche cose come la visita di un carcere ti ricordano che se ti dimentichi degli ultimi, dei più emarginati, non hai capito nulla di cosa deve essere la politica. Raccontare il carcere nel nostro paese non è facile perché calato in quella civiltà che definiamo democrazia. Il sovraffollamento, i suicidi, il richiamo istituzionale del Presidente della Repubblica Napolitano non sono sufficienti per trovare soluzioni politiche in grado di restituire dignità alle migliaia di detenuti le cui condizioni di vita coincidono con quel "trattamento disumano e degradante" ricordato dalle sentenze europee.
Parma è un carcere problematico, per i diversi regimi detentivi a cui sono soggetti i detenuti. Accompagnati nella visita dal Direttore, Mario Antonio Galati, abbiamo visitato un settore del 41bis, un settore dei detenuti comuni e le infermerie. Il sovraffollamento è stato contenuto dalle recenti norme approvate dal Governo, al 7 gennaio 2015, i detenuti erano 530 su una capienza regolamentare di 430 detenuti. Da notare che solo 115 detenuti, sono nella media sicurezza, il rimanete dei detenuti appartengono a stati detentivi di alta sicurezza o regime di 41bis. Ciò di cui abbiamo discusso, durante il breve briefing, oltre al problema sovrappopolazione, abbiamo discusso dell'accesso ai servizi sanitari e ai tirocini lavorativi al fine di poter effettuare lavori esterni di utilità pubblica o presso l'industria privata. Abbiamo riscontrato che nonostante la complessità dei regimi detentivi, Parma ha un numero elevato di detenuti in semi-libertà o impiegati a lavori di pubblica utilità.
L'importanza della formazione è legata a doppio filo alla necessità del reinserimento nel mondo del lavoro, in carcere prima e fuori successivamente, e nonostante l'amministrazione comunale abbia in essere un protocollo per attivare tirocini formativi ed inserimenti lavorativi protetti, le necessità di rinserimento all'esterno sarebbero più ampio. Il ruolo delle cooperative è fondamentale sia dentro che fuori dal carcere e se l'industria privata difficilmente assume, le cooperative sociali offrono possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Il carcere di Parma è dotato di un centro diagnostico terapeutico e quando questo non è sufficiente a coprire le esigenze, i detenuti hanno un canale di accesso dedicato, all'ospedale di Parma, che riduce i tempi di attesa in caso di urgenza.
In attesa della reale messa in opera dello svuota-carceri con il ricorso alle pene alternative, il carcere di Parma attuerà il regolamento carcerario con il modello della sorveglianza dinamica che prevede una sorta di carcere a regime aperto che, per i detenuti a media e bassa pericolosità, potenzia gli spazi dedicati a lavoro, sport, attività ricreative e culturali, accesso al lavoro esterno e come dichiarato dal Direttore, la vigilanza dinamica punta sull'aspetto riabilitativo della pena, la vigilanza dinamica funziona e da questo nuovo modello di regime aperto, non si torna indietro.
La sorveglianza dinamica, rappresenta il sistema più efficace per assicurare l'ordine all'interno degli istituti, senza ostacolare le attività trattamentali e fonda i suoi presupposti su di un sistema che fa della conoscenza del detenuto il fulcro su cui deve piegare qualsiasi tipo di intervento trattamentale o securitario adeguato. Tanto da fare, diritti da garantire, da tutelare, in nome di ciò che crediamo essere il livello di civiltà di società a cui ambiamo. A Parma, il servizio penitenziario non è sufficiente ma adeguato, anche grazie alle qualità umane di chi dirige e lavora nel carcere".
di Anna Ansalone
www.contattolab.it, 13 gennaio 2015
Oggi 13 gennaio 2015 alle ore 10,00 presso la Casa Circondariale "Giuseppe Salvia - Poggioreale" Napoli, si terrà un dibattito sulla riforma penitenziaria degli ultimi 8 anni, dal titolo "2008-2014: analisi, proposte e criticità della Riforma della salute nel carcere".
Il convegno è stato promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, il Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria della Campania con il patrocinio de Il Mattino. Il tema del convegno ha l'obiettivo di discutere sulle problematiche dei detenuti, in particolare dei problemi della salute dei detenuti nel carcere dopo il passaggio della medicina penitenziaria dal Ministero di Giustizia alle Asl.
Il convegno sarà moderato da Antonio Mattone responsabile della Comunità di Sant'Egidio. Saranno presenti Antonio Fullone, Direttore della Casa Circondariale "Giuseppe Salvia - Poggioreale", Adriana Tocco Garante dei detenuti Regione Campania, Carminantonio Esposito Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Tommaso Contestabile Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Campania. Interverranno Roberto Di Giovanpaolo Presidente Nazionale Forum Salute dei detenuti, Liberato Guerriero Direttore della Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano, don Virgilio Balducchi Ispettore generale dei cappellani delle carceri, Ornella Favero Ristretti Orizzonti, Ernesto Esposito Direttore Generale Asl Na1, Stefania Tallei Comunità di Sant'Egidio, Franco Milani Dirigente Regione Lombardia - componente del Gruppo tecnico interregionale Sanità penitenziaria, Alessandro Barbano Direttore del Il Mattino, Francesco Cascini vicecapo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Stefano Caldoro Presidente della Regione Campania. Concluderà il ministro Andrea Orlando Ministro della Giustizia.
D'altronde il tema della salute in carcere, è un tema molto delicato, da un lato bisogna garantire il diritto alla salute, dall'altro bisogna garantire ai detenuti pari opportunità nell'accesso al bene salute tenendo conto delle differenze (in questo caso, deficit) di partenza nei livelli di salute, nonché delle particolari condizioni di vita in regime di privazione della libertà, che di per sé rappresentano un ostacolo al conseguimento degli obiettivi di salute.
La condizione carceraria richiede un approccio globale del diritto alla salute in carcere, a partire da una accurata ricognizione dei bisogni di salute (e non solo dei bisogni di servizi sanitari) della popolazione carceraria, col coinvolgimento dei detenuti stessi e delle associazioni di volontariato che operano nel carcere. In questa ricognizione, sono centrali le variabili ambientali della salute, ponendo attenzione agli aspetti del regime carcerario e della quotidianità dentro il carcere. Un convegno di riflessione e progettualità per un percorso programmatico attento al diritto alla salute del detenuto.
Corriere del Mezzogiorno, 13 gennaio 2015
L'Associazione Amici di San Vittore Onlus, in collaborazione con Confcommercio e Confesercenti Andria, Siap (Sindacato di Polizia di Stato), Sappe (Sindacato di Polizia Penitenziaria), Ara (associazione ristoratori andriesi) La Puglia in tavola, gli enti e le associazioni che vorranno contribuire, organizza sabato 17 gennaio, alle ore 20, una serata di beneficenza "Senza sbarre", presso l'ex Masseria Posta Milella ad Andria, direzione Castel del Monte (km 7,050).
I proventi serviranno per la Cittadella San Vittore, in agro di Andria, la masseria fortificata con oltre 10 ettari di terreno, entro cui si anima il progetto "Senza sbarre" di accoglienza residenziale e non per detenuti e di recupero alternativo alla carcerazione. Il progetto è stato presentato a settembre scorso con la pubblicazione di "Dono di un dono - Don Riccardo Agresti, Claudio Baglioni e miracoli", il volume-rivelazione di Stefano Del Bravo che sarà distribuito nel corso della serata.
Redattore Sociale, 13 gennaio 2015
Al via in città il ciclo di proiezioni del film di Filippo Vendemmiati sull'officina "Fare impresa in Dozza". Proiezioni al cinema da giovedì, mentre sabato il documentario sarà visto nel luogo in cui è stato girato, il carcere di Bologna.
"Sono contento che si sia organizzato questo ciclo di proiezioni che partirà giovedì', e mi fa piacere soprattutto che il film venga proiettato nel luogo in cui è stato girato: il carcere della Dozza". Filippo Vendemmiati, giornalista Rai e regista, non nasconde la sua soddisfazione per essere riuscito a portare a Bologna "Meno male è lunedì", film sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna di cui sono protagonisti alcuni detenuti della Dozza che, guidati da ex metalmeccanici in pensione, hanno partecipato al progetto lavorativo "Fid-Fare impresa in Dozza".
I carcerati hanno lavorato per conto di Gd, Ima e Marchesini, tre colossi del packaging, potendo contare su un contratto a tempo indeterminato. "Alcuni di loro, circa nove - spiegano Gian Guido Naldi di "Fid' e Claudia Clementi, direttore del carcere - dopo la fine delle riprese sono usciti e ora continuano a lavorare per queste imprese".
Il titolo del film, aggiunge il regista durante la conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa ieri in Regione, riprende "una frase detta da un detenuto, che lamentava il fatto di non poter lavorare il sabato e la domenica: per loro, infatti, il lunedì è una bella giornata perché, lavorando, ottengono uno spazio di libertà". L'assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, si dice "fiero di aver contribuito alla realizzazione del film, che rappresenta alla perfezione l'idea che si debba recuperare il valore sociale del lavoro".
Che "Meno male è lunedì" sia incentrato sul lavoro più che sulle condizioni dei reclusi lo pensa anche il regista, che racconta come "dopo la proiezione di ottobre al Festival di Roma un ex operaio Fiat mi ha detto: "Credevo che avrei visto un film sul carcere, invece ho visto un film sul lavoro. Quella, secondo me, è stata la miglior recensione possibile". Clementi pone invece l'accento sulla particolarità del progetto raccontato nel film, che "non fa parte di un percorso assistito, come spesso accade nelle carceri, ma è un percorso produttivo a tutti gli effetti, in cui i detenuti sono assunti con un vero contratto di lavoro".
Girare il documentario, che racconta una settimana di lavoro dei detenuti e degli ex operai che fanno loro da tutor, non è stata però un'impresa facile: il direttore della fotografia Stefano Massari afferma infatti che "inizialmente alcuni detenuti non volevano partecipare alle riprese, ma quando hanno capito che con questo film non volevamo dare alcun tipo di giudizio si sono ricreduti e si sono prestati volentieri". Nonostante la soddisfazione per la proiezione di sabato 18 gennaio, Vendemmiati si dice anche "un po' nervoso", perché "quando abbiamo proiettato il film nel carcere di Spoleto è nato un dibattito molto acceso tra i detenuti, uno dei quali mi ha chiesto se con questo documentario avessi voluto dire che per trovare un lavoro bisogna prima finire in prigione".
In chiusura, Naldi si sofferma invece su un altro aspetto positivo del progetto Fid, osservando che "i detenuti che vi partecipano, tra cui alcuni di quelli che appaiono nel film, ricevono ottimi giudizi professionali da parte delle aziende. Questo valorizza il progetto, perché non è facile vincere i pregiudizi nei confronti degli ex carcerati".
Il film sarà proiettato al cinema Nosadella giovedì alle 21, venerdì alle 19.30, lunedì 19 e martedì 20 alle 20, per poi arrivare a Ozzano, Porretta e Castenaso il 21 gennaio, il 5 e il 20 febbraio. A marzo invece, come spiega la produttrice esecutiva Donata Zanotti "sarà proiettato a Bruxelles su richiesta del Parlamento europeo".
Adnkronos, 13 gennaio 2015
Dopo la firma del Patto educativo per Palermo avvenuta a Palazzo delle Aquile lo scorso 5 gennaio, riprende il percorso del Festival della Città Educativa.
Si comincia oggi con il seminario "Garantire la Salute: benessere, territorio e agenzie educative" è il tema del seminario che si terrà questa mattina alle ore 10 al Centro di Giustizia Minorile. Un incontro in cui si confrontano gli esponenti di spicco della sanità e della politica locale per la salute e si guarda anche al ruolo dell'urbanistica, dell'ambiente e della formazione nel garantire benessere ai più piccoli e a tutti i cittadini. L'incontro sarà coordinato da Giovanna Perricone, docente all'Università di Palermo, e vede la partecipazione, tra gli altri, dell'assessore comunale Agnese Ciulla, dell'assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, il direttore dell'Asp di Palermo Antonino Candela. Nella seconda sessione di lavori, a partire dalle ore 15,30, intervengono: Maurizio Carta, Silvano Riggio, Anna Terminello. "In concreto, a conclusione del percorso (ultima settimana di febbraio 2015), istituzioni, enti, organizzazioni e associazioni che aderiscono al Festival si assumono un compito specifico e verificabile: realizzare un "pezzo" di quel progetto di città che si è elaborato insieme. Nel corso del 2015 si cureranno momenti di monitoraggio e verifica dell'attuazione degli impegni assunti da ciascuno", si legge in una nota.
di Antonio Armellini
Corriere della Sera, 13 gennaio 2015
Stretta fra l'imbarazzo di un capo d'accusa ancora da formulare e a dir poco fragile, e le pressioni di chi anche a Delhi vorrebbe mettere la parola fine a questa storia, la Corte Suprema indiana con un ennesimo espediente procedurale ha rinviato l'esame del caso a mercoledì.
Ha perpetuato così un'agonia sempre più insopportabile, mentre la soluzione rimane avvolta nella nebbia. Oltretutto, mercoledì il permesso accordato a Massimiliano Latorre sarà scaduto: dovrebbe essere automaticamente rinnovato in attesa della decisione sul ricorso dell'Italia, ma il giudice su questo punto è rimasto silente.
Diversamente da quanto si è sentito e letto da noi, l'opinione pubblica indiana non è per nulla mobilitata intorno alla vicenda dei marò: l'attenzione è modestissima e l'informazione è altrettanto scarsa. I pochi media che ogni tanto ne parlano, lo fanno in maniera marginale riportando qualche "velina" che lascia perlopiù indifferenti.
Stando a quanto si dice in alcuni ambienti a Delhi, il primo ministro Modi avrebbe lasciato intendere in più occasioni di volersi fare carico del problema e dipanare la matassa, prima che i rapporti con l'Italia raggiungano un livello di tensione del tutto sproporzionato alla sostanza del contendere. Le prime mosse avrebbero incontrato più difficoltà del previsto e, a questo punto, il governo indiano sarebbe a corto di idee, in attesa che anche da parte italiana vengano avanzate proposte nuove e sostenibili.
Il tutto è reso più complicato dal fatto che la Corte Suprema, che avrebbe dato in passato segnali di flessibilità, ha chiaramente irrigidito le sue posizioni. La nomina del nuovo presidente proveniente dal Kerala ha prodotto, come era stato largamente previsto, un effetto negativo per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
Il problema è che quella dei marò è una crisi asimmetrica: di scarso rilievo per gli indiani (per i quali presenta un valore strumentale modesto, utile al massimo a far suonare più forte la grancassa della dignità nazionale), sempre più imbrogliata e politicamente insidiosa per noi.
È una asimmetria che pesa fortemente sulla posizione negoziale italiana e dovrebbe spingerci a utilizzare a fondo i pochi strumenti di pressione che abbiamo: arbitrato internazionale, Nazioni Unite (fra l'altro, il segretario generale Ban Ki-moon è in questi giorni a Delhi).
L'impressione che si ha è invece che l'alternanza fra dichiarazioni pubbliche e trattative più o meno riservate si sia risolta sinora in una maggiore confusione e in immobilismo, talché la posizione italiana appare paragonabile a quella di una lepre paralizzata davanti ai riflettori dell'auto che sta per travolgerla. Ci auguriamo di essere smentiti nei prossimi giorni e di poter accogliere presto in Italia Salvatore Girone, ma le basi per l'ottimismo si fanno di giorno in giorno più sottili.
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