La Presse, 13 gennaio 2015
In totale 152 islamisti radicali sono in stato di detenzione in Francia, 22 dei quali sono raggruppati per evitare che abbiano contatti con il resto dei detenuti e facciano così proseliti. Lo riferisce il ministero francese della Giustizia.
Nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del ministero, Pierre Rancé, ha spiegato che quei 22 prigionieri sono isolati nel carcere di Fresnes, a sud di Parigi. In totale, ha aggiunto, il numero di detenuti e reclusi in Francia per "associazione a delinquere con fini terroristici" è di 283 persone.
Secondo quanto riferito oggi, il ministero proverà a lanciare questa settimana in due strutture dell'area parigina un programma pilota per migliorare il rilevamento della radicalizzazione tra i detenuti in carcere. Il portavoce ha spiegato che le autorità giudiziarie stanno lavorando da mesi per ampliare questo programma. Le autorità carcerarie francesi hanno a disposizione dal 2003 un ufficio di intelligence composto da 30 persone per rilevare ogni movimento sospetto in questo ambito e gestire gli arresti delle persone coinvolte.
Coulibaly e Kouachi furono detenuti esemplari
Quando erano detenuti, Amedy Coulibaly e Cherif Kouachi, due degli autori dei recenti attacchi terroristici, avevano dimostrato una buona condotta. Lo ha detto il portavoce del ministero della Giustizia di Parigi, Pierre Rancé, secondo cui Coulibaly (autore dell'assalto al supermercato ebraico venerdì scorso e dell'omicidio di una poliziotta il giorno precedente) dimostrò addirittura un comportamento "esemplare" in prigione.
A dicembre 2013, l'uomo era stato condannato per aver partecipato a un piano di evasione nel 2010 di un altro sospetto jihadista, Smaïn Ait Ali Belkacem, in cui era coinvolto anche Kouachi, anche se la sua posizione era stata archiviata. Coulibaly, ha spiegato il portavoce in conferenza stampa, rispettava il regolamento interno, partecipava alle attività sportive e culturali, prese parte a corsi di formazione e veniva considerato un detenuto "particolarmente motivato" che ebbe solo un piccolo incidente disciplinare, quando venne sorpreso con un telefono cellulare.
Secondo Rancé, diede segnali di "reintegrazione", scontò la pena nelle condizioni normali e maggio 2014, secondo quanto previsto, venne liberato. A metà degli anni 2000, fu detenuto in contemporanea a Cherif Kouachi per un breve periodo nel carcere di Fleury-Mérogis, a sud di Parigi. Rispetto a Coulibaly, Cherif, dimostrò un comportamento un "po' più agitato", ma non ebbe particolari problemi, né sembrava legato all'islamismo radicale.
Mentre suo fratello Said era apparso solo nei documenti della polizia, Cherif venne incarcerato per la prima volta nel 2005 e condannato nel 2008 a tre anni per aver preso parte alla cosiddetta "Rete de Buttes Chaumont", che reclutava giovani per la causa fondamentalista.
Ansa, 13 gennaio 2015
Sedici persone, fra le quali una decina di avvocati di detenuti dell'Eta, sono state arrestate oggi nei Paesi Baschi, in Navarra e Madrid, in un'operazione ribattezzata dalla guardia civile "Scacco matto", informano fonti del ministero degli interni in un comunicato.
L'operazione, cominciata all'alba di ieri, è diretta contro il così detto "fronte delle carceri" dell'organizzazione indipendentista armata, avvocati e responsabili della direzione economica, accusati di appartenenza a banda terrorista, riciclaggio di capitale e reati contro il Fisco. I legali sono accusati di controllare i detenuti dell'Eta trasmettendo le direttive dell'organizzazione all'interno delle carceri.
Fronte delle carceri: Eta frodato
Secondo fonti del ministero degli interni, i 12 avvocati di membri dell'Eta detenuti nei Paesi baschi, in Navarra e a Madrid avrebbero occultato al fisco entrate superiori ai 1,3 miliardi di euro durante il 2012 e il 2013, provenienti dall'assistenza legale a membri dell'organizzazione indipendentista armata. Gli avvocati, secondo l'accusa, sarebbero stati anche incaricati di fare visita in carcere ai detenuti dell'organizzazione armata per evitare che ci fossero dissociazioni o pentimenti percorrendo vie individuali per l'uscita dalla banda armata. E, se qualcuno non seguiva le direttive, veniva espulso e la sua foto ritirata dalle "taverne del popolo". Per l'operazione "Scacco matto", il cui bilancio complessivo è di 16 e non 17 arresti, come inizialmente informato, è stato sospeso il processo previsto oggi all'Audiencia Nacional di Madrid contro 35 persone per appartenenza a organizzazione terrorista, fra le quali i gruppi dirigenti di Batasuna, del partito comunista delle terre basche (Pctv) e dell'Azione nazionalista basca.
Ansa, 13 gennaio 2015
Sette detenuti condannati a morte per reati legati al terrorismo sono stati impiccati all'alba in quattro diverse carceri del Pakistan, nell'ambito di importanti misure di sicurezza. Lo riferisce DawnNews Tv. I centri di detenzione dove sono avvenute le esecuzioni, riprese dopo la revoca del premier della moratoria imposta nel 2008, sono quelle di Karachi, Sukkur, Faisalabad e Rawalpindi.
La Presse, 13 gennaio 2015
In risposta al doppio attentato kamikaze di sabato a Tripoli, nel nord del Libano, la polizia libanese ha fatto irruzione oggi in un'ala del carcere di Roumieh, il più grande del Paese, perché è emerso che alcuni dei detenuti hanno collegamenti con l'attacco.
A seguito di questa operazione il Fronte Nusra, gruppo legato ad al-Qaeda che sabato aveva rivendicato l'attentato, ha minacciato su Twitter azioni contro i membri delle forze di sicurezza libanesi che tiene prigionieri. "In conseguenza del deterioramento della sicurezza in Libano, sentirete sorprese a proposito del destino dei prigionieri con noi", afferma il gruppo.
Militanti legati allo Stato islamico (ex Isil o Isis) e al Fronte Nusra detengono una ventina di membri delle forze di sicurezza libanesi che sono stati sequestrati lo scorso agosto in un assalto compiuto nella città di Arsal. Quattro dei soldati in mano al Fronte Nusra sono stati uccisi in detenzione nonostante i negoziati in corso con le autorità libanesi per il loro rilascio. Il ministro dell'Interno del Libano, Nohad Machnouk, si è recato stamattina nel carcere di Roumieh, e ha spiegato a Reuters che l'operazione è scattata dopo che l'intelligence ha appurato il collegamento di alcuni detenuti con l'attentato.
"Abbiamo accertato il loro coinvolgimento negli attacchi bomba tramite il monitoraggio delle comunicazioni", ha spiegato, precisando che i detenuti comunicavano con le organizzazioni militanti usando cellulari e Skype, e aggiungendo che i sospettati saranno trasferiti in una sezione separata del carcere. La prigione di Roumieh, a est di Beirut, originariamente costruita per ospitare circa 1.500 detenuti ne ospita oggi circa 3.700, alcuni dei quali sono membri del Fronte Nusra.
Aki, 13 gennaio 2015
Le proteste antigovernative del 2009 sono una ferita ancora aperta in Iran. Lo dimostra la bagarre che si è scatenata in Parlamento dopo che il deputato riformista Ali Motahari ha definito "incostituzionali" gli arresti domiciliari a cui sono sottoposti dal febbraio 2011 i due leader dell'Onda Verde, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi. La frase di Motahari ha provocato la reazione di alcuni deputati ultraconservatori che hanno interrotto il parlamentare riformista gridando "morte ai sedizionisti", ovvero auspicando la condanna a morte di Mousavi e Karroubi, come ha riferito il sito di al-Arabiya. A quel punto il vice presidente del Parlamento, Mohammad Hassan Aboutorabi-Fard, che stava dirigendo i lavori in Aula, è stato costretto ad aggiornare la sessione, che è ripresa dopo circa 30 minuti.
di Alessandra Baldini
Ansa, 13 gennaio 2015
Con un passo definito "una pietra miliare" dall'amministrazione Obama, tutti e 53 i prigionieri politici che Cuba aveva promesso di liberare come parte di un accordo di normalizzazione dei rapporti con Washington sono stati rimessi in libertà.
L'annuncio di alti funzionari al seguito del segretario di Stato John Kerry in Pakistan ha coinciso con il primo commento ufficiale di Papa Francesco sul disgelo del 17 dicembre tra Stati Uniti e l'isola di Fidel Castro. Le fonti Usa non hanno diffuso i nomi dei prigionieri che la Casa Bianca renderà noti ai membri del Congresso.
L'annuncio americano è stato accolto con scetticismo dai dissidenti cubani nell'isola: Berta Soler, leader del gruppo Damas de Blanco, ha parlato della liberazione di soltanto 41 oppositori: "Dove sono finiti gli altri 12?". Nel corso del fine settimana il governo cubano aveva informato l'amministrazione Obama che gli ultimi prigionieri nella lista erano stati messi in libertà vigilata. La sezione di interesse americana all'Avana, che tratta gli affari consolari e altri contatti con Washington, aveva confermato. Gli Stati Uniti continueranno a far pressione su Cuba per la liberazione di altri prigionieri politici ancora in carcere: "Ci sono altri individui detenuti per aver affermato i loro diritti universali il cui caso abbiamo sollevato in passato", ha detto una fonte al seguito di Kerry auspicando che "si proceda anche per loro in futuro". Il governo cubano ha sempre negato di incarcerare gli oppositori e usualmente definisce i dissidenti come mercenari pagati dagli Usa. Parlando al corpo diplomatico in Vaticano, il Papa ha definito la decisione di Stati Uniti e Cuba di "rompere il reciproco silenzio durato mezzo secolo" come "un esempio di come il dialogo può costruire ponti".
Il prossimo esempio tangibile di questo dialogo sarà la prossima settimana, quando Roberta Jacobson, assistente segretario di Stato per l'America Latina, guiderà all'Avana la delegazione Usa di più alto livello in decenni per colloqui sulla migrazione e la normalizzazione dei rapporti. L'annuncio è stato salutato come "rincuorante" per le famiglie degli ex prigionieri dall'ambasciatrice all'Onu Samantha Power che però ha sottolineato come "il più ampio problema dei diritti umani a Cuba" non è ancora risolto.
L'amministrazione sperava che il rilascio degli ex detenuti potesse essere completato nel corso della settimana, prima dei colloqui della Jacobson nell'isola. Adesso, mentre repubblicani vicini agli esuli come il senatore della Florida Marc Rubio denunciano un accordo "in cui Cuba ha avuto più di quanto abbia dato", si aspettano gli ordini esecutivi della Casa Bianca per la normalizzazione dei commerci e dei viaggi: secondo il Washington Post i Dipartimenti del Tesoro e del Commercio potrebbero pubblicare già in settimana i primi regolamenti.
Agi, 13 gennaio 2015
"Un esempio di come il dialogo possa davvero edificare e costruire ponti" secondo Papa Francesco "viene dalla recente decisione degli Stati Uniti d'America e di Cuba di porre fine ad un silenzio reciproco durato oltre mezzo secolo e di riavvicinarsi per il bene dei rispettivi cittadini". "Accolgo con soddisfazione - ha detto nel discorso al corpo diplomatico - la volontà degli Stati Uniti di chiudere definitivamente il carcere di Guantanámo, ringraziando "di cuore" quei paesi che con "generosa disponibilità" si sono resi disponibili ad accogliere i detenuti. In merito, Bergoglio ha voluto esprimere il suo "apprezzamento ed incoraggiamento per quei Paesi che si stanno attivamente impegnando per favorire lo sviluppo umano, la stabilità politica e la convivenza civile tra i loro cittadini".
Nova, 13 gennaio 2015
Un tribunale di Azbakia, in Egitto, ha assolto oggi 26 persone accusate di omosessualità. Lo riferisce l'emittente televisiva di stato, secondo la quale 22 degli imputati erano accusati di aver fondato una rete omosessuale in un centro benessere gestito da quattro uomini a piazza Ramses, nel centro del Cairo. Anche se l'omosessualità non è riconosciuta ufficialmente come reato, in Egitto viene considerata "socialmente e religiosamente non tollerabile".
Gli uomini erano stati arrestati lo scorso 8 dicembre mentre erano intenti a organizzare un "gay party" all'interno del centro benessere. Nel mese di novembre, altre 8 persone sono state condannate a 3 anni di carcere per essere apparsi in un video pubblicato su Youtube nel quale veniva ripresa una festa di matrimonio tra due uomini.
Il Mattino di Padova, 12 gennaio 2015
Finire in carcere all'età in cui, conclusa l'adolescenza, si dovrebbe cominciare a godere del piacere della libertà è una delle cose più tristi che possa accadere. Non sappiamo molto di quel ragazzo di 19 anni che si è tolto la vita nel carcere di Venezia, ma gli dedichiamo un pensiero e due testimonianze di ragazzi altrettanto giovani, che, proprio per dare un senso alla loro carcerazione, hanno chiesto di far parte della nostra redazione e di affrontare con noi il progetto di confronto con le scuole, che fa entrare in carcere ogni settimana centinaia di studenti.
di Carmelo Musumeci
Ristretti Orizzonti, 12 gennaio 2015
"Gelida desolata vuota vita piatta / Eternamente uguale / Che fare? / Morire o fare il pazzo/ E levarsi in volo per essere liberi?". (Diario di un ergastolano, www.carmelomusumeci.com).
Non so perché, ma penso che le brutte notizie in carcere fanno più male che fuori. L'altro giorno commentando il suicidio di un giovane detenuto di appena diciannove anni ho pensato che il carcere non è poi cosi bestiale e cinico come appare, perché esegue solo il suo compito per cui gli uomini l'hanno creato.
- Francesco Viviano, autore di "Io, killer mancato", incontra la redazione di Ristretti Orizzonti
- Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia: urge nomina Garante nazionale dei detenuti
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