Adnkronos, 9 gennaio 2015
"Ho sottoscritto convintamente, assieme ad alcuni colleghi, un'interrogazione al ministro della Giustizia Orlando presentata dall'on. Anna Rossomando, nella quale chiediamo al Guardasigilli di dare continuità ai progetti di recupero e rieducazione dei detenuti attraverso l'attività lavorativa in carcere". Lo annuncia in una nota il deputato veneto del Partito Democratico, membro della commissione Giustizia, Alessandro Zan.
Adnkronos, 9 gennaio 2015
"La terribile strage di Parigi conferma i reali pericoli per la sicurezza nazionale che anche il nostro Paese corre per le minacce del fondamentalismo integralista e il terrorismo internazionale. E per assicurare e garantire la sicurezza nazionale, anche nelle sue articolazioni periferiche, non si possono ridurre mezzi e risorse alle Forze di Polizia e dell'Ordine".
Ansa, 9 gennaio 2015
"Rinnovare alle cooperative sociali tuttora operanti nelle carceri l'appalto per la gestione delle cucine: ben dieci anni di risultati positivi di questa esperienza (i dati rilevati fin qui evidenziano un calo della recidiva dal 70% al 2%) rischierebbero di essere persi, insieme alla possibilità di estendere l'iniziativa su tutto il territorio nazionale, perché la sperimentazione scadrà il 15 gennaio 2015, termine prorogato al 31 gennaio del medesimo anno".
di Michael G. Jacob (Giallista inglese residente a Spoleto)
Il Garantista, 9 gennaio 2015
Ho scritto lettere al presidente della Repubblica, a diversi giornali incluso Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e Il Foglio. Ho segnalato il caso su Facebook, Twitter e a Prima Pagina, Rai 3. Volevo che si parlasse di un caso di accanimento giudiziario. Finora, nessuno mi ha risposto.
di Tiziana Maiolo
Il Garantista, 9 gennaio 2015
Lui continua a dirsi innocente. Ma se la Procura è convinta di avere prove inconfutabili perché usa questi metodi barbari? Alla fine lo dice anche lui: "Dal 16 giugno, il giorno del mio arresto, le hanno provate tutte per farmi confessare. Speravano che prima o poi sarei crollato... ho ricevuto pressioni fortissime, hanno cercato di convincermi in ogni modo a confessare, hanno provato a allettarmi con il conto degli anni".
di Fausto Cerulli
Il Garantista, 9 gennaio 2015
Mi rendo conto di andare controcorrente, rispetto al linciaggio mediatico cui è stata sottoposta Veronica, la madre di Loris. Parto dalla carcerazione preventiva, oltre tutto in una sezione riservata per non essere maltratta dalle altre carcerate, anche esse partecipi di una condanna senza processo. La carcerazione preventiva, come anticipo di una pena che potrebbe non essere inflitta da un processo è già un segno di barbarie della nostra ingiusta giustizia, misura ignota ai sistemi giudiziari più avanzati.
di Riccardo Chiari
Il Manifesto, 9 gennaio 2015
Violenza di Stato. Udienza preliminare aperta e subito rinviata al 3 febbraio, per esaminare nuovi documenti di accusa e difesa nell'ipotesi di morte da "excited delirium syndrome". La famiglia attacca: "C'è voglia di non fare giustizia". E un testimone oculare ricorda: "Lo hanno preso a calci, anche in faccia, e schiacciato con il loro peso sul selciato".
Riccardo Magherini morì la notte tra il 2 e 3 marzo scorsi in Borgo San Frediano, dove si aggirava in stato confusionale, nel corso del suo arresto da parte di quattro carabinieri, ora accusati di omicidio colposo. Uno dei militari è accusato anche di percosse: in alcuni video lo si vede colpire Magherini con alcuni calci mentre il quarantenne fiorentino, già ammanettato, era stato trascinato a terra. Subito prima di essere schiacciato dai militari dell'Arma, con il loro peso, sul selciato gelido. Per lunghi, interminabili minuti. Fino a quando tre volontari della Croce rossa, accorsi sul posto con l'ambulanza e anch'essi indagati, cercarono di soccorrere quell'uomo steso a terra a torso nudo. Già morto per arresto cardiaco, come riscontrato anche dall'autopsia.
Nel giorno dell'udienza preliminare, quasi subito rinviata al 3 febbraio prossimo dal gup Fabio Frangini, è da Andrea Magherini che è arrivata la dichiarazione più rasserenante, nel tragico contesto di un processo per un omicidio che poteva e doveva essere evitato: "L'importante era partire - ha osservato il fratello della vittima - e la cosa più bella di oggi è stato vedere questo seguito, questo amore per Riccardo". In quel momento, davanti all'aula d'udienza, c'erano una cinquantina fra amici e familiari della vittima. Fra loro Ilaria Cucchi: "L'affetto che circonda la famiglia Magherini darà loro la forza di andare avanti, perché lo Stato li lascia soli".
Il rinvio deciso dal Gup è stato motivato dall'acquisizione agli atti del processo di nuovi documenti medico-legali, sia da parte del pm Luigi Bocciolini sia da quello del legale dei carabinieri, l'avvocato Francesco Maresca. Fra i temi in discussione, su imput della difesa, c'è anche l'ipotesi che Magherini sia morto per una "excited delirium syndrome". Una patologia connessa, ha sottolineato Maresca, dall'assunzione di cocaina da parte della vittima, riscontrata dagli esami tossicologici. Anche il pm Bocciolini ha depositato un documento: la memoria di un agente di polizia statunitense che avrebbe eseguito alcuni arresti di persone con la "excited delirium syndrome".
Su questo ipotetico aspetto della tragedia, lo scetticismo della famiglia Magherini ("c'è voglia di non fare giustizia - dichiara il padre Guido - la procura ha lavorato solo sugli aspetti tossicologici") trova conferma nelle parole di un testimone diretto. "Io in Borgo San Frediano c'ero - ricorda Matteo Torsetti - stavo andando da alcuni amici in un locale della strada. All'altezza del cinema Eolo c'erano dei carabinieri che cercavano di fermare una persona. Quando sono arrivato era in piedi, qualche minuto dopo in ginocchio. L'hanno ammanettata, e progressivamente spinta al suolo. Poi ho contato almeno cinque calci, alla testa, al busto, alla pancia, e un paio al volto. Quando ho visto i calci, ho urlato: 'no, i calci no'".
L'avvocato Massimiliano Manzo, che difende i tre volontari della Croce rossa - anche per loro c'era un presidio dei colleghi - anticipa la sua difesa. Semplice: "Quando sono intervenuti i volontari, Magherini era già morto. I carabinieri lo pressavano da dieci minuti. I miei assistiti hanno rispettato il protocollo, cercando di rianimarlo. Ci sottrarremo alla guerra medico-legale fra tossicologi, porteremo un nostro consulente anestesista". Mentre Fabio Anselmo, legale della famiglia Magherini, tira le somme: "Ci dovrebbe essere lo Stato a fare questa battaglia, invece ci sentiamo soli. E siamo certi che se Riccardo non avesse incontrato i quattro carabinieri, oggi non saremmo qui".
Adnkronos, 9 gennaio 2015
Pubblicato l'avviso per la concessione dei contributi in favore delle associazioni e cooperative per azioni finalizzate a sostenere la presa in carico delle persone soggette a provvedimenti penali (detenuti, ex detenuti e soggetti a misure alternative) attraverso l'attuazione di percorsi riabilitativi e di interventi alternativi alla detenzione.
Le associazioni e le cooperative sociali o loro consorzi dovranno essere regolarmente iscritte al registro generale del volontariato o all'albo regionale delle cooperative sociali, istituiti presso la Regione, avere sede operativa in Sardegna e operare nell'ambito dell'accoglienza e dell'inclusione sociale e socio lavorativa di persone sottoposte a misure restrittive e in favore di minori entrati nel circuito penale con prescrizioni a carico.
In particolare, questi i destinatari delle azioni: soggetti adulti che si trovano in esecuzione penale interna con possibilità di ammissione al lavoro all'esterno o alle misure alternative alla detenzione, in esecuzione penale esterna o sottoposti a misura di sicurezza non detentiva e soggetti che hanno concluso l'esperienza di esecuzione penale sia detentiva che non o una misura di sicurezza non detentiva, da non più di cinque anni; minori sottoposti a provvedimenti penali e a misure di sicurezza non detentiva nonché i fuoriusciti dal circuito penale da non più di due anni.
I progetti dovranno essere presentati entro il 13 febbraio 2015, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o agenzia di recapito autorizzata al seguente indirizzo: Assessorato regionale dell'Igiene e sanità e dell'assistenza sociale Direzione generale delle politiche sociali Servizio programmazione ed integrazione sociale Via Roma - 253, 09123 Cagliari. La domanda e la relativa documentazione, firmate digitalmente, potranno pervenire alternativamente tramite posta elettronica certificata all'indirizzo:
di Giovanni Parlato
Il Tirreno, 9 gennaio 2015
Lavori in corso alla sezione femminile e al centro clinico. Il direttore: "Entro il mese saliranno a 250". All'interno del carcere Don Bosco i detenuti sono circa 200. "Ma entro la fine del mese dovremmo tornare ai nostri 250", afferma il direttore Fabio Prestopino. Il numero sotto la soglia dei 200 si spiega col fatto che sono chiusi sia la sezione femminile che il Centro clinico dove sono in corso dei lavori di ristrutturazione.
"Il reparto femminile è chiuso da novembre, mentre il Centro clinico da dicembre. In ambedue erano necessari i lavori di rifacimento dell'impianto idrico. Poi, si sono sommati ulteriori lavori che, comunque, dovrebbero terminare entro gennaio", afferma il direttore Prestopino. Ma l'impianto idrico non era - certamente - l'unico problema da risolvere all'interno della casa circondariale che, tempo fa, avevamo visitato.
Il problema delle crepe nei muri che avevamo visto, è stato risolto? "Le crepe ci sono tuttora - risponde il direttore del Don Bosco - vengono monitorate costantemente". Quelle crepe sono il segno del tempo, segni di una struttura progettata tra il 1928 ed il 1933 e costruita tra il 1934 ed il 1935 e che iniziò a funzionare nel 1944. Allora, ogni porta, ogni accesso veniva aperto e chiuso a chiave da un agente penitenziario. Un agente ad ogni passaggio. E la situazione è così tuttora. "In effetti, manca un'automatizzazione dei cancelli, è assurdo che ancora si aprano manualmente", afferma il direttore.
Il carcere, che si trova a due passi dal centro storico, avrebbe bisogno di diversi interventi sia per alleviare la vita dei detenuti che rendere il lavoro degli agenti penitenziari meno stressante. "Non sappiamo quali saranno le risorse per il 2015" dice un po' sconsolato il direttore sapendo che la situazione economica del ministero non permette grandi spese. A Pisa, come altrove.
Tuttavia, all'interno della casa circondariale ci sono spazi che sono importanti punti di riferimento come il polo universitario che ospita sia studenti-detenuti universitari che studenti della scuola media superiore. Le attività universitarie vengono realizzate in collaborazione con l'Università di Pisa, la quale, se pur in forme ridotte, sostiene anche gli studi dei detenuti universitari presenti negli Istituti di Massa e di Volterra.
"Attualmente - spiega il direttore - sono cinque i detenuti del Don Bosco iscritti all'università di Pisa". Detenuti-studenti che vengono seguiti da personale specifico dell'ateneo così come da tutor e volontari. Vicino al polo universitario, si trova anche la biblioteca gestita sempre da detenuti.
Un altro punto importante di riferimento tornerà ad essere il Centro clinico una volta che sarà terminata la ristrutturazione dell'impianto idrico. All'interno del Centro clinico (il quale è stato un punto di riferimento per altri carceri dell'Italia e tornerà ad esserlo), si trova una sala operatoria dove vengono eseguiti interventi chirurgici non complicati. L'assistenza sanitaria è garantita da medici dell'Asl.
Adnkronos, 9 gennaio 2015
È stato notificato ai 4 poliziotti indagati l'avviso di conclusioni delle indagini avviate a seguito del suicidio della cittadina ucraina Alina Diachuck, avvenuto il 16 aprile del 2012, mentre si trovava nel Commissariato di Villa Opicina, una frazione di Trieste, in attesa di espulsione, dopo essere stata scarcerata 2 giorni prima dal carcere cittadino. La Procura della Repubblica di Trieste contesta agli indagati le modalità e la tempistica del trattenimento degli stranieri da sottoporre a espulsione in quanto irregolari sul territorio nazionale.
La donna si era suicidata impiccandosi con il cordino di una felpa alla maniglia della porta della stanza dove era rinchiusa. Al dirigente dell'Ufficio immigrazione che operava allora, viene contestato il reato di sequestro di persona aggravato.
Gli altri indagati erano addetti alla vigilanza. La Procura contesta inoltre a dirigente e vice dirigente dell'Ufficio immigrazione, e ad altri 4 poliziotti appartenenti allo stesso Ufficio, numerosissimi capi di imputazione relativi al sequestro di persona aggravato, singolarmente o in concorso, per aver trattenuto altri stranieri "privati della libertà personale per un significativo intervallo di tempo".
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